Angola: ma la crescita fa bene al popolo o ai militari?
Raffaele Masto - www.buongiornoafrica.it
La prima e più banale osservazione è la solita: “Ecco dove vanno a finire i proventi della eccezionale crescita economica di molti paesi africani”.
La prima e più banale osservazione è la solita: “Ecco dove vanno a finire i proventi della eccezionale crescita economica di molti paesi africani”. Sto parlando dell’Angola, paese che tra i miracoli del continente è al primo posto con un aumento calcolato del PIL previsto intorno al 7,1 per cento.
L’affermazione deriva da una notizia secondo la quale Angola e Russia hanno firmato un contratto che prevede l’acquisto da parte di Luanda di forniture militari per un valore di un miliardo di dollari. Al centro dell’intesa c’è la consegna di 18 cacciabombardieri di tipo Sukhoj-30.
Con questo nuovo contratto Luanda torna a essere il primo acquirente africano di forniture belliche russe. Al tempo dell’Unione Sovietica, Mosca era un alleato chiave del Movimento popolare di liberazione dell’Angola, il partito che è rimasto al potere dopo la guerra civile nell’ex colonia portoghese e che da allora non lo ha mai lasciato. Con gli accordi di pace del 2002 l’Angola aveva perso il primato di principale importatore di armi dalla Russia consentendo ad Algeria e Uganda di balzare ai primi posti.
Secondo gli ultimi dati la spesa militare di Luanda con questa nuova fornitura raggiunge i cinque miliardi e 700 milioni di dollari, un valore equivalente all’8,26% del Prodotto interno lordo. Nonostante sia la seconda potenza petrolifera dell’area sub-sahariana e uno dei paesi più ricchi del continente se si considerano anche i giacimenti di diamanti, l’Angola deve ancora sciogliere il nodo di una povertà diffusa.
Secondo l’Indice dell’Onu sullo sviluppo umano, a vivere con meno dell’equivalente di un dollaro e 25 centesimi al giorno è più del 54% della popolazione. Significa che la classe politica al potere non ha mai distribuito la ricchezza. Farlo in questo paese sarebbe facilissimo: gli abitanti sono solo quattordici milioni, il territorio è quattro volte quello italiano e le risorse più che sufficienti a fare della popolazione angolana una delle più appagate del mondo.
Ma se la classe politica angolana – che è la stessa, inamovibile e onnivora, dall’indipendenza ad oggi – non lo ha fatto finora, lo farà forse adesso?
Fonte: http://www.buongiornoafrica.it
18 ottobre 2013