Beirut in fiamme, un giorno di guerra civile
Fabio Scuto
Il governo vuole zittire i telefoni di Hezbollah: è battaglia. Il network telefonico segreto è stato scoperto nei mesi scorsi. Bloccato anche l’aeroporto.
GERUSALEMME – I kalashnikov hanno smesso di sparare a pomeriggio inoltrato, fumi neri si alzavano dai quartieri del centro, la zona sud della città isolata, il continuo via- vai di ambulanze e sirene, l’aeroporto chiuso per motivi di sicurezza. Ieri a Beirut sono tornati i fantasmi della guerra civile. Lo sciopero generale decretato dalla Cgtl, il principale sindacato libanese, contro il modesto incremento del salario minimo deciso dal governo di Fuad Sinora – portato a 300 dollari contro i 600 richiesti – si è trasformato in una battaglia nei quartieri meridionali della città abilmente diretta dagli Hezbollah. I suoi attivisti hanno bloccato con copertoni e cassonetti dati alle fiamme le principali arterie stradali della capitale, compresa quella per l’aeroporto. In serata ha annunciato che la “disobbedienza civile” continuerà finché il governo non revocherà le decisioni adottate contro Hezbollah. Capofila dell’opposizione e alleato con i cristiani di Michel Aoun, il Partito di Dio libanese vuole chiudere i conti con il governo del sunnita Siniora, sostenuto dagli americani. Lo scontro, dopo 17 mesi di tensione scanditi da attentati e assassinii, è esploso. Sparatorie sono scoppiate nella zona ovest della città. Una sede del maggiore partito sunnitadella maggioranza guidato da Saad Hariri è stata assaltata a colpi di mitra e granate nel quartiere Ras al Nabah. Scontri armati tra gli uomini del movimento sciita Amal e del Partito progressista socialista del leader druso e membro della maggioranza Walid Jumblatt a Musaitbeh, quartiere sempre nella zona ovest. Si tratta dei peggiori incidenti dai tempi della guerra civile che ha insanguinato il Libano tra il 1975 e il 1990. Con questa crisi sarà difficile per il Parlamento eleggere il nuovo capo dello Stato il prossimo 13 maggio, la seduta verrà rinviata e sarà la diciottesima volta. Il Libano non ha un presidente dal novembre scorso. Unica milizia a non aver deposto le armi dopo i quindici anni di guerra civile, Hezbollah ha creato uno Stato nello Stato. La guerra con Israele nell’estate del 2006 ha dimostrato le sue capacità militari e gli arsenali di cui dispone. Al punto da dotarsi anche di una rete telefonica di tipo militare, che è stata fornita dai “fratelli” di Teheran. Il governo libanese l’altra notte ha definito il network degli integralisti sciiti “illegale” e da smantellare e ha accusato Hezbollah di spiare, “con l’aiuto dell’Iran”, le attività dell’aeroporto di Beirut. Il vice segretario generale di Hezbollah, lo sheikh Naim Qassem, ha avvertito che il network “è parte integrante” dell’apparato di sicurezza del movimento e che il suo smantellamento “è una linea rossa che nessuno deve permettersi di varcare”. Per Hezbollah è “una linea rossa” anche la rimozione del generale Wafiqh Shuqeir, vicino al movimento sciita, da responsabile della sicurezza dell’aeroporto di Beirut. Il governo lo ha cacciato dopo la scoperta di un apparato di video- sorveglianza installato nei pressi dello scalo aereo.
Fonte: la Repubblica
8 maggio 2008