Acqua: non solo Italia


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Dal referendum del 12 giugno un’occasione per guardare anche al di là del nostro rubinetto.


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Acqua: non solo Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 12 e 13 giugno l'Italia va al voto per quattro referendum due dei quali riguardano la gestione dell'acqua.

Molto si parla in queste ore sul significato dell'acqua come bene pubblico, da garantire a tutti. C'è però un aspetto che rischia di rimanere in secondo piano: l'idea che il diritto all'acqua non può valere solo in alcune parti del mondo. A questo tema il numero di giugno-luglio di Mondo e Missione dedica un commento di Chiara Zappa intitolato «Il referendum e il rubinetto degli altri». Di seguito l'articolo.

L'accesso all'acqua per tutti sarebbe uno degli Obiettivi del Millennio che l'Onu si era data per l'anno 2015. Ma è un risultato che resta ancora molto lontano: nel mondo 900 milioni di persone sono senza acqua potabile e 2,8 miliardi senza servizi igienici. Clicca qui per leggere la Banca dati preparata su questo tema da Rodolfo Casadei Sulla questione dell'acqua come diritto globale l'Ufficio Educazione alla Mondialità del Pime ha realizzato già da qualche anno il progetto H20K, UN DIRITTO UMANO, UN BENE COMUNE, una mostra interattiva per promuovere una nuova cultura dell'acqua.

Il referendum e il rubinetto degli altri
di Chiara Zappa

Il referendum del 12 e 13 giugno in difesa dell’acqua pubblica rischia di essere risucchiato nel vortice delle polemiche di parte ed essere così ridotto, come purtroppo spesso capita in Italia, all’ennesima battaglietta di politica nostrana. 

Ma quella del diritto all’acqua per tutti è una questione che va ben oltre il cortile (e il rubinetto) di casa nostra. Le statistiche dell’Onu – stimate per difetto – parlano di almeno 884 milioni di uomini, donne e bambini che ancora non hanno accesso all’acqua potabile, e di altri tre miliardi circa che non dispongono di un rubinetto in casa, né nei pressi della loro abitazione. E persino la toilette è un lusso inaccessibile per più di due miliardi e mezzo di esseri umani nel mondo. Un dramma che non deriva da una carenza delle risorse idriche sul pianeta ma dal fatto che, come ha dichiarato l’esperta del Consiglio dei diritti umani Onu incaricata per l’acqua, «spesso manca la volontà politica di investire in questo settore».

Per questo in molti hanno salutato come storica la risoluzione con cui l’anno scorso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto quale «diritto umano fondamentale» l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base per tutti. Ed è per lo stesso motivo che la massiccia mobilitazione della società civile italiana, che permetterà ora ai cittadini di pronunciarsi direttamente sul principio secondo cui l’accesso all’oro blu non dovrebbe essere subordinato a interessi privati, rappresenta una fondamentale presa di coscienza sul valore dei beni pubblici, e più in generale del bene comune. Sarebbe grave vanificare questo risultato non cogliendo l’opportunità – e la responsabilità – di partecipare a un dibattito così importante.

 Fonte: www.missioneonline.it
1 Giugno 2011

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