Australia al voto, testa a testa tra Abbott e Gillard
Junko Terao
Gillard è diventata la prima donna della storia a capo del governo di Canberra. Un’idea che all’elettorato femminile è piaciuta. Un po’ meno, dicono i sondaggi, ai maschi sopra i 65…
I sondaggi dell’ultim’ora davano l’attuale premier laburista in carica, Julia Gillard, in vantaggio di due punti rispetto al rivale Tony Abbott, leader della coalizione conservatrice. Ma l’ago della bilancia, nell’ultima settimana della campagna elettorale australiana, si è spostato di poco, da 50-50 a 52-48, e forse nemmeno quei due punti di differenza riusciranno a scongiurare quello che alcuni analisti prevedono: il governo di coalizione. Sarebbe la prima volta per l’Australia, un po’ come è successo in Gran Bretagna alle ultime elezioni: mai si era arrivati a un testa a testa così serrato. Nè i laburisti nè i conservatori hanno grandi punti di forza su cui fare affidamento, lo si è visto durante la campagna elettorale, priva di guizzi e orfana di idee forti. Se Julia Gillard, fissando il voto con così largo anticipo (le elezioni erano attese entro dicembre, ma nessuno immaginava una tale rapidità), sperava di cavalcare l’onda della rimonta laburista nei sondaggi e avere la strada in discesa, ha scoperto di aver fatto male i conti e ora rischia di vedere molti suoi elettori passare coi Verdi. Nominata solo un mese fa dal suo partito al posto di Kevin Rudd, che era stato sfiduciato perché diventato troppo impopolare dopo i fallimenti sul fronte delle politiche verdi e dei rapporti con le grandi imprese minerarie (vedi qui accanto), Gillard è diventata la prima donna della storia a capo del governo di Canberra. Un’idea che all’elettorato femminile è piaciuta. Un po’ meno, dicono i sondaggi, ai maschi sopra i 65, che davanti a una donna non sposata ma convivente e senza figli hanno storto il naso. Anche se mai in maniera esplicita – a parte quando Abbott ha fatto la sua apparizione in pubblico con moglie e figlia rilasciando dichiarazioni su quanto lui possa capire i problemi delle famiglie moderne -, la questione di genere si è imposta nella breve campagna elettorale. Tanti gli slogan per denigrarsi a vicenda, poca la sostanza che i due candidati hanno messo sul tavolo. Su una questione in particolare il liberale Abbott ha insistito, quella dei richiedenti asilo, sperando così di replicare il successo del suo predecessore, John Howard, che nel 2001 aveva vinto proprio grazie alla politica dei respingimenti. “Tre barche all’anno” è l’ultimo slogan usato da Abbott alla vigilia del voto. Tradotto significa che, se vinceranno i conservatori, non più di tre barche all’anno cariche di rifugiati tamil srilankesi o afghani raggiungeranno le coste settentrionali dell’Australia. È il risultato raggiunto dai precedenti governi conservatori tra il 2002 e il 2007 e lui intende non essere da meno. Pur essendo un problema più sulla carta che reale, quello dei boat people richiedenti asilo è un tema su cui la maggior parte degli australiani si dice sensibile. Anche a causa dell’enfasi con cui tanto i liberali quanto i laburisti lo strumentalizzano. È vero che nell’ultimo anno c’è stato un aumento sensibile del numero di barche respinte dalle motovedette australiane – la situazione dei tamil in Sri Lanka dopo la fine della guerra civile un anno fa in effetti non è delle migliori, e nemmeno gli afghani se la passano tanto bene – ma quanto a numero di rifugiati arrivati, sono stati 4.000 invece dei 3.000 del 2009. Dunque non l’invasione che molti, influenzati dalla percezione falsata dalla propaganda, s’immaginano. Considerando poi che la quota di rifugiati che il paese, secondo il proprio programma di asilo, può accogliere ogni anno è 13.750 persone, non si capisce dove stia l’emergenza. Certo, a quelli che arrivano in barca bisogna aggiungere i rifugiati che prendono l’aereo, ma si è comunque al di sotto della soglia limite. Invece Gillard promette di proseguire la sorta di Pacific solution soft e buonista di Rudd. La soluzione pacifica era un piano elaborato da Howard che consisteva nel dirottamento dei boat people su isole del Pacifico, come Nauru o la Papua Nuova Guinea, che in cambio di denaro e altri accordi vantaggiosi con Canberra prendevano in consegna i rifugiati e li detenevano in centri costruiti ad hoc per mesi o anni, finché la richiesta di asilo non veniva esaminata e l’asilo – nel 99% dei casi – concesso. L’arrivo del laburista Rudd al governo nel 2007 ha segnato il passaggio dalla soluzione pacifica a una cosa molto simile, con la differenza che il centro di detenzione si trovava sulla Christmas island, territorio nazionale. Adesso Abbott promette di riportare a regime la Pacific solution, mentre l’alternativa proposta da Julia Gillard è semplicemente congelata. L’idea della candidata laburista è dirottare le barche su Timor Est. Peccato però che, mentre il premier Josè Ramos Horta si era detto d’accordo, il parlamento di Timor Est a luglio abbia votato contro. Nell’ultima settimana, denunciano gli attivisti della Refugee action coalition, nel centro di detenzione di Christmas island in tre hanno tentato il suicidio dopo un anno in attesa di una risposta in cui ormai non speravano più.
Fonte: Lettera22, il Manifesto
21 agosto 2010