Abbas: Onu riconosca Palestina. Netanyahu lancia allarme atomica Iran


lapresse.it


Dopo il tentativo fallito dello scorso anno di vedere la Palestina riconosciuta dal Consiglio di sicurezza come Stato membro dell’Onu a tutti gli effetti, Abbas ha annunciato che ci riproverà.


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Occhi puntati sul Medioriente alla 67esima Assemblea generale delle Nazioni unite. Nella sessione di oggi, l’attenzione maggiore era infatti per gli interventi, a distanza ravvicinata, del presidente palestinese Mahmoud Abbas e del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Se il primo si è scagliato, una volta di più, sulle politiche degli insediamenti di Israele e ha annunciato che tornerà a chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina all’Onu nei prossimi mesi, Netanyahu ha lanciato l’allarme sul programma nucleare iraniano che, a suo avviso, porterà Teheran a dotarsi dell’atomica entro la prossima estate.

IL SOGNO DI UNO STATO DI PALESTINA. Dopo il tentativo fallito dello scorso anno di vedere la Palestina riconosciuta dal Consiglio di sicurezza come Stato membro dell’Onu a tutti gli effetti, Abbas ha annunciato che ci riproverà. Senza specificare quando, il presidente palestinese rivolgendosi all’Assemblea ha spiegato che sono in corso “intense consultazioni con varie organizzazioni regionali e Stati membri” per portare avanti il nuovo obiettivo. La richiesta, che secondo alcuni funzionari palestinesi sarà formalizzata il 29 novembre, potrà tuttavia consentire alla Palestina di ottenere al massimo lo status di Paese non membro. La nuova domanda, ha specificato Abbas, non “sta cercando di delegittimare Israele”. Dopo il tentativo dello scorso anno, ha proseguito il presidente palestinese, “si è sollevato un grande e ostile tumulto da parte di alcuni contro questo passo politico, diplomatico e pacifico, volto a salvare il processo di pace”. Questo tentativo, ha aggiunto, “è abortito, nonostante il fatto che una stragrande maggioranza dei Paesi del mondo supportasse, e continui a supportare, la nostra richiesta”. Il presidente palestinese ha quindi ricordato l’ingresso nell’Unesco e l’impegno all’interno dell’organizzazione che la Palestina svolge “con responsabilità e professionalità”.

INSEDIAMENTI SONO PULIZIA ETNICA. Il discorso del leader dell’Anp si è poi concentrato sulla politica degli insediamenti portata avanti dal governo di Tel Aviv. Gli sviluppi dell’anno passato, ha dichiarato Abbas, “hanno confermato ciò su cui noi abbiamo sollevato l’attenzione in modo persistente: il pericolo catastrofico degli insediamenti israeliani razzisti sul nostro Paese, la Palestina”. Quella degli insediamenti, ha aggiunto, “è una campagna di pulizia etnica contro il popolo palestinese attraverso la demolizione delle loro case e l’impedimento delle loro costruzioni”. Abbas ha quindi citato, tra gli altri affronti di Israele, “la revoca dei diritti di residenza (dei palestinesi, ndr), la negazione dei servizi di base, specialmente per quel che riguarda la costruzione delle scuole, la chiusura delle istituzioni, e l’impoverimento della comunità di Gerusalemme tramite l’assedio del muro e posti di blocco che stanno soffocando la città”.

ISRAELE MINACCIA ESISTENZA ANP. Un grido di allarme è stato poi lanciato dal presidente per l’esistenza stessa dell’Autorità nazionale palestinese. La politica di Israele, ha affermato Abbas, è volta “a indebolire l’Anp, minando la sua capacità di portare avanti le sue funzioni e di rispettare i suoi obblighi”, e minaccia “di colpire la sua stessa esistenza”. Il leader palestinese ha quindi chiesto agli altri Paesi un aiuto per evitare una nuova “catastrofe”, una “nuova Nakba” in Palestina. “Sostenete la realizzazione di un libero e indipendente Stato di Palestina ora. Lasciate che la pace vinca, prima che sia troppo tardi”, ha concluso.

NETANYAHU: DIFFAMAZIONE NON RISOLVE CONFLITTO. Alle affermazioni del leader palestinese, Benjamin Netanyahu, che ha parlato poco dopo davanti all’Assemblea, ha risposto seccamente. “Non risolveremo il nostro conflitto con discorsi diffamatori alle Nazioni unite”, ha ribattuto, facendo riferimento principalmente alle parole sulla pulizia etnica.

IRAN AVRA’ BOMBA ENTRO L’ESTATE. L’attenzione maggiore del premier israeliano è stata però per il programma nucleare di Teheran che, a suo avviso, avrebbe quasi completato la prima fase dell’arricchimento dell’uranio. “L’Iran – ha detto, mostrando alla platea un cartello esplicativo – è al 70 per cento della strada” e già entrato “nella seconda fase. Entro la prossima estate avrà finito l’arricchimento medio e si starà muovendo verso la fase finale”. Da lì, ha continuato Netanyahu, “mancheranno solo più poche settimane” prima che l’Iran “abbia arricchito abbastanza uranio per la bomba”.

ISRAELE CHIEDE LINEA ROSSA. Secondo Netanyahu ormai sta diventando “tardi, troppo tardi” per fermare la minaccia nucleare di Teheran, e il mondo deve delineare una chiara “linea rossa” per fermare l’Iran. “Le linee rosse – ha aggiunto il premier – non portano alla guerra. Le linee rosse prevengono le guerre”. Nelle ultime settimane, gli ufficiali israeliani hanno più volte messo in guardia sul fatto che, se il programma di arricchimento dell’uranio iraniano continuerà, questo potrebbe presto portare a un attacco militare unilaterale, andando anche al di là delle volontà degli Stati Uniti. Israele considera una minaccia alla sua esistenza un Iran armato con dispositivi nucleari, considerati la sua negazione dell’Olocausto, i suoi appelli alla distruzione di Israele, lo sviluppo di missili capaci di colpire il territorio israeliano, il suo sostegno a gruppi militanti arabi. Visto questo record di aggressività iraniana senza atomica, ha concluso Netanyahu, “immaginate come sarà con le armi nucleari”.

Fonte: http://www.lapresse.it
27 Settembre 2012

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