Armi alle comunità, sotto accusa militari e ribelli
Misna
L’escalation di violenze tra comunità di allevatori in diverse regioni del Sud Sudan è alimentata da armi e munizioni fornite da gruppi ribelli e, in alcuni casi, da elementi delle Forze armate regolari.
A puntare il dito contro i miliziani al seguito di George Athor – ucciso nel dicembre scorso – e contro i soldati dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) è uno studio del centro di ricerche svizzero ‘Small Arms Survey’.
Il rapporto, in particolare, cita le violenze consumatesi tra la fine di dicembre e gli inizi dell’anno in corso a Pibor, nella regione di Jonglei, tra comunità Lou Nuer e Murle, costate la vita a centinaia di persone.
“La cosa che più colpisce l’attenzione sono una capacità organizzativa e toni di violenza a livelli sconosciuti in passato” dice alla MISNA Jonah Leff, autore del rapporto in cui si afferma che le colonne della sedicente ‘armata bianca’ dei Lou Nuer “hanno ricevuto il tacito, quando non diretto sostegno di alcune parti dell’esercito e soprattutto dei ribelli di Athor per commettere massacri e violenze”.
Quello degli scontri intercomunitari in Sud Sudan è un problema annoso, acuitosi nelle regioni di frontiera nei lunghi anni della guerra contro il Nord Sudan e con cui ora il governo del nuovo Stato indipendente si trova a fare i conti soprattutto nelle aree più remote del suo territorio. In base a sopralluoghi e indagini condotte nelle zone di Akobo, Likuongole, e nello stesso villaggio di Pibor, gli analisti del centro hanno riscontrato l’utilizzo, da parte delle comunità armate di pastori e allevatori, di armi e munizioni di stessa fabbricazione e modelli di quelli usati dall’esercito e dai gruppi ribelli. Un elemento che, unito alle accuse di alcuni pastori Murle, rafforza i sospetti sul sostegno fornito da alcuni elementi Nuer dell’esercito all’offensiva dell’’armata bianca’ verso Pibor. “Certo, le immagini di miliziani che brandiscono fucili d’assalto di ultima generazione suggerisce che siano stati armati di recente, ma non è chiaro fino a che punto sia arrivato il sostegno esterno nei loro confronti” osserva Leff, per cui il problema della convivenza nella zona arriva al punto che “uomini Murle, una delle comunità più arretrate del paese e noti razziatori di bestiame, non possono entrare a Bor (capitale dello stato di Jonglei, ndr) senza rischiare di essere aggrediti”.
Il rapporto di Small Arms Survey giunge mentre nella regione è in atto un delicato processo di disarmo, reso tanto più complesso dalla mancanza di fiducia da parte di alcune comunità nei confronti dell’esercito e del governo, ritenuto incapace di proteggere i civili dalle violenze e che li rende molto riluttanti a consegnare le loro armi.
Fonte: http://www.misna.org
30 Marzo 2012