Abidjan: cessate il fuoco e negoziati per “resa” Gbagbo


Misna


I negoziati sono in corso per definire i termini dell’uscita di scena. Da Parigi, ma anche dall’Onu e da Washington aumentano le pressioni diplomatiche sul presidente uscente, al potere dal 2000.


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Abidjan: cessate il fuoco e negoziati per "resa" Gbagbo

“Qui a Cocody, sede della residenza di Laurent Gbagbo e della televisione di stato, la situazione è calma dal primo pomeriggio. Colleghi contattati nel quartiere del Plateau, dove si trova il palazzo della presidenza, mi hanno confermato che anche lì i combattimenti sono interrotti da alcune ore. Sembra vigere un cessate il fuoco mentre negoziati sarebbero in corso per definire i termini dell’uscita di scena di Gbagbo” dice alla MISNA André Banhouman Kamaté, presidente della Lega ivoriana dei diritti umani (Lidh), precisando che le uniche informazioni a disposizione sono quelle diffuse dalla Televisione Costa d’Avorio (Tci) del presidente eletto Alassane Ouattara dopo la distruzione dell’antenna trasmettitrice della ‘Radiotelevisione ivoriana’ (Rti) da parte degli aerei francesi.

Da Parigi, ma anche dall’Onu e da Washington aumentano le pressioni diplomatiche sul presidente uscente, al potere dal 2000: chiedono a Gbagbo di “firmare un documento nel quale si impegni a rinunciare al potere e a riconoscere Ouattara come presidente”, fornendo garanzie per l’incolumità fisica del capo di stato uscente e della sua famiglia, che dovrebbero passare sotto la protezione dei caschi blu dell’Onuci.

“L’obiettivo della Francia è quello di far rispettare il diritto internazionale. Ora dobbiamo guardare avanti, al futuro del paese, alla sua ricostruzione nella pace e la prosperità” ha detto il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, mentre il suo collega della Difesa, Gérard Longuet, ha assicurato che “la crisi si sbloccherà nelle prossime ore”.

Dopo le critiche di alcuni paesi africani, come il Sudafrica, e europei, come la Russia, per i bombardamenti operati dagli aerei di Parigi e da quelli dell’Onu, a sostegno del loro intervento militare si è schierata la Nigeria. Secondo la diplomazia di Abuja, l’Onuci e la missione ‘Licorne’ hanno agito in difesa di “civili innocenti” e nella cornice di quanto previsto dalla risoluzione 1975, approvata il 30 marzo dal Consiglio di sicurezza. Nei bombardamenti sarebbero stati distrutti una decina di blindati, quattro cannoni anti-aerei delle forze di Gbagbo; è stata anche colpita l’antenna della ‘Rti’ nel quartiere residenziali di Cocody, dove ha sede l’ambasciata di Francia.

Il presidente americano Barack Obama ha anche espresso la sua “profonda preoccupazione” per i massacri di civili perpetrati la scorsa settimana nell’ovest del paese, in particolare a Duékoué, dove decine di migliaia di sfollati interni hanno trovato ospitalità.

“E’ ancora presto per conoscere la dinamica e la verità su quanto accaduto a Duékoué: autori delle violenze e violazioni potrebbero essere stati miliziani liberiani che hanno finora combattuto al soldo di Gbagbo” dice alla MISNA una fonte locale che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, aggiungendo che “in un momento di grande difficoltà per la sopravvivenza stessa è anche probabile che alcune comunità, da tempo rivali, si siano scontrate in una sorta di resa dei conti”. Nei giorni scorsi l’Onu aveva denunciato 330 “esecuzioni extragiudiziali”, accusando entrambe le parti in lotta, mentre oggi il vice-segretario generale delle Nazioni Unite Valérie Amos ha annunciato la scoperta di una fossa comune dove sarebbero stati accatastati 200 cadaveri. Testimonianze raccolte dalla MISNA nei giorni della celere avanzata verso Abidjan delle Forze repubblicana di Ouattara non avevano denunciato particolari violenze ma piuttosto saccheggi e furti. Un rifugiato ivoriano in Liberia, Simon Taye,  in una testimonianza alla MISNA ha invece raccontato che le forze di Ouattara “hanno ucciso mia sorella di 16 anni davanti ai miei occhi, hanno cominciato a bruciare case e granai”.

Fonte: www.misna.org

5 aprile 2011

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