Ancora in viaggio verso il Tibet
La redazione
Pubblichiamo la lettera aperta di Tenzin Tsundue, giovane tibetano in esilio. "Da quando la Marcia è stata annunciata, il 4 gennaio 2008, i tibetani hanno iniziato a discutere, si è sviluppato un grande dibattito nei campi profughi tibetani".
Cari amici,
è giunto il momento di ritornare in Tibet. L’ultima volta che sono andato in Tibet nel 1997, dopo la laurea, sono stato arrestato, picchiato, interrogato dalle autorità cinesi che, dopo avermi incarcerato per tre mesi a Lhasa e a Ngari facendomi soffrire la fame, mi hanno espulso dal Tibet.
Ero andato in Tibet a piedi, da solo, attraversando le montagne dell'Himalaya.
Undici anni dopo, sono ancora in viaggio verso il Tibet. Anche questa volta, come allora, senza permesso di ingresso.
Torno a casa.
Perché dovrei preoccuparmi di avere il visto di ingresso dal regime coloniale cinese che non solo ha occupato il Tibet ma ha imposto un regime militare, facendo vivere il popolo tibetano in Tibet, giorno dopo giorno per 50 anni, sotto la tirannia e la brutale repressione?
Quest’anno, il 2008, nel momento in cui la Cina sarà oggetto di attenzione dei media internazionali, rappresenta una grandissima opportunità per il movimento tibetano di mostrare le ingiustizie patite dai tibetani.
Parteciperò alla Marcia di ritorno che partirà da Dharamshala verso il Tibet, organizzata dal Tibetan People’s Uprising Movement, che vede riuniti le cinque più importanti organizzazioni non governative tibetane: il Tibetan Youth Congress, la Tibetan Women’s Association, il Movimento Gu Chu Sum, il Partito Nazionale Democratico del Tibet e il gruppo Studenti per il Tibet Libero, India.
La Marcia partirà il 10 marzo 2008 da Dharamsala, la capitale del Tibet in esilio, passerà da New Delhi e si dirigerà verso il Tibet.
La marcia durerà sei mesi, in modo da poter raggiungere il confine tibetano più o meno nel momento in cui apriranno i giochi olimpici di Pechino (agosto 2008).
Ora è troppo presto per dire in quale punto del confine passeremo. India e Tibet hanno una linea di confine lungo l’Himalaya lunga più di 4.000 chilometri. Potremmo passare anche in più punti del confine, vedremo come fare.
Nel passato vi sono stati tentativi simili, ma ora c’è una grande organizzazione e un piano strategico studiato nei minimi dettagli da tutte le organizzazioni non governative, unite per raggiungere un obiettivo comune.
Questa unità è la nostra forza!
Non so cosa ne sarà di noi, per questo ho dato via i miei pochi libri, l’unica mia proprietà, a una biblioteca di Dharamsala.
Anche i miei più cari amici, Lobsang e Nyingje (che nel passato sono stati nel battaglione tibetano dell’esercito indiano) stanno donando i loro beni personali e si uniranno alla marcia.
La polizia indiana farà, è ovvio, il suo dovere. Le guardie di frontiera cinesi saranno chiaramente entusiaste.
Siccome abbiamo deciso di fare una marcia pacifica, con l’impegno assoluto della nonviolenza, non credo che né le autorità indiane né quelle cinesi potranno ostacolarci.
Siamo ispirati dalla Marcia del Sale di Gandhi; anche se cercheranno di fermarci, noi non ci fermeremo.
Per quanti giorni potranno metterci in prigione con l’accusa di marciare pacificamente?
Perché il governo indiano dovrebbe fermare gli esuli tibetani che tornano di loro spontanea volontà a casa a piedi?
In passato ho scalato palazzi per manifestare a favore della libertà, mi sono incatenato ai cancelli dell’ambasciata cinese a New Delhi, ho trascorso mesi in prigione, sono stato picchiato dalla polizia, ho combattuto battaglie legali ma non ho mai perso la dignità della lotta e il mio credo nonviolento.
La marcia verso il Tibet sarà una marcia nonviolenta, un tributo spirituale alla nostra lotta per la verità e la giustizia.
E’ la Lunga Marcia per la libertà.
Nel nostro viaggio verso casa pianteremo tende e cucineremo lungo la strada, ci saranno marciatori e sostenitori della marcia, personale medico, persone addette alla logistica e al contatto con i mezzi di comunicazione.
Lungo la strada del nostro ritorno a casa ci saranno anche canti e danze, spettacoli teatrali e film.
Cari amici,
questa è per voi l’opportunità storica di avviare una lotta non violenta per la libertà, uno sforzo popolare per ottenere la libertà di un paese rimasto soggiogato fino ad oggi.
Vi chiedo di unirvi a noi e di aiutarci in tutti i modi possibili.
Abbiamo bisogno che tutti i popoli del mondo conoscano questo e vi chiedo di diffondere le notizie.
Marceremo per sei mesi, quindi voi potrete unirvi a noi anche solo per un giorno, una settimana, un mese come nostri sostenitori. Scuole, università e città possono marciare con noi.
Abbiamo bisogno di volontari, giornalisti, scrittori, fotografi, bloggers, infermieri, cuochi, tecnici e anche delle vostre preghiere.
Da quando la Marcia è stata annunciata, il 4 gennaio 2008, i tibetani hanno iniziato a discutere, si è sviluppato un grande dibattito nei campi profughi tibetani. Recentemente gli organizzatori della marcia hanno aperto le iscrizioni, ho sentito molte persone che si stanno registrando, anche voi potete registrarvi on line.
Per maggiori informazioni visita il sito: www.tibetanuprising.org.
Unitevi a noi!
Tenzin Tsundue