Acqua e nucleare, una sola battaglia “In trecentomila per il referendum”
lastampa.it
Sfila la galassia ambientalista. Cartelli contro la guerra in Libia e slogan per fermare le bombe.
ROMA
«Siamo trecento mila» annunciano dal palco di San Giovanni, dopo una sfilata nelle vie di Roma per chiedere lo stop al piano sul nucleare e la privatizzazione dell’acqua pubblica. Alla manifestazione, promossa dal "Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune", dal "Forum dei Movimenti per l'Acqua" e da altri comitati, hanno aderito anche Italia dei valori, il Popolo viola la Federazione della sinistra e le associazioni della galassia ambientalista. In testa, i leader del movimento per il referendum, che parlano di «un grande successo di popolo» ma sono consapevoli delle difficoltà nel «raggiungere il quorum. E’ molto difficile- dice Realacci, del Pd- per come è fatta la legge italiana sui referendum che prevede appunto la partecipazione del 50% degli aventi diritto».
Il fronte del no
I ragazzi hanno sfilato con cappelli a forma di rubinetti o rubinetti attaccati in fronte e gocce blu dipinte sul viso, mascherine. In piazza anche un lenzuolo blu di 30 metri realizzato da alcuni manifestanti di Arezzo. «Questo lenzuolo rappresenta il bene più importante che abbiamo – dicono – l’acqua. Siamo venuti dalla Toscana perchè questa non è una battaglia di partito ma di cittadinanza. Riguarda tutti indistintamente». Inevitabili i riferimenti alla guerra in Libia. «Siamo qui in piazza sia per l’acqua pubblica, sia per il nucleare – spiega Fabrizio Aroldi -. Al referendum dobbiamo andare a votare sì contro il nucleare per chiedere scusa a tutti coloro che sono morti per questo veleno».
Lo spettro della missione a Tripoli
«No alla guerra per l’acqua, per il petrolio e per l’uranio», recita un grande cartellone esposto da cittadini arrivati da Belluno. «Abbiamo voluto associare alla protesta per l’acqua quella più attuale per la guerra in Libia – spiega uno di loro, Lolo -. Noi siamo pacifisti e diciamo no ad una guerra per il petrolio e per l’uranio».
I volti della politica
In piazza sfila Vendola, fresco di polemica con Formigoni. «Con la moratoria -attacca- il governo vuole fare il modo che passi la paura. Faremo in modo che la paura non passi. Io andrò a votare per i referendum e porterò con me quanta più gente possibile». Poi, i dipietristi, in prima fila «per confermare il nostro no convinto alla privatizzazione dell’acqua e al ritorno del nucleare in Italia. Questo grande corteo rappresenta tutti quei cittadini che ritengono necessario difendere un bene pubblico dagli interessi delle lobby».
Armati di bandiere verdi e di numerosi cartelloni un gruppo di studenti libici dell'università di Perugia e alcune delle hostess che incontrarono Muammar Gheddafi durante le recenti visite in Italia sono scesi in piazza per dire «no alle bombe umanitarie, sì al dialogo» e per urlare a gran voce che «l'Occidente vuole solo il petrolio libico».
Fonte: www.lastampa.it
26 marzo 2011