Accordo vicino?


Paola Caridi - invisiblearabs.com


Sia la stampa israeliana sia quella palestinese usa gli stessi termini, per descrivere lo stato dell’arte dei negoziati in corso per una tregua (o meglio, per una calma, per una tahdiyya) a Gaza.


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Accordo vicino?

"Molto vicino". Sia la stampa israeliana sia quella palestinese usa gli stessi termini, per descrivere lo stato dell'arte dei negoziati in corso per una tregua (o meglio, per una calma, per una tahdiyya) a Gaza. Il premier del governo di Hamas che controlla la Striscia, Ismail Haniyeh, ha spiegato il perché dell'ottimismo che circola da ieri sera. Israele ha accettato di staccare il negoziato sulla tregua da quella sullo scambio dei prigionieri: una richiesta di Hamas, sostenuta dagli egiziani, e alla quale dovrebbe aver dato una mano anche la lettera autografa del caporale Gilad Shalit alla famiglia, recapitata attraverso i buoni uffici del Centro Carter. Israele voleva invece legare la liberazione di Shalit alla proclamazione della tahdiyya. Hamas non voleva cedere.
La distinzione tra i due dossier (tregua e prigionieri), dunque, era l'ostacolo più importante da superare, dopo un primo risultato (quasi) positivo nell'ultima fase dei colloqui. Ora si tratta di aspettare, per capire come realmente andrà a finire. Se tutto andasse verso un accordo, Hamas e le fazioni armate di Gaza dovrebbero dichiarare la calma, e poi – da lì – dovrebbe iniziare l'altro negoziato, e soprattutto definirsi la lista dei prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane da liberare. Il loro numero si dovrebbe aggirare verso i 400, ma il vero nodo è quello dei nomi. I principali leader di Hamas che hanno a che fare con la tregua di Gaza, soprattutto Moussa Abu Marzouq da Damasco, sono oggi al Cairo per decidere se accettare le controproposte israeliane.

Intanto, Mahmoud Abbas ha inviato a Gaza dirigenti di Fatah per relazionare i compagni di partito nella Striscia su quello che sta succedendo attorno a un altro tavolo: il tavolo della riconciliazione nazionale palestinese. E' la prima volta che accade da un anno a questa parte, e cioè da quando Hamas – proprio il 15 giugno del 2007 – prese il controllo di Gaza dopo una settimana di scontri sanguinosi che lasciarono sul terreno morti e feriti, e determinarono la cocente sconfitta dei falchi in armi di Fatah, quelli guidati da Mohammed Dahlan. Ora, dirigenti di Fatah vanno a parlare con quella parte di Fatah rimasta a Gaza, e sarà interessante vedere – anche in questo caso – come andrà a finire un tentativo di dialogo che per la prima volta riprende un minimo di sostanza.

Fonte blog di Paola Caridi

16 giugno 2008 

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