Afrin, venti di guerra tra Siria e Turchia
Agi
Assad manda le sue truppe in soccorso dei curdi assediati da Ankara. Mentre si intensificano i bombardamenti su Ghoutha, ultima roccaforte dei ribelli.
I siriani hanno deciso di riprendersi Afrin: le forze filo-Assad sono entrate nell’enclave curda per sostenere le Unità di difesa del popolo (Ypg) e respingere l’offensiva turca lanciata un mese fa. Ankara ha risposto con un bombardamento di avvertimento sulla strada percorsa dalle truppe lealiste. E intanto il regime siriano continua a martellare Ghouta Est, l’ultima roccaforte dei ribelli, a est di Damasco. È stato un bagno di sangue: sono almeno 200 i civili uccisi negli ultimi due giorni, tra loro 60 bambini.
È caduto nel vuoto il monito del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che in Parlamento aveva annunciato “l’assedio alla città di Afrin per non permettere ai curdi di negoziare alcuna alleanza”. La decisione di Bashar al-Assad di intervenire pone ai ferri corti Siria e Turchia e potrebbe portare al deterioramento dei rapporti già incrinati fra Ankara e Mosca, alleato chiave di Damasco.
L’operazione “ramoscello d’ulivo”
L’offensiva turca ad Afrin è cominciata un mese fa: il 20 gennaio Ankara ha lanciato un’operazione aerea e di terra a sostegno dei ribelli siriani contro le Unità di difesa del popolo curdo (Ypg) nella regione nel nord della Siria. La Turchia considera l’Ypg come una propaggine siriana del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che è stato dichiarato fuorilegge nel 1984. Il presidente Erdogan, davanti al Parlamento, ha mostrato ottimismo e ha dichiarato che l’operazione “Ramoscello d’ulivo” va “come previsto”, avendo occupato “300 chilometri quadri nella regione”. Tuttavia molti analisti giudicano molto lenta e faticosa l’avanzata di Ankara.
Secondo il monitoraggio dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, nel corso dell’ultimo mese, 238 combattenti – tra cui soldati turchi e ribelli siriani – sono stati uccisi, insieme a 197 combattenti Ypg e 94 civili. Ankara ha sempre negato la presenza di vittime civili; e Erdogan ha giustificato la lentezza dell’offensiva proprio “per non mettere in pericolo i civili”. L’intervento militare di Ankara sta sottoponendo a un insostenibile sforzo però i rapporti già sfibrati non solo con la Russia, ma anche con gli Stati Uniti perché le forze dell’Ypg sono state determinanti nell’aiuto sul terreno alla coalizione che ha sconfitto l’Isis.
Oggi però, dopo gli avvertimenti lanciati nei giorni scorsi, le forze filo-governative siriane sono entrate ad Afrin per contrastare l’offensiva turca. La Turchia ha risposto con alcuni bombardamenti lungo la strada percorsa dal convoglio giunto da Damasco. Erdogan aveva comunicato al collega russo Vladimir Putin che qualsiasi sostegno dal regime siriano all’Ypg avrebbe avuto “conseguenze” e l’assedio rientrerebbe nella strategia preventiva di Ankara. “Nei prossimi giorni il centro di Afrin sarà rapidamente circondato, il sostegno dall’esterno sarà interrotto e il gruppo terroristico (Ypg) non avrà piu’ l’opportunità di negoziare con nessuno”.
AGI
20 febbraio 2018