Al posto degli armamenti subentrino aiuti per chi soffre


Andrea Tornielli - vaticaninsider.lastampa.it


Benedetto XVI nella messa della notte di Natale: «Dove Dio viene dimenticato non c’è neppure pace».


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Non facciamo più spazio a Dio e così «non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri». Lo ha detto papa Ratzinger nell’omelia della notte di Natale, riflettendo con accenti commossi al «Dio che si fa bambino affinché noi possiamo amarlo, come bambino, si mette fiduciosamente nelle nostre mani». Benedetto XVI ha pregato per la pace auspicando che al posto «degli armamenti per la guerra» subentrino aiuti per i sofferenti.

Il Papa si è detto «sempre di nuovo» toccato dal fatto che Maria e Giuseppe non avevano trovato «posto nell’alloggio» a Betlemme. «Come andrebbero le cose se bussassero alla mia porta. Ci sarebbe posto per loro? Così – ha aggiunto – la grande questione morale su come stiano le cose da noi riguardo ai profughi, ai rifugiati, ai migranti ottiene un senso ancora più fondamentale: abbiamo veramente posto per Dio? Abbiamo tempo e spazio per Lui? Non è forse proprio Dio stesso ad essere respinto da noi?».

Ratzinger ha osservato che «quanto più velocemente possiamo muoverci, quanto più efficaci diventano gli strumenti che ci fanno risparmiare tempo, tanto meno tempo abbiamo a disposizione» e la questione che riguarda Dio «non sembra mai urgente». E anche «la metodologia del nostro pensare è impostata in modo che Egli, in fondo, non debba esistere», perché «per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l’“ipotesi Dio”». «Siamo completamente “riempiti” di noi stessi – ha osservato ancora il Papa – così che non rimane alcuno spazio per Dio. E per questo non c’è neppure spazio per gli altri, per i bambini, per i poveri, per gli stranieri».

Benedetto XVI ha quindi spiegato che «con la gloria di Dio nel più alto dei cieli è in relazione la pace sulla terra tra gli uomini. Dove non si dà gloria a Dio, dove Egli viene dimenticato o addirittura negato, non c’è neppure pace». Anche se oggi, ha detto, molte correnti di pensiero affermano il contrario sostenendo che proprio «le religioni, in particolare il monoteismo, sarebbero la causa della violenza e delle guerre nel mondo». E dunque occorrerebbe liberare l’umanità dalle religioni per avere la pace, e «la fede nell’unico Dio, sarebbe prepotenza, causa di intolleranza».

Il Papa riconosce che «nella storia, il monoteismo è servito di pretesto per l’intolleranza e la violenza» e che una religione può «ammalarsi» quando gli uomini fanno di Dio una loro «proprietà privata»: per questo «dobbiamo essere vigilanti». Ma Ratzinger nega con forza il rifiuto di Dio possa ristabilire la pace, perché «se la luce di Dio si spegne, si spegne anche la dignità divina dell’uomo. Allora egli non è più l’immagine di Dio, che dobbiamo onorare in ciascuno, nel debole, nello straniero, nel povero. Allora non siamo più tutti fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre». Il Papa ha citrato gli esempi di crudeltà del secolo scorso per confermare come la negazione di Dio generi «violenza arrogante»: solo «solo se ogni singolo uomo è voluto, conosciuto e amato da Dio, solo allora, per quanto misera sia la sua situazione, la sua dignità è inviolabile.

«Fa’ che anche oggi le spade siano forgiate in falci – a ha concluso il Pontefice – che al posto degli armamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti. Illumina le persone che credono di dover esercitare violenza nel tuo nome, affinché imparino a capire l’assurdità della violenza e a riconoscere il tuo vero volto».

Infine, Ratzinger ha rivolto un pensiero «alla città concreta di Betlemme» e alla Terra Santa: «Preghiamo in quest’ora per le persone che oggi lì vivono e soffrono. Preghiamo perché lì ci sia pace. Preghiamo perché israeliani e palestinesi possano sviluppare la loro vita nella pace dell’unico Dio e nella libertà. Preghiamo anche per i Paesi circostanti, per il Libano, per la Siria, per l’Iraq e così via: affinché lì si affermi la pace». E ha pregato perché «i cristiani in quei Paesi dove la nostra fede ha avuto origine possano conservare la loro dimora; che cristiani e musulmani costruiscano insieme i loro Paesi nella pace di Dio».

Fonte: http://vaticaninsider.lastampa.it
25 dicembre 2012

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