Amnesty e la fabbrica della tortura
Luciano Bertozzi - Nena News, Near East News Agency
Coinvolta anche l’Italia nel rapporto “Dalle parole ai fatti” di Amnesty International…
Anche aziende italiane sono presenti nel commercio di strumenti di tortura. E’ la grave denuncia di Amnesty International che nel rapporto “Dalle parole ai fatti” sottolinea il ruolo delle imprese europee nella vendita di attrezzi per le sevizie, fra cui congegni fissati alle pareti delle celle per immobilizzare i detenuti, serrapollici, manette e bracciali che danno scariche elettriche a 50.000 volt.
In particolare, secondo il documento dell’organizzazione umanitaria aziende italiane e spagnole hanno venduto manette o bracciali elettrici per i carcerati. Una scappatoia legale permette tali vendite nonostante si tratti di prodotti simili alle “cinture elettriche” la cui esportazione ed importazione sono vietate nell’Unione Europea.
Negli anni 2006-2009 la Repubblica Ceca ha autorizzato l’esportazione di manette, pistole elettriche e spray, la Germania ha venduto ceppi e spray a nove Paesi le cui forze di polizia li hanno usati per maltrattare e torturare. Tali strumenti sono stati forniti in particolare a Cina e Pakistan, Nel 2005 l’Ungheria ha annunciato l’introduzione di cinture elettriche nelle stazioni di polizia e nelle carceri nonostante sia vietato importarle e ed esportarle.
Nonostante dal 2006 l’Unione Europea si sia data una regolamentazione per vietare le esportazioni di materiali per la polizia utilizzabile per maltrattare e torturare, tali vendite, leggendo il rapporto evidentemente continuano.
“L’introduzione di controlli sul commercio di strumenti di tortura dopo un decennio di campagne – affermato Nicolas Beger direttore di Amnesty International presso l’Unione Europea- da parte delle organizzazioni per i diritti umani, ha rappresentato una pietra miliare dal punto di vista legislativo. Ma tre anni dopo la loro entrata in vigore diversi stati europei devono ancora applicarli o rafforzarli”.
Infatti, solo sette stati membri hanno dato seguito – ha affermato Brian Wood direttore dipartimento sicurezza di Amnesty- agli obblighi legali di rendere pubbliche le loro esportazioni. Temiamo che qualche stato non li stia prendendo sul serio.” Del resto, si legge sempre nel documento “le scappatoie legali consentono ad alcune aziende di commerciare strumenti che servono unicamente a seviziare esseri umani.”
La ricerca di Amnesty e della Omega Research Foundation ha individuato fra le imprese europee anche 5 aziende italiane i cui prodotti sono commerciati su internet., che negli anni compresi fra il 2006 ed il 2010 hanno fornito spray al peperoncino, bastoni elettrici , pistole elettriche e manette serrapollici.Tuttavia le autorità del nostro Paese hanno dichiarato, si legge nella nota di Amnesty, di non essere a conoscenza di aziende che commercializzassero materiali sottoposti ai controlli europei.
Fonte: Lettera22
18 marzo 2010