Caos americano
La confusione regna sovrana negli Stati Uniti. Insieme alla paura e alla preoccupazione, non c’è altro argomento di conversazione in queste ore. Una situazione incredibile a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump.
La confusione regna sovrana negli Stati Uniti. Insieme alla paura e alla preoccupazione, non c’è altro argomento di conversazione in queste ore. Una situazione incredibile a pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump.
“America First”, Trump nel discorso di insediamento, ha ribadito molti slogan dei suoi comizi elettorali e quell’“America prima di tutto” è suonato a molti sinistro, anche fuori dai confini degli Stati Uniti.
Credo sia il momento giusto per unire le forze e promuovere un impegno comune tra giornalisti, società civile organizzata e mondo della ricerca per dare un contributo alla crescita culturale del nostro paese.
Senza donne non c’è crescita ne’ sviluppo. Le donne tornano in piazza per ribadirlo e far sentire la loro voce e per ricordare che il governo è cambiato ma il paese è ancora lo stesso con gli stessi problemi spesso piu pesanti, tutti sulle spalle delle donne.
In questi dieci anni sono stati spesi milioni di dollari nel tentativo di ricostruire l’ Afghanistan come stato e per cercare di fare del Pakistan un alleato affidabile. Sono falliti entrambi. A Kabul la corruzione dilaga a tutti i livelli, mentre il dialogo con i talebani langue sulle ceneri dell’attentato contro Burhanuddin Rabbani.
E’ difficile scrivere qualcosa di non banale in occasione di un anniversario così importante per tutto il mondo come i dieci anni dall’attacco alle Torri Gemelle di New York…
Non si può restare indifferenti di fronte alla tragica sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani,la donna iraniana accusata di adulterio e condannata a morte per lapidazione a Tabriz. Firma l’appello anche tu!
Nella giornata sulla libertà di stampa nel mondo proclamata dall’Onu è importante fermarsi a riflettere su come un diritto dato per acquisito, in molte parti del pianeta sia in realtà inesistente o in pericolo.
L’Italia piange i sei parà morti e si prepara a celebrare i funerali di stato domani, mentre è ormai chiaro che il dibattito politico sta virando rapidamente verso una dignitosa exit strategy dall’inferno afgano.