“Basta bombe. In Libia tocca all’Onu”
Luciano Scalettari
Il coordinatore della Tavola della Pace, Flavio Lotti, lancia un appello perché si fermi la guerra in Libia. Ma anche la repressione in Siria, Yemen e Barhein.
«Nessuno sa quante siano realmente le vittime innocenti della guerra civile che da oltre cinque mesi ha sconvolto la Libia», continua Lotti. «Quello che sappiamo è che a pagare è sempre la povera gente. Nessuno sa quando e come questa guerra finirà. Quello che sappiamo è che cento giorni di bombardamenti della Nato non sono bastati a fermare la violenza. Al contrario. Il popolo che si diceva di voler proteggere si ritrova oggi doppiamente prigioniero di Gheddafi e della guerra contro Gheddafi. Ancora una volta appare chiaro che i diritti umani non si difendono con le bombe».
La Tavola della pace esprime una forte preoccupazione per il crescere di vittime civili e per le sofferenze inferte alla popolazione. Ma non solo: l’organizzazione pacifista è in allarme per il rischio di uno stallo sanguinoso. Perciò – continua l’appello – chiediamo «a tutti i responsabili della politica internazionale di fermare i bombardamenti sulla Libia, di negoziare l’immediato cessate il fuoco e l’invio di una vera e propria missione di pace dell’Onu sotto la guida diretta del Segretario Generale, in grado di proteggere realmente i civili. La politica deve strappare alle armi il controllo della situazione e ricostruire pazientemente le condizioni per una soluzione politica che metta fine a questo inutile bagno di sangue e restituisca dignità e diritti a tutti».
La Tavola della Pace chiede anche un forte impegno internazionale per fermare la brutale repressione in corso da oltre tre mesi in Siria, Yemen e Bahrein. «La situazione è spaventosa», prosegue Flavio Lotti. «Come possiamo parlare di diritti umani e restare ancora a guardare? Troppo tempo è passato nel silenzio e nell’inazione. Non possiamo permettere che il desiderio di libertà, dignità e giustizia che sta animando milioni di persone nel mondo arabo possa essere represso nel sangue».
«Sostenere e favorire i difficili processi di transizione pacifica dalla dittatura alla democrazia deve rappresentare oggi la priorità della politica estera dell’Italia e dell’Europa. Anche per questo l’Italia deve smettere di spendere per la guerra e deve investire sulla difesa e la promozione dei diritti umani, sulla promozione della democrazia e dello sviluppo umano, sulla costruzione di un’economia di giustizia che trasformi il Mediterraneo in una vera e prospera comunità di pace. Dalla Libia all’Afghanistan, dal Medio Oriente all’Africa, dall’Europa all’Onu, l’Italia è chiamata a ripensare e ridefinire radicalmente le sue relazioni e il suo ruolo internazionale».
Fonte: www.famigliacristiana.it
7 Luglio 2011