Accordo su nucleare iraniano non allontana una nuova


Michele Giorgio, Il Manifesto


Israele non rinuncia all’opzione militare contro l’Iran, ha messo in chiaro il ministro dell’intelligence Yuval Steinitz.


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benjaminnetanyahuthumb

 

Occorre non farsi troppe illusioni. Il successo del negoziato a Losanna tra il gruppo del 5+1 e Tehran e l’accordo finale, ormai a portata di mano, da siglare entro la fine di giugno, non contribuiranno ad allontanare la possibilità di una nuova e più devastante guerra in Medio Oriente. Le importanti concessioni fatte dall’Iran – che in cambio della fine delle sanzioni economiche e diplomatiche ha accettato di arricchire l’uranio in un solo impianto (Natanz) – non placheranno chi mira a mantenere il controllo strategico della regione. Israele boccia l’accordo e, lo ha ripetuto anche ieri, non rinuncia all’opzione militare, ossia ad un attacco aereo contro le centrali atomiche iraniane. E le petromonarchie del Golfo, con in testa l’Arabia saudita, ora si lanceranno in una corsa al nucleare. Il Pakistan, che vive anche di aiuti economici sauditi, presto potrebbe realizzare il desiderio dell’alleata Riyadh di aprire impianti per la produzione di energia atomica. Mentre ieri dalla Svizzera giungevano le prime indiscrezioni sull’accordo quadro raggiunto dal 5+1 e l’Iran, il ministro israeliano dell’intelligence,Yuval Steinitz, stretto collaboratore del premier Netanyahu, ha proclamato che Israele deve contrastare ogni minaccia facendo ricorso alla diplomazia e all’intelligence ma – ha poi aggiunto perentorio – «se non abbiamo altra scelta…l’opzione militare è sul tavolo». Il ministro ha ricordato che il premier Benyamin Netanyahu «ha detto chiaramente che non consentirà che l’Iran diventi una forza nucleare». Quindi ha messo in chiaro che gli Stati Uniti non potranno fermare Israele se il suo Paese sceglierà «l’opzione militare». Per questo ha fatto riferimento all’attacco israeliano contro il reattore nucleare di Osirak in Iraq nel 1981. «Quella operazione non fu effettuata in accordo con gli Stati Uniti», ha ricordato Steinitz per enfatizzare che Israele si tiene le mani libere.

 

Sarà decisivo l’atteggiamento degli Stati Uniti. L’Amministrazione americana ha voluto l’intesa con l’Iran ma Barack Obama resterà meno di due anni alla Casa Bianca. E se oltre al Congresso i Repubblicani conquisteranno anche la presidenza, il partito del pugno di ferro diventerà ancora più forte e pericoloso. Peraltro, alcuni degli “ideologi” della passata Amministrazione Bush, sono improvvisamente riemersi dall’oblio in cui erano precipitati in questi ultimi anni per tornare a battere sul tamburo dell’interventismo. Uno di essi, John Bolton, qualche giorno fa sul New York Times, ha lanciato chiaro un appello alla guerra come unica soluzione. Bolton, che più di ogni altro incoraggiò George W. Bush «ad esportare la democrazia» nel “Grande Medio Oriente” con le bombe sganciate dai cacciabombardieri, ha scritto che «l’inevitabile conclusione è che l’Iran non rinuncia al suo programma nucleare» e che le sanzioni economiche non sono riuscite e non riusciranno ad impedire lo sviluppo delle infrastrutture atomiche di Tehran. La verità, ha affermato, è che «solo l’azione militare, come i passati attacchi di Israele sui reattori nucleari in Iraq e Siria può ottenere ciò che è necessario». Bolton si è detto certo che gli Stati Uniti sono in grado di fare un lavoro approfondito di distruzione ma anche Israele, da solo, «può realizzare ciò che è necessario, in modo da guadagnare tre-cinque anni di lavoro per un cambio di regime a Tehran».

 

Determinante per chi non abbandona l’idea di una soluzione militare alla “questione Iran”, sarà anche l’atteggiamento delle monarchie e dei regimi sunniti. Eyal Zisser, opinionista di Israel HaYom, quotidiano vicino al primo ministro Netanyahu, sottolinea il giudizio totalmente negativo che Israele e i Paesi del Golfo hanno nei confronti della linea dell’Amministrazione Obama di andare all’accordo con l’Iran. Le monarchie arabe, prevede Zisser, non accetteranno di avere l’Iran come parte della soluzione della crisi mediorientale. Per questo mondo arabo, scrive, i gruppi terroristici sono una minaccia ma per loro l’Iran è una «minaccia esistenziale». I leader arabi, prevede Zisser, «sono disposti a prendere l’iniziativa e a resistere alla sfida iraniana…Questo – conclude – è uno sviluppo molto positivo per Israele».

 

Fonte: http://nena-news.it/

3 aprile 2015

 

 

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