Afghanistan, la guerra degli italiani
Emanuele Giordana - Lettera22
Tre parà feriti in uno scenario che vede i militari italiani sempre impegnati in vere e proprie operazioni militari in Afghanistan. L’opposizione chiede che La Russa riferisca in parlamento. Altri 400 soldati in partenza per seguire le elezioni presidenziali.
Se ancora ci fossero dei dubbi, quella che impegna le nostre forze militari in Afghanistan è una guerra senza se e senza ma. E servono a poco i distinguo del ministro la Russa che da Bruxelles spiega come la situazione sia sempre più pericolosa e come altri 400 uomini raggiungeranno il nostro contingente dislocato in Afghanistan, anche se solo per il periodo delle presidenziali di agosto.
I fatti di ieri e di due giorni fa, a Nord e a Sud della vasta area occidentale sotto comando italiano, dimostrano inequivocabilmente che l'Italia è in guerra anche se continua a nascondersi dietro il dito mignolo della forza di stabilizzazione di pace: ieri tre paracadutisti della Folgore sono rimasti feriti nell'ennesima battaglia combattuta nell'Ovest dell'Afghanistan (“ennesima”, aggettivo abbondantemente usato dalle agenzie di stampa). Fortunatamente nessuno è in pericolo di vita, anche se le condizioni di uno dei tre, colpito sotto un'ascella, sono gravi.
La ricostruzione del ministero della Difesa racconta di un primo attacco a una pattuglia mista di militari italiani ed afghani avvenuto durante la notte tra mercoledi e giovedi nella parte meridionale della regione: nessun ferito. In mattinata però l'azione si ripete, più o meno nella stessa zona, a circa venti chilometri da Farah. Si è trattato di un agguato, dicono alla Difesa, “meticolosamente preparato in modo da colpire le nostre unità al termine di una attività di rastrellamento in un'area nota per la presenza di consistenti milizie ostili”. In azione ci sono militari afghani e parà del 187/o reggimento Folgore, con il supporto dei carri Dardo dei bersaglieri. Rispondono al fuoco “manovrando contro il fianco avversario”. Due giorni prima un altro episodio, questa volta nella parte settentrionale della regione Ovest, a Bala Morgab: due elicotteri d'attacco Mangusta sono stati colpiti, ma non ci sono stati feriti (tra gli italiani), mentre sarebbero state numerose le perdite tra gli insorti. Come anche a Farah, dicono le fonti militari.
I tre parà, di cui non sono stati resi noti i nomi, sono rimasti feriti uno a un piede, uno a una mano, mentre il terzo è stato colpito sotto un'ascella. Tutti sono stati trasportati d'urgenza all'ospedale militare da campo americano di Farah. Il generale Marco Bertolini, capo di Stato maggiore di Isaf, la missione Nato in Afghanistan, spiega così il sempre maggior impegno militare italiano da maggio a questa parte: “Nella regione Ovest siamo impegnati a tutto campo soprattutto nel garantire la libertà di movimento ai locali. Stiamo operando con la polizia e con l'esercito afghani per aprire vie di comunicazione finora interdette, in aree sotto il controllo dell'insorgenza”. Più impegno dunque, anche se con qualche incidente di percorso, come l'uccisione di una bambina il mese scorso ad Herat. E un'indubbia ormai condivisione di responsabilità con chi fa la guerra di prima linea a Kandahar e nell'Helmand: americani, britannici, canadesi.
Il dibattito su quanto facciamo in Afghanistan riesplode come sempre a ridosso della tragedia e accanto alle manifestazioni di solidarietà ai nostri soldati. La parlamentare del Pd Rosa Calipari chiede che il governo riferisca alle Camere sulla situazione (La Russa lo farà lunedi) e Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Prc/Sinistra europea, sostiene che il governo gioca con le vite dei giovani militari italiani, pur essendo consapevole che la situazione sul campo è tutt'altro che stabilizzata. Chiede che le truppe vengano ritirate. La Russa invece spiega che si aggiungeranno altri 400 soldati al nostro contingente per seguire le elezioni d'agosto. Ma, specifica, solo per quel periodo. In fondo nemmeno il governo se la sente di forzare troppo la mano.
La Russa ha anche aggiunto che l'Italia è molto interessata alla missione di addestramento della polizia afgana che la Nato ha deciso e alla quale parteciperanno paesi che dispongono di polizia militare, come i Carabinieri, la Gendarmerie francese o la Guardia Civil spagnola. Un interesse tardivo visto che la missione Eupol è del tutto inadeguata come uomini e mezzi e avrebbe potuto fare molto di più se fosse stata scelta come opzione su cui puntare.
L'impressione costante è che l'Italia (maggioranza ma anche opposizione) vada al rimorchio degli accadimenti senza un reale dibattito che impegni il parlamento sulla strategia da applicare al più complesso scenario bellico in cui siamo implicati. E nel quale per ora non si intravede una via d'uscita. Solo pezze sui cocci e le schegge che purtroppo sembrano in aumento.
Quella di lunedi, e cioè l'audizione del ministro, potrebbe essere un'occasione ma al momento non si intravede nessuna proposta che vada oltre i lai per il peggioramento della situazione militare.
Fonte: Lettera22 e il Manifesto
12 giugno 2009