Afghanistan, al vertice di Tokyo la proposta della Rete italiana Afgana
Lettera22
La rete nata nel 2007 ha chiesto al Parlamento italiano che, a partire dall’inizio del ritiro del contingente militare dall’Afghanistan, per ogni euro risparmiato della spesa per la missione, 30 centesimi vengano stanziati per interventi di cooperazione civile.
Tokyo, 7 luglio – “La società civile è una grande forza e può, e deve, essere uno stimolo continuo al proprio governo. Ma perché le cose vadano avanti in Afghanistan bisogna questa forza va saldata in un sodalizio tra europei e afgani sostenendo assieme progetti comuni”.
Lo ha detto Emanuele Giordana – portavoce della rete italiana Afgana.org formata da Ong, associazioni, sindacati, accademici, giornalisti e cittadini – nel suo intervento al Vertice dei donatori di Tokyo in corso nella Capitale nipponica.
“In Italia, con la Tavola della pace e la Rete per il disarmo, Afgana sta chiedendo al Parlamento che, a partire dall'inizio del ritiro del contingente militare dall'Afghanistan, per ogni euro risparmiato della spesa per la missione, 30 centesimi vengano stanziati per interventi di ricostruzione e sviluppo”.
L’obiettivo, dunque, è quello di destinare, una volta avviato il ritiro del contingente militare, il 30% di quanto risparmiato nella spesa militare a investimenti di cooperazione civile. Afgana chiede anche che le modalità di intervento e di spesa siano concordate in un forum specifico tra i titolari dei fondi civili (i ministeri competenti) e la società civile sia italiana che afgana.
“Abbiamo condiviso questa idea a Bruxelles nei giorni scorsi con i colleghi di Enna, il network europeo delle Ong che lavorano in Afghanistan, perché quella che abbiamo chiamato ‘Iniziativa 30%’ diventi una campagna europea e non solo italiana.
Giordana, che nel suo intervento ha ringraziato il ministero degli Esteri italiano per avere chiamato un rappresentate della società civile italiana a far parte della delegazione giunta a Tokyo, ha chiesto ai delegati della società civile afgana di discutere al loro rientro la “Iniziativa 30%” per “decidere insieme a noi se questa proposta può diventare una richiesta della società civile internazionale”.
“Come società civile, questo è il nostro compito, dobbiamo guardare avanti, parlar chiaro e tornare a casa da Tokyo con qualcosa in tasca” ha sottolineato Giordana.
La rete Afgana, nata nel 2007, insieme ai partner di diverse reti della società civile afgana è impegnata anche nel progetto che vorrebbe realizzare una “Casa della società civile” a Kabul, un luogo che diventi nel tempo un punto di riferimento per la società civile afgana e un luogo di scambio tra le forze democratiche del Paese.
Fonte: www.lettera22.it
6 Luglio 2012