Basta divisioni. Una manifestazione nazionale dell’Italia civile


Giorgio Santelli, Articolo 21


L’Italia sta uscendo dalle democrazie liberali europee. Il Parlamento viene umiliato, il diritto negato, l’informazione negata, i giudici attaccati insieme ad altri poteri dello Stato. E oggi si aggiunge anche il Ddl della sicurezza che avvelenerà i pozzi della vita civile.


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Basta divisioni. Una manifestazione nazionale dell'Italia civile

Bisogna stare attenti all'uso delle parole, dire che l'Italia è sull'orlo di un regime nazionalsocialista è pericoloso perchè si allontana l'attenzione dai veri pericoli. L'Italia sta uscendo dalle democrazie liberali europee. Il Parlamento viene umiliato, il diritto negato, l'informazione negata, i giudici attaccati insieme ad altri poteri dello Stato. E oggi il Ddl della sicurezza che avvelenerà i pozzi della vita civile, tradendo i  valori profondi della comunità italiana e persino quelle radici cristiane più volte strumentalmente invocate dalla destra al momento del bottino elettorale. Per questo Beppe Giulietti e Articolo 21 lanciano l'idea di una grande manifestazione nazionale unitaria dell'Italia Civile.

Condivide anche lei che l'Italia è sull'orlo di un regime nazionalsocialista?

Trovo pericolosissimo l'uso delle parole in libertà, specie in un paese che si è ormai abituato a rompere qualsiasi nesso tra le cose e le parole. In questo un maestro è stato proprio Berlusconi. Ci ha abituato ad un linguaggio immaginifico che tuttavia non ci consente di comprendere la gravità delle questioni, anzi rischia di deviare l'attenzione. Se l'Italia è sulle orme del nazifascismo, ci dovrebbe essere una risposta di una durezza senza precedenti. Contro il nazismo è lecita anche la lotta armata. Ma francamente… Bisogna stare molto attenti all'uso del linguaggio, a quello dei simboli. Il nazifascismo è tutt'altra cosa. Sono sei milioni di ebrei uccisi.

E allora in Italia cosa sta accadendo?
Quello che sta accadendo in Italia, e per questo è sbagliato l'uso di alcune parole improprie, è assolutamente grave. L'Italia sta fuoriuscendo dalle democrazie liberali come le abbiamo conosciute. Le democrazie liberali si fondano in primo luogo sulla divisione dei poteri,. Il rispetto della centralità del Parlamento in Italia è ormai avvilito, ridotto a luogo di ratifica. Questo governo mina l'autonomia dei giudici, odiati da questo governo; lo stato di diritto viene demolito giorno dopo giorno; il pluralismo dell'informazione viene negato. Non c'è bisogno del ricorso alle categorie del nazifascismo per comprendere che c'è un allarme democratico che però dovrebbe vedere l'unità di tutte le forse politiche e sociali, non solo del centrosinistra ma anche di chi, nel centrodestra, ha orrore per queste deriva

Può fare qualche esempio diretto?

Il governo procede per decreti nonostante abbia una maggioranza solidissima; ha raggiunto un accordo sui contratti escludendo la forza sindacale più importante; ha annunciato un provvedimento sulle intercettazioni che si pone proprio l'obiettivo di ridurre l'autonomia dei giudici e il diritto dei cittadini ad essere informati. Questo governo ha annunciato che vuole fare un decreto sul caso Englaro per manomettere una sentenza di un Tribunale. Sono molti gli esempi che ci indicano che si sta uscendo dallo schema della democrazia liberale e c'è una sostanziale alterazione dei valori costituzionali senza alcuna modifica costituzionale.

Anche lei pensa che il Presidente della Repubblica Napolitano stia dormendo?

Nonostante le molte critiche che arrivano da ogni parte, penso che Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale, Csm siano strumenti di garanzia della nostra costituzione e della nostra vita collettiva. E penso che in queste ore sul caso Englaro il Presidente della Repubblica sia proprio il bersaglio di una parte della destra che punta in modo visibile a mettere in difficoltà il presidente, a ridurre i suoi margini di autonomia. Ritengo per questo sbagliato che si possa tirare la corda dall'altra parte. Ho la sensazione che una volta travolti gli ultimi arbitri non si apriranno destini luminosi, ma si aprirà un periodo ancora più duro e più triste. La politica non può far finta di non saperlo.

La cosa più rischiosa in questa fase?

Se dovessi individuare in queste ore oltre al caso Englaro quale sia il punto più insidioso, grave e velenoso e forse sottovalutato anche noi da Articolo 21, penso al Ddl sulla sicurezza approvato al Senato. Quel testo recepisce e fa proprie istanze xenofobe, razziste di esclusione sociale. Quel testo avvelenerà i pozzi della vita civile. E' in aperta contraddizione non solo con la Carta Costituzionale ma con i valori profondi della comunità italiana e persino con quelle radici cristiane più volte strumentalmente invocate dalla destra al momento del bottino elettorale. Quel testo è un oltraggio non alla sinistra e agli immigrati ma a tutte quelle associazioni, quelle parrocchie quel mondo del volontariato che del tema dell'accoglienza e dell'inclusione sociale (basterebbe pensare ai ripetuti interventi della Cei, del Cardinal Martini e del Cardinal Tettamanzi), hanno fatto un modo di essere. Quel testo arriva sino al punto di introdurre il principio della delazione, come ben denunciato da medici senza frontiere, per i medici e gli infermieri che rappresenta una violazione gravissima del segreto professionale. E soprattutto indica una cultura dell'intolleranza. E' un oltraggio alla tradizione cristiana e culturale di questo paese. Non a caso un uomo pacato come il presidente dell'Antimafia Pisanu, nei giorni scorsi in un'intervista al Corriere della Sera ha ammonito tutti a non tradurre in norme e leggi comportamenti da osterie padane.

Di fronte a queste decisioni che cosa si può fare? Quali proteste e quali mobilitazioni è possibile mettere in moto?

So che da mesi e mesi c'è un coordinamento contro il razzismo che sta operando con serietà che raccoglie Arci, Acli, Comunità di Sant'Egidio, Tavola della pace, reti e associazioni laiche e cristiani di credenti e non credenti, sindacati, che ha promosso una meritoria campagna di sensibilizzazione. Questa rete di associazioni non può essere lasciata sola. Credo che sia maturo il momento perché tutte le forze politiche, e non solo quelle del centro sinistra, e le forze associative si mettano insieme per contrastare questi fenomeni, per indire centinaia di manifestazioni e per arrivare anche ad una grande manifestazione nazionale unitaria. Un momento che faccia sentire che c'è un'Italia non di sinistra, ma civile, un'Italia dell'accoglienza, della solidarietà, della Costituzione che dica basta a questo clima. Ci sono momenti dove si deve dimostrare di saper mettere da parte la richiesta del consenso per il proprio gruppo, le divisioni e le risse – penso al tema della legge elettorale – e almeno su questo tema bisogna arrivare ad una iniziativa forte e comune senza simboli di parte e di partito, senza tentativi di portare un pugno di consensi in più alla propria organizzazione, ma tentando di contrastare qualcosa che è pericolosa per l'Italia e per le generazioni future.

Fonte: Articolo21

6 febbraio 2009

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