Al summit di Parigi promessi 20 miliardi di dollari per ricostruire l’Afghanistan


Toni Fontana


Garzai ne aveva chiesti 50. Sarkozy mette sul piatto 100 milioni di euro, l’Italia la metà. Le Ong accusano: nessuna strategia per riportare la pace.


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Al summit di Parigi promessi 20 miliardi di dollari per ricostruire l’Afghanistan

Una montagna di soldi, tante promesse, poche indicazioni per portare la pace in Afghanistan. Questi i titoli della conferenza dei paesi donatori che si è svolta ieri a Parigi. A sentire i padroni di casa l’iniziativa è stata un successo e, in quanto a impegni finanziari, sono state superate le più ottimistiche previsioni. Al termine dei lavori il capo della diplomazia francese, Bernard Kouchner, ha fatto un po’ di conti ed ha annunciato che erano state registrate promesse per 20 miliardi di dollari e – ha aggiunto – “nei nostri sogni pensavamo di arrivare a 17 miliardi”. Altri, come l’ambasciatore Usa a Kabul, William Wood, avanzano stime più prudenti e parlano di “16 miliardi di dollari”. I maggiori contributori sono ovviamente gli americani che, per bocca di Laura Bush (che poi ha raggiunto il marito a Roma) hanno messo sul piatto più di 10 miliardi di dollari. Seguono nella lista dei generosi, i francesi che, come ha annunciato il Presidente Sarkozy, raddoppieranno il loro contributo che per i prossimi due anni si aggirerà sui 107 milioni di euro. Nello stesso periodo la Germania (che sta rafforzando anche la sua partecipazione militare) dedicherà alla ricostruzione dell’Afghanistan ben 420 milioni di euro. Complessivamente si sono impegnati a finanziare i piani di ricostruzione 67 degli 80 rappresentati nell’assemblea parigina. Tra questi l’Italia è apparsa una dei più tirchi. Il ministro Frattini ha detto che Roma aumenta del 10% il contributo che, anche con questo aggiustamento, si attesta sui 50 milioni di euro l’anno. Per non fare brutta figura Frattini ha ricordato che negli ultimi quattro anni l’Italia ha speso 430 milioni di euro. Tutti gli altri leader hanno però promesso per il futuro e non fanno conti sul passato. Frattini però si è mostrato soddisfatto ed ha colto l’occasione per illustrare a Condollezza Rice le nuove linee d’azione dei militari italiani in Afghanistan, cioè la modifica dei “caveat” che sarebbero state accolte positivamente dalla capa della diplomazia americana. Frattini, interrogato dai giornalisti, ha anche ammesso che l’invio di cacciabombardieri Tornado è all’esame del ministro La Russa. A Roma fonti della Difesa hanno fatto sapere che l’invio dei caccia potrebbe essere attuato a “fine estate”, quando i tedeschi inizieranno a riportare in Germania i sei aerei attualmente schierati a Kabul.
Resta ora da vedere se i soldi promessi serviranno veramente per ricostruire l’Afghanistan. Molti avanzano dubbi. Dei 25 miliardi di dollari promessi fino ad ora, cioè dal 2001, ne sono stati spesi solo 15. E molti soldi sono finiti nelle tasche di funzionari corrotti. Questo tema è stato tra quelli maggiormente toccato ieri. Anche il capo dell’Onu Ban Ki Moon ha esortato Karzay ed il suo governo a garantire la trasparenza degli investimenti. Ma tutti sanno che il presidente afghano non è in grado di controllare dove vanno a finire i soldi mentre la coltivazione del papavero da oppio e i traffici di armi dilagano. Le promesse fatte ieri a Parigi sono tuttavia ben al di sotto delle attese del presidente Karzay che aveva chiesto 50 miliardi di dollari per finanziare la “Strategia di sviluppo nazionale”, cioè il piano di Karzay sostenuto dalle istituzioni internazionali. Sul piano della raccolta di fondi si può insomma affermare che sono stati promessi molti soldi (seppur “virtuali”), mentre appare debole l’esito politico della conferenza. Si è parlato di infrastrutture, sanità ed agricoltura, che, se adeguatamente sostenute, possono contribuire alla ripresa dell’Afghanistan che però resta un paese in guerra dove la sicurezza non è garantita. “Nonostante le promesse di nuovi fondi – fa notare Afgana, la rete della società civile italiana che ha preso parte alla preparazione del summit – le soluzioni politiche latitano alla conferenza di Parigi. E’ stata persa un'altra occasione per indicare una svolta politica in una situazione politica interpretata soprattutto in un’ottica militare”.

Fonte: l'Unità

13 giugno 2008

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