Vedere l’ingiustizia serve: il Gambia ce lo ricorda
Il Gambia è tra i primi Paesi di provenienza delle persone che arrivano in Italia alla ricerca di un asilo politico, “governato” per 23 anni dallo stesso dittatore Yahya Jammeh.
Il Gambia è tra i primi Paesi di provenienza delle persone che arrivano in Italia alla ricerca di un asilo politico, “governato” per 23 anni dallo stesso dittatore Yahya Jammeh.
quali domande porre a una politica da troppo tempo così afasica sui temi posti dalla Marcia? Che non sono solo il binomio pace/guerra, ma anche le disuguaglianze e la cura della terra. A ogni terremoto le immagini mostrano persone che ripetono: sembra di essere in guerra.
Il video di Giulio Regeni è un colpo al cuore ed è la sintesi di come si gestisce la cosa pubblica.
Occorrerebbe una politica attenta di cui si vedono deboli tracce. Perché c‘è sempre dell’altro cui riservare le priorità.
Si dice che chi più sa più soffre. E come si fa a non soffrire quando migliaia di bambini continuano a essere reclutati da bambini e forze armate?
Dalla città di Cuzco, dove la cultura Inca venne soggiogata dagli Spagnoli, vedere il mondo porta inesorabilmente ad una diversa misura della storia. E, nella impossibilità di scrivere un commento organico, vorrei fare alcune osservazioni sparse.
Non è la prima volta che Adriano Sofri invoca l’attacco di terra, se le bombe si mostrano inefficaci. Lo fece ai tempi dell’ex Jugoslavia e lo fa adesso parlando di Mosul.
Chissà se quell’augurio del Papa, vivere il Natale come fu il primo, ci porterà qualcosa di nuovo.
Ogni giorno quarantaduemila persone si mettono in cammino nel mondo per fuggire dalla morte e dalla disperazione. Oggi, in tanti e diversi, ci aggiungeremo a loro, camminando da Perugia ad Assisi.
Le incoerenze tra popolo e istituzioni, diplomazia e sentire comune sul tema della pace.
C’è un anello stradale a Torino che ricorda moltissimo il sacro Gra di Gianfranco Rosi. È un luogo di pellegrinaggi, due file ininterrotte di persone che si sfiorano quotidianamente senza incontrarsi.
E’ trascorso poco meno di mezzo secolo da quando ho incontrato per la prima volta Dario Fo. In una delle tante case del popolo che, allora, facevano la cultura di un paese.