Caos Afghanistan


Nino Sergi, segretario generale Intersos


La crescente presenza militare anche in attività di cooperazione civile sta ‘inquinando’ lo spazio umanitario, da sempre basato su principi di imparzialità, neutralità, indipendenza. Il dossier di Intersos e Link2007


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Caos Afghanistan

Le commissioni Esteri e Difesa del Senato hanno approvato in sede deliberante (e quindi in via definitiva dopo l'ok della Camera), all'unanimita', la proroga di 4 mesi, fino al 31 ottobre 2009, della partecipazione italiana alle missioni internazionali.
Il provvedimento che rifinanzia le 35 missioni militari italiane (tra cui quella in Afghanistan) e' stato approvato all'unanimita' e prevede, tra l'altro, 509.996.466 milioni di euro di finanziamento, una proroga di quattro mesi per le missioni italiane, l'impiego di 8.942 uomini (6.977 soldati dell'esercito; 615 carabinieri, 588 della marina militare, 551 dell'aeronautica, 133 della guardia di finanza e 78 della polizia di Stato). Oltre alle missioni militari, il testo disciplina le attivita' di cooperazione allo sviluppo nonche' quelle destinate al sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

A fronte dell'acuirsi degli attacchi ai soldati italiani e delle conseguenti polemiche suscitate nell'esecuivo, la rete Link 2007 torna a confrontare i trend relativi ai finanziamenti delle missioni militari e degli aiuti allo sviluppo. L’analisi dei dati conferma alcune valutazioni che le ong di Link 2007, e in particolare Intersos, hanno più volte espresso.

1. Il nostro Paese, a fronte di un impegno sostanzialmente stabile in materia di missioni militari, ha avviato un processo di pesanti tagli nei confronti degli aiuti e della cooperazione allo sviluppo, già molto al di sotto degli impegni contratti a livello europeo e internazionale.

2. Negli ultimi anni si ravvisa un consistente spazio dato alla ‘cooperazione’ gestita direttamente dai contingenti militari all’estero, che per sua natura ha un carattere primariamente strumentale e funzionale alla strategia militare, piuttosto che umanitario o mirata allo sviluppo locale. Ciò avviene in particolare nei contesti più a rischio, quali l’Afghanistan oggi e l’Iraq negli anni passati. Questo processo di crescente militarizzazione della presenza e dell’azione del nostro Paese all'estero, a discapito della cooperazione civile, contrasta fortemente in Afghanistan con le valutazioni dei maggiori analisti internazionali che segnalano la necessità di un rapido riequilibrio degli interventi, fornendo innanzitutto le risposte ai bisogni della popolazione e il sostegno ai programmi di ricostruzione infrastrutturale e di sviluppo, senza i quali nessun intervento di stabilizzazione può avere successo.
3. La crescente e disorganica presenza militare anche in attività umanitarie e di cooperazione civile sta ‘inquinando’ lo spazio umanitario, quello da sempre basato sui principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, non discriminazione che, per essere riconosciuto come tale dalla popolazione e quindi rispettato e tutelato, deve rimanere chiaramente riconoscibile, senza contaminazioni e strumentalizzazioni di alcun tipo.
4. Solo un maggiore e genuino impegno per gli aiuti e la cooperazione allo sviluppo, al fine di provvedere ai bisogni primari della gente e alla ricostruzione del tessuto sociale e infrastrutturale, può dare un contributo efficace al superamento dei problemi, alla stabilizzazione e alla pace nelle operazioni di peacekeeping inserite in contesti di diffusa povertà e di degrado sociale e economico. Anche a vantaggio del prestigio internazionale del nostro Paese.

 

Pur nella ferma convinzione che soltanto un’azione politica, esercitata con intelligenza, pazienza e perseveranza, capace di ascoltare e capire ‘le ragioni dell’altro’, possa affrontare i problemi e trovare le giuste soluzioni, Intersos e le altre ong di Link 2007 non si sono mai pronunciate contro la partecipazione militare italiana a missioni internazionali legittimate dalla Nazioni Unite e dal consenso delle parti coinvolte. Abbiamo contestato invece l’avventura militare in Iraq. Contestiamo le modalità e le ipocrisie delle operazioni militari in Afghanistan, in continua oscillazione tra natura multilaterale e unilaterale, tra legalità internazionale e illegalità, tra obiettivi dichiarati e obiettivi occulti o forse non del tutto chiari e comunque differenti da un contingente militare all’altro; contestiamo le crescenti ambiguità e le confusioni tra l’azione civile e quella militare e i tentativi di quest’ultima di sostituirsi subdolamente e strumentalmente alla prima.
Ci ribelliamo infine alla drastica diminuzione degli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo, la ricostruzione e gli aiuti umanitari. A nostro avviso, tale riduzione rappresenta per l’Italia e la sua presenza e immagine nel mondo una scelta politica insensata, un vero insulto all’intelligenza.

Nino Sergi, segretario generale Intersos

Fonte: www.ong.agimondo.it

                                 

 

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