Abu Omar, Cassazione ordina nuovo processo per Pollari e Mancini (ex Sismi)
Giovanna Trinchella - ilfattoquotidiano.it
Confermate le condanne per i 23 agenti della Cia che secondo l’accusa avevano portato a termine la “rendition” con l’aiuto dei servizi segreti italiani. L’ex numero uno degli 007: “Mi ordinarono di opporre il segreto di Stato”. Il procuratore Spataro: “Non può essere causa di impunità”
La Corte di Cassazione ha deciso un nuovo processo per gli ex vertici del Sismi, Nicolò Pollari e Marco Mancini – che erano stati prosciolti dai giudici per l’apposizione del segreto di stato nell’ambito della vicenda del sequestro dell’imam egiziano Abu Omar sequestrato a Milano il 17 febbraio 2003. Devono essere quindi riprocessati, dalla Corte di Appello di Milano. Confermate le condanne per i 23 agenti della Cia che secondo l’accusa avevano portato a termine la “rendition” con l’aiuto di dei servizi segreti italiani e anche un sottoufficiale del Ros.
Per il sequestro di Hassan Mustafa Osama Nasr, portato via da Milano tramite la base di Aviano e quindi in Germania per essere consegnato all’Egitto, dovranno essere nuovamente giudicati altri tre appartenenti all’ex Sismi Giuseppe Ciorra, Luciano Di Gregori e Raffaele Di Troia. Secondo i giudici della quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ci sono perplessità sull’apposizione segreto di Stato così come è stato interpretato nel processo d’appello davanti alla Corte di Milano il 15 dicembre 2010. Piazza Cavour, dopo otto ore di camera di consiglio, ha inoltre rese definitive le condanne per gli 007 statunitensi. La condanna più alta è quella inflitta al capo Robert Lady Seldon. La Suprema Corte, inoltre, ha convalidato la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione per l’ex responsabile dell’archivio Sismi Pio Pompa e per Luciano Seno. I 23 agenti della Central Intelligence Agency sono latitanti e sono stati giudicati in contumacia. La loro difesa è stata garantita da avvocati d’ufficio. Nel caso di Seldon addirittura c’è stato il rifiuto a difendersi perché non veniva riconosciuta l’autorità giudiziaria italiana. Nei confronti di Lady è attivo il provvedimento di sequestro di una sua abitazione, sul lago, in Piemonte. Adesso, dopo questo verdetto, il ministero della Giustizia – a quanto si è appreso da fonti legali – dovrà richiedere l’estradizione, in Italia, degli 007 americani.
Anche il pg di Cassazione Oscar Cedrangolo con la sua requisitoria dello scorso luglio, aveva, oltre a sollecitare un nuovo invio degli atti alla Corte Costituzionale affinché chiarisse i limiti del segreto di Stato, chiesto in subordine l’annullamento con rinvio della sentenza nei confronti degli ex vertici del Sismi perché, a suo parere, vi sarebbero elementi di prova non coperti dal segreto di Stato che testimoniano la loro responsabilità nei fatti. Già in primo grado il giudice di Milano Oscar Magi aveva inviato tutti gli atti alla Consulta perché stabilisse se sul caso fosse stato apposto il segreto di Stato. Nel carteggio tra la Procura di Milano – a coordinare l’inchiesta gli aggiunti Ferdinando Pomarici e Armando Spataro – e la presidenza del Consiglio i magistrati avevano evidenziato molta confusione sulla questione. Comunque sia il governo Prodi sia il governo Berlusconi aveva scritto che il segreto c’era. Lo stesso Pollari, nel luglio del 2006 in un drammatico interrogatorio a Milano, si era rifiutato di rispondere alle domande dei pubblici ministeri sollevando il segreto.
Il processo di primo grado, dopo l’invio degli atti alla Corte Costituzionale, era stato quindi fermo molti mesi. La Consulta aveva quindi emesso una sentenza che aveva imposto al primo giudice la condanna degli americani e il non luogo a procedere per gli italiani. Gli unici a patteggiare – in fase preliminare – erano stati il sottuffuciale del Ros Luciano Pironi, detto Ludwing, (che aveva aiutato gli americani a caricare Abu Omar sul furgone bianco che lo portò via da Milano) e il giornalista Renato Farina, detto fonte “Betulla”, che informava i vertici del Sismi dell’indagine milanese. L’appello aveva quindi confermato il giudizio di primo. Oggi il colpo di scena e una storia forse il cui finale è ancora da scrivere.
“Sono sorpreso. Sulla vicenda Abu Omar ho opposto il segreto di Stato, poi sempre confermato dai vari governi, perché tali esecutivi mi ordinarono di opporlo”. Nicolò Pollari, già direttore del Sismi (Servizi segreti militari), commenta così la decisone della Cassazione. “Ribadisco che sia il Sismi sia il sottoscritto sono totalmente estranei a questa vicenda – rimarca Pollari- e che questa estraneità è provata nei documenti coperti da segreto di Stato ma che sussistono ragioni delle quali non posso disporre, perché ne dispone il presidente del Consiglio, per le quali mi è stato ordinato e ribadito sempre di opporre il segreto di Stato, non avendo io alcun interesse personale ad opporre tale segreto ma rispettando sempre le direttive del governo in conformità agli obblighi che mi derivano dalla legge. E’ sorprendente che persone del tutto estranee a questa questione, ma che in ragione del loro ufficio sono costrette a rispettare gli ordini che legalmente sono stati ad essi impartiti, non solo debbano essere assoggettati a processo ma debbano poi difendersi quasi si trattasse di fatti e problemi di ordine personale. Un dipendente pubblico -conclude Pollari- ha il dovere di rispettare la legge; la legge ha il dovere di far sì che il dipendente pubblico, corretto e rispettoso della legge stessa, non abbia ad affrontare situazioni di questo genere che non esito a definire oltre che paradossali, anche assai gravi”.
“La sentenza è importante – spiega al fattoquotidiano.it Armando Spataro – perché conferma la ricostruzione dei fatti come accertati dall’inchiesta. Un fatto importante, di rilievo anche per quella che è stata la lotta al terrorismo. E’ stato accolto il ricorso presentato dal sostituto procuratore generale De Petris per cui il segreto di Stato non può costituire una causa di impunità. Il giudice deve poter accertare ogni elemento. Aspettiamo le motivazioni della Cassazione e speriamo che la Corte d’Appello lo celebri celermente. Nelle motivazioni di quel verdetto si ribadiva il concetto ‘nonostante le prove esistenti’. E’ importante anche ricordare che ben cinque ministri della Giustizia (Castelli, Mastella, Scotti, Alfano, Palma) non hanno dato seguito alla richiesta di estradizione per gli americani. Neanche ci hanno risposto. Ora vedremo cosa succedeva con la sentenza definitiva”
Fonte: ilfattoquotidiano.it
20 settembre 2012