Battaglia a Bala Morghab


Emanuele Giordana - Lettera22


Gli italiani coinvolti in 72 ore di scontri. Né vittime né feriti. Teatro della battaglia il noto distretto di Bala Morghab, al confine con il Turkmenistan.


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Battaglia a Bala Morghab

Il silenzio è stato rotto definitivamente solo il 2 gennaio ma la battaglia a Bala Morghab è durata almeno tre giorni e ha coinvolto il contingente italiano di stanza ad Herat per almeno 72 ore quasi ininterrotte di scontri con la guerriglia. I bollettini militari che provengono da Herat spiegano che i soldati italiani inquadrati nella missione Isaf/Nato sono stati ripetutamente attaccati con colpi d'arma da fuoco e con lancio di razzi da una sessantina di insorti. La battaglia non ha visto però nessun ferito tra gli italiani, né – sostengono ancora i militari di Herat, dove ha sede il Comando regionale Ovest a guida italiana, – risultano vittime civili. La minaccia sarebbe invece stata “neutralizzata”.
Teatro della battaglia il noto distretto di Bala Morghab, al confine con il Turkmenistan, dove 120 uomini della Brigata Sassari presidiano – insieme a soldati americani ed afgani – la Fob 'Columbus', una base operativa avanzata in un'area ad “alta densità” guerrigliera. È lì infatti che martedì scorso un militare dell'esercito afgano – forse un malato di mente, forse un infiltrato dell'insorgenza – ha aperto il fuoco contro i suoi commilitoni e le forze della missione Isaf uccidendo un marine americano e ferendo in modo non grave due soldati italiani.
La battaglia di Bala Morghab, a quanto è dato sapere, sarebbe cominciata domenica 27 dicembre, quando – con il beneplacito del consiglio degli anziani del villaggio – è stata lanciata una vasta operazione Nato a sostegno dell'esercito afgano per occupare alcune posizioni strategiche cadute in mano ai talebani. La reazione degli insorti non si sarebbe fatta attendere e la guerriglia avrebbe attaccato su più fronti con armi automatiche e Rpg. La situazione però non è ancora stabilizzata perché i talebani starebbero ancora combattendo anche se più debolmente.
A Bala Morghab – 170 chilometri da Herat, provincia di Badghis, la parte più settentrionale della regione occidentale a comando italiano – l'esercito afgano e le forze della Nato sono da mesi impegnati a fronteggiare lq guerriglia per riacquistare il controllo del territorio. Gli scontri a fuoco e le imboscate sono frequenti e la base Columbus è spesso sotto assedio. Se qualcuno avesse dubbi sulla trasformazione dell'Afghanistan in territorio da “stabilizzare” (com'era in origine il mandato di Isaf) in aperto teatro di conflitto, certo da queste parti non avrebbe molti dubbi. Qui si trovano, dopo il ciclico ricambio dei contingenti, i soldati della brigata Sassari che presidiano la base dopo aver sostituito i paracadutisti del 183/o reggimento Nembo di Livorno, che in soli due mesi, tra maggio e giugno, hanno dovuto assistere venti feriti.
Al comando italiano di Herat spiegano che l'obiettivo è quello di garantire il controllo della valle, punto strategico sia perché di frontiera, sia perché da qui passa una tratto della Ring Road, l'anello stradale che attraversa tutto l'Afghanistan collegando tra loro le principali città.

articolo di Emanuele Giordana 

Fonte: Lettera22

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