Afghanistan, kamikaze contro soldati italiani
Emanuele Giordana - Lettera22
Contraddicendo la prima versione la Difesa rivede l’attentato di ieri. Non fu autobomba.
Contraddicendo la prima versione ufficiale, il ministro della Difesa Mauro ha ammesso oggi che era un kamikaze e non un'autobomba il responsabile dell'attacco di ieri in Afghanistan a militari italiani durante il passaggio di un mezzo blindato. I due soldati feriti, bersaglieri del Sesto reggimento di Trapani e che si trovavano a bordo di un blindato Lince, erano stati subito soccorsi ed evacuati.
Ad esplodere dunque non è stata un'autobomba azionata a distanza, mentre il convoglio si stava dirigendo da Farah a Bala Boluk. I talebani locali per altro avevano ieri rivendicato l'attacco sostenendo che "cinque italiani sono morti" e che l'azione è stata compiuta "da un kamikaze". In un breve comunicato il portavoce talebano Qari Yousuf Ahmadi aveva detto che "l'attacco suicida" è stato effettuato alle 9,30 locali vicino a Bala Boluk.
Il fronte della guerra gioca a fondo la carta psicologica: l'importante è continuare a colpire e possibilmente senza farsi prendere, evitando cioè le battaglie campali e utilizzando ordigni (Ied) nascosti sul ciglio della strada o autobombe. Solo nelle città la guerriglia gioca la carta shaid, “martiri” che si fanno saltare o disposti a tener duro finché non vengono fatti fuori: morte certa infatti ormai per chi si avventura nei centri urbani, blindatissimi e in realtà gli unici luoghi abbastanza sicuri del Paese. La scommessa sono invece le strade che restano in ostaggio della guerriglia o della malavita che si trincera dietro un turbante nero: check point che salassano i camionisti, Ied o sequestri di persona (afgani specialmente), un'attitudine che si è rafforzata da qualche anno anche a Kabul ma di cui non si parla molto. I talebani stanno cercando di minare le speranze per il 2014 cercando di seminare paura, di far passare l'idea che il Paese è ostaggio della guerriglia e che il governo ha i giorni contati.
A Kabul però i giochi non si fermano, specie quelli in vista delle elezioni (ieri sono iniziate le registrazioni per poter votare). Si attende che il candidato del capo dello Stato uscente si faccia ufficialmente avanti prendendo le sembianze, come ha recentemente anticipato un altro fratello del presidente, del maggiore della famiglia: Quayum Karzai (classe '53). Tra gli altri, l'attuale ministro dell'istruzione Farook Wardak, in quota al partito radicale Hezb-e-islami, e l'agguerrita parlamentare Fawzia Koofi, attualmente impegnata in difesa del decreto legge che punisce le violenze sulle donne e che una parte del parlamento vorrebbe cancellare. Quanto ai talebani, Karzai fa sempre mostra di grandi aperture e in una recente intervista alla Sueddeutsche Zeitung si è persino augurato che corra per le presidenziali del prossimo 5 aprile anche mullah Omar. Apertura che per ora ha trovato solo porte chiuse.
Fonte: www.lettera22.it
28 maggio 2013