Assad avverte: economia a rischio


Ugo Tramballi - Slow news


Bashar Assad ha parlato solo ieri e tutte le cose importanti che ha detto potrebbero essere già state sbiadite dagli avvenimenti, dai morti e dalle aspettative di una Siria in rivolta da quattro mesi.


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Assad avverte: economia a rischio

L'avesse fatto un anno fa, sarebbe stato un discorso rivoluzionario per l'interno mondo arabo. Ma Bashar Assad ha parlato solo ieri e tutte le cose importanti che ha detto potrebbero essere già state sbiadite dagli avvenimenti, dai morti e dalle aspettative di una Siria in rivolta da quattro mesi. Cosa dire e soprattutto quando dirlo, fa entrare o tiene fuori dalla storia i leader.
Università di Damasco, quasi un'ora di discorso da giorni preannunciato. Il terzo da quando sono iniziate le proteste, e forse il migliore e il più moderato. Finalmente il regime ammette di sapere cosa sta accadendo. Non si denunciano più i nemici esterni ma si riconosce che la questione è interna anche se non è un popolo che è in rivolta ma dei «sabotatori» dai quali tuttavia, Bashar finalmente sottolinea, «il Governo deve saper distinguere il popolo con legittimi bisogni».
Il presidente siriano parla ancora di riforme, un pacchetto costituzionale che sarà pronto entro settembre. Preannuncia elezioni parlamentari senza dire quando: fossero già in estate, come lascia intendere, sarebbe una truffa. Non si può votare con una Carta che riconosce il partito Baath come unico interprete della volontà popolare. Ma, insiste Bashar, è stata formata «un'autorità per il dialogo nazionale» che scriverà un piano di riforme e un comitato rivedrà la Costituzione.
È in realtà dal 2005 che il regime parla di riforme mai viste. Anche questa volta Bashar è piuttosto vago ma diversamente dalle altre fa l'elogio del dialogo «al quale parteciperanno tutti i diversi partiti nell'arena siriana». Aggiunge il presidente al potere da 11 anni, erede di una famiglia che comanda da 40 e leader di un partito che governa da 50: «La cosa più pericolosa davanti a noi è la debolezza o il collasso dell'economia siriana», perché «non ci può essere sviluppo senza stabilità». È un dato di fatto ed è probabilmente sulla crisi economica che Assad gioca la sua carta con quella vasta parte della popolazione ancora con lui.
Il tono generale è molto meno arrogante e più moderato delle volte precedenti. In questo forse ha aiutato la Turchia che più dell'Iran, degli Stati Uniti (che ieri hanno chiesto fatti e non parole) e di chiunque altro, sta giocando un ruolo decisivo nella crisi siriana. Dieci anni fa gli scambi fra i due vicini uniti da una frontiera di 900 chilometri, superavano di poco i 700 milioni di dollari; l'anno scorso erano arrivati a 2.270 miliardi. In questi mesi nessun leader ha avuto tante conversazioni telefoniche con Bashar quanto Recep Erdogan, il primo ministro turco.
Il Governo turco è stato chiaro dall'inizio della crisi, chiedendo ad Assad di fare qualcosa. In queste ore la pazienza si è andata perdendo. Tre giorni fa la Turchia gli ha chiesto di licenziare il fratello Maher, comandante della Guardia repubblicana e della quarta divisione corazzata, responsabile dei peggiori eccidi di civili; ieri di incominciare a realizzare le riforme entro una settimana. Ora che ospitano più di 10mila profughi siriani e che hanno consentito a centinaia di dissidenti di incontrarsi ad Antalya, diversamente dagli americani, i turchi potrebbero ordinare alle forze armate di intervenire in qualche modo.
Io sono la migliore occasione per realizzare le riforme. Non lo dice così ma è questo il messaggio di Bashar Assad che non ha una faccia da dittatore. Nell'altro discorso in Parlamento era stato diverso: noi o il caos. Il tentativo di distaccarsi dalla parte brutale del regime ereditato dal padre, è evidente: chiedendogli di cacciare il fratello, i turchi hanno offerto una via d'uscita. Ma dopo 1.300 morti civili e 300 militari, un'economia allo stremo e la minaccia europea di estendere le sanzioni dai capi del regime alle imprese del Paese, Bashar potrebbe essere come Gorbaciov: un riformatore troppo timido e troppo in ritardo.

Fonte: IlSole24Ore

21 giugno 2011

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