Birmania: la protesta non si ferma
Alessandra Tarquini - Vis
I Monaci scendono di nuovo in piazza per una marcia pacifica. Nessuno scontro nella prima manifestazione dopo le violenze di fine settembre. Human Rights Watch denuncia l’uso di bambini soldato da parte nell’esercito in un vero e proprio commercio di minori.
La protesta non si ferma e oggi a Pakokku, città del centro della ex Birmania, 73 bonzi sono scesi in piazza recitando le loro preghiere e dando vita ad un corteo pacifico contro la violenza repressione miliare iniziata da fine settembre. La notizia viene confermata da alcuni religiosi locali al sito Mizzima News.
Il corteo si è mosso dal monastero Sasana Wihmula alle 8.30 del mattino (ora locale) verso la pagoda Shwegu, senza che avvenisse nessun incidente. Con oltre 80 monasteri, Pakokku è un importante centro per la formazione dei religiosi buddisti. È stata anche la prima città dove i militari, il 6 settembre, hanno sparato sulla folla per disperdere le proteste contro la giunta.
Nonostante le critiche internazionali i generali continuano ad incarcerare oppositori e manifestanti.
Nel frattempo l’Organizzazione Human Rights Watch denuncia il reclutamento da parte del regime di Myanmar di bambini di 10 anni nelle file dell’esercito, dopo averli sottratti con forza alle famiglie di appartenenza.
In passato il regime aveva promesso di trovare una soluzione al problema dei bambini soldato, ma Human Rights Watch ribadisce la gravità delle situazione nella quale, per far fronte a tassi elevati di diserzione e una pesante crisi del volontariato, anche dovuta alla violenza usata contro i monaci, la giunta autorizza i reclutatori a comperare e vendere bambini per sostituire gli effettivi dell'esercito. Le autorità non solo tollerano l'arruolamento di bambini, ma promettono ricompense in denaro ai reclutatori ed agli intermediari civili. Minacciati e picchiati, i bambini vengono raccolti nelle stazioni ferroviarie o di autobus, nelle strade, nelle piazze, e i loro documenti falsificati perché risultino maggiorenni.
La situazione resta grave, mentre nell’ex Birmania si attende entro la prima metà di novembre l’arrivo dell'inviato speciale dell'Onu per i diritti umani, Paolo Sergio Pinheiro.