Benedetto e l’islam, i parchi di Gerusalemme, le pillole di Gaza
Paola Caridi - invisiblearabs.com
In attesa che arrivi il Papa a Gerusalemme, ci sono le riflessioni sulla tappa giordana del suo viaggio e sui tentativi di ricucire col mondo musulmano. E a Gerusalemme, intanto, ci si scontra sulle sale stampa…
In attesa che arrivi il Papa a Gerusalemme, ci sono le riflessioni sulla tappa giordana del suo viaggio e sui tentativi di ricucire col mondo musulmano. E a Gerusalemme, intanto, ci si scontra sulle sale stampa: quella ufficiale nel municipio israeliano e quella palestinese, a Gerusalemme est. Mentre un rapporto di Ir Amin parla di un piano israeliano di costruire parchi per impedire la divisione di Gerusalemme, capitale per due popoli, secondo la soluzione dei due stati. A Gaza, invece, si prendono gli antidolorifici per dimenticare i traumi.
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Paola Caridi
Articolo sul Christian Science Monitor, con un po' di voci e commenti sul significato della visita di Benedetto XVI ad Amman per i rapporti tra cristiani e musulmani. Tra le voci anche quella di John L. Esposito.
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La denuncia è di quelle molto pesanti: fare fatti sul terreno, attraverso la costruzione di parchi. Tradotto: l'associazione israeliana Ir Amin, specializzata su Gerusalemme – dice Haaretz in una anticipazione – ha scoperto un piano segreto israeliano secondo il quale la Città Vecchia sarebbe in futuro circondata da parchi pubblici (archeologici o meno) che renderebbero impossibile una divisione di Gerusalemme tra israeliani e palestinesi in un processo di pace. Un parco pubblico è quello previsto dalla municipalità a Silwan, sotto la cosiddetta Città di David, e che ha dato luogo agli 88 ordini di demolizione partiti nei mesi scorsi ai danni di residenti palestinesi di Silwan. Facts on the ground, insomma: un'accusa che i palestinesi lanciano da tempo, e che nelle ultime settimane è diventata quotidiana, soprattutto riguardo al destino di Silwan. E la notizia del piano viene resa pubblica proprio all'arrivo di Benedetto XVI a Gerusalemme, quando l'occhio delle telecamere è tutto sulla città.
Lo scontro è anche su questioni che possono sembrare di contorno, come l'apertura di una sala stampa internazionale presso il municipio (israeliano) di Gerusalemme. Decisione contestata da uno dei più stretti consiglieri di Abu Mazen, Rafik al Husseini, che due giorni fa ha annunciato l'apertura di una sala stampa palestinese a Gerusalemme, nella parte di Gerusalemme occupata da Israele dal 1967. Le autorità israeliane, stamattina, hanno fatto chiudere all'Ambassador Hotel la sala conferenze che sarebbe stata usata come sala stampa. La battaglia sull'informazione, ovviamente, non è di poco conto.
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A proposito di "multietnico"
Commentare i richiami alla purezza della razza nel Belpaese, in questo momento, mi dà un po' nausea. Meglio citare il (preoccupante) rapporto Gallup sull'integrazione in Stati Uniti, Canada ed Europa. Anche in questo caso, sembra che l'Europa continui ad avere gli stessi vizi che, nei primi decenni del Novecento, la resero uno dei posti peggiori del mondo. (thanks, John)