Go, Obama, go…but not too far
Share Vai Obama, ma non andar troppo lontano, quando ti occuperai di nuovo di Medio Oriente, in questo secondo mandato. Si potrebbe sintetizzare così quello che pensano molti arabi della rielezione di Barack Obama.
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Nel giorno del giusto, meritatissimo omaggio a un cardinale così amato, Carlo Maria Martini, vorrei ricordarlo come il cardinale della città. Delle città. Amava Milano e amava Gerusalemme, dov’era stato per anni. Amava le città perché ne amava le persone.
E sono costi pesanti, per un paese che già sente il disagio e la protesta sociale, soprattutto in questa estate in cui la protesta ha avuto i suoi tragici episodi di auto-immolazione.
A quasi quarant’anni di distanza, l’aviazione egiziana compare nei cieli del Sinai. Su quell’attacco al posto di confine nel nord del Sinai, peraltro, c’è ancora molto da chiarire.
Dopo Hillary Clinton, dopo Mitt Romney, è toccato a Leon Panetta. La questione, intrecciata, è quella della corsa alla presidenza americana e dell’opzione militare sul nucleare iraniano.
Arafat ucciso, questa è la conclusione. Una conclusione a cui, francamente, molto pochi tra i giornalisti presenti a Gerusalemme credevano.
Questa è la lunga premessa, per dire che non si può, da un giorno all’altro, dire che la rivoluzione è fallita. Si può dire che Piazza Tahrir ha perso, come dicono già molti dei rappresentanti dei gruppi emersi dalla Thawra. Ma è un’altra cosa.
Ancora ignota la mano che ha appiccato il fuoco all’appartamento in cui vivevano dieci eritrei. Alcuni intossicati, tutti salvati dai vigili del fuoco. Per nulla ignoto, invece, è il brodo di coltura che ha armato il piromane.
Un accordo dell’ultim’ora, tra lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna di Israele e i rappresentanti dei detenuti palestinesi, mediato dall’Egitto, ha messo fine al più imponente sciopero della fame collettivo nelle carceri israeliane.
Un digiuno deve essere lungo, tragico per diventare una notizia. È sempre stato così, in fondo. E così è anche nel caso dello sciopero della fame condotto dai detenuti palestinesi che si trovano, a migliaia, nelle carceri israeliane.
1550 uomini. Questo è il numero approssimativo dei detenuti palestinesi in sciopero della fame. 1550, forse di più. Perché alcune fonti parlano di duemila, altre di 2500.
Succede, per esempio, che migliaia di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane siano in sciopero della fame da settimane. Succede anche molto al Cairo, con gli scontri ad Abbasseya, di fronte al ministero della difesa, e i manifestanti uccisi.