Assad si riprende Aleppo, è strage di civili


Giordano Stabile


L’Onu denuncia: decine di civili trucidati da truppe governative, 82 civili freddati in quattro diverse zone della città nella “totale mancanza di umanità”. Migliaia di civili bloccati in attesa di lasciare la città riconquistata.


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Forse è davvero finita. Con la mediazione della Turchia una tregua è stata raggiunta ieri in tarda serata fra i comandi delle forze armate siriane e russe e i ribelli asserragliati nell’ultimo fazzoletto di terra in loro possesso ad Aleppo. Già nella notte gruppi di civili, sotto la pioggia battente e fredda, hanno potuto lasciare gli edifici senza luce, riscaldamento, acqua e neppure più collegamenti telefonici a parte quelli satellitari, dove hanno resistito durante l’ultima grande offensiva, cominciata il 21 novembre, che ha portato alla fine di quella che era Aleppo Est.

Se gli accordi reggono, già da questa mattina all’alba oltre agli abitanti assediati anche i combattenti saranno fatti uscire condotti verso Idlib, vicino al confine turco. La svolta è arrivata dopo 24 ore terribili, dopo che lunedì sera le difese dei combattenti sono crollate metà dell’ultima sacca è stata occupata dai militari e milizie filo-governative. Durante tutta la giornata di ieri si sono moltiplicati racconti di vendette, esecuzioni sommarie. L’Onu, con il Segretario generale Ban Ki-moon, ha espresso la sua preoccupazione. L’Agenzia per i Diritti umani, ha riferito di resoconti credibili «su 82 civili freddati» in quattro diverse zone della città, in una «totale mancanza di umanità ad Aleppo».

L’Unicef lancia un altro allarme. Un medico ha riferito di molti bambini soli, probabilmente più di 100, «intrappolati in un edificio, sotto pesanti attacchi e bombardamenti». Amnesty International ha lanciato un appello per l’apertura di corridoi umanitari per portare aiuto, e l’invio di «osservatori indipendenti». Francia e Gran Bretagna hanno chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza Onu. Le pressioni per una tregua, e corridoi umanitari per far uscire i civili, sono diventati pressanti. Ufficiali turchi e russi, che si dovrebbero incontrare oggi ad Ankara, hanno trovato un compromesso minimo per il cessate il fuoco, favorito anche dalla forte pioggia che impedisce i raid.

Non si sa quante persone siano riuscite a fuggire dall’inferno dell’ultimo quadrato ribelle, due chilometri per due, nei quartieri di Salah al-Din e Al-Sukkari. Dentro ci sarebbero ancora dalle 20 alle 70 mila persone, a seconda delle stime. Dall’inizio dell’offensiva le vittime sono circa mille, la maggior parte civili. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani, in sei anni sono morte in Siria 312mila persone, 90 mila civili.

Ora una fase importante si sta per chiudere. La resistenza ribelle ad Aleppo è allo stremo. Ieri si è verificato «un crollo totale», ha constatato anche Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, vicino all’opposizione. Turchi e russi discuteranno di come far uscire gli irriducibili, in gran parte combattenti stranieri di Jabat al-fatah al-Sham, l’ex Al-Nusra, e di Ahrar al-Sham, altra formazione jihadista.

Sono loro ad aver «tenuto in ostaggio», secondo le stime di Mosca, «100 mila civili ad Aleppo Est». Innocenti stretti fra due fuochi, il terrore islamista, e le vendette delle milizie che affiancano e a volte sostituiscono i militari. Un epilogo ancor più drammatico favorito anche dal fatto che parte delle forze regolari dell’esercito, più disciplinate, sono state trasferite sul fronte di Palmira, dove l’Isis continua ad avanzare.

Fonte: www.lastampa.it

14 dicembre 2016

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