A Comiso per fermare chi vuole cancellare la memoria di Pio La Torre


Onofrio Dispenza


La lotta alla mafia e la lotta per la pace e la distensione. Pio La Torre aveva capito che i due impegni erano sulla stessa strada della costruzione di uno Stato pienamente democratico.


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A Comiso per fermare chi vuole cancellare la memoria di Pio La Torre

La Sicilia comprese appieno il valore del lavoro di Pio La Torre quel giorno triste e tragico del lontano 1982."Hanno ammazzato Pio La Torre". Quando arrivò la notizia, ci ritrovammo vicino alla caserma Turba. L'auto, Pio La Torre senza vita, e al suo fianco l'amico Rosario Di Salvo che lo accompagnava anche oltre la vita. La mafia e quei poteri che la mafia è sempre pronta a raccogliere, servire, unificare nei progetti criminali ed eversivi, avevano avuto paura. Paura per quello che La Torre aveva mobilitato a Comiso, paura e vendetta per quello che La Torre aveva saputo fare ancora prima,  quando  in Sicilia pesante era divenuto il tallone del soppruso sulle fasce più deboli della società. Un nemico antico, dunque,  per la mafia e soci. Pio La Torre aveva mobilitato uomini e donne nei campi. Aveva visto sventolare le bandiere nelle mani dei contadini con le scarpe"incretate"dalla pioggia dell'inverno e negli uomini scavati in viso dal sole dell'estate, con a fianco le donne pronte a lenire la loro sete. Dalle lotte contadine alla lotta lunga ed esaltante perché Comiso fosse principio di sviluppo economico sociale e civile, non elemento di tensione. Bandiere di libertà nei campi, bandiere di libertà attorno a quell'aeroporto che rischiava di fare della Sicilia il crocevia di tensioni politiche internazionali più alte e più pericolose. E a Comiso come sui campi, l'ombra di Cosa Nostra, gli appalti, i soldi che mettono in fila i voti. E su Comiso e per Comiso, La Torre aveva saputo raccogliere attorno a se un arco di forze vasto, che si sarebbe trasformato in ipotesi politica, in alleanza possibile per la democrazia. La Torre – come ha ricordato Napolitano – aveva favorito il nascere di un comune sentire e di movimenti unitari che avrebbero  rinsaldato la trama della democrazia. In questi giorni lo ha ricordato Belle Lumia, allora giovane cattolico. Ha ricordato  l'incontro con quel vecchio militante comunista, le ragioni della sua lotta, l'analisi sulle prospettive di quella battaglia comune capace di convincere lui e tanti altri. C'era spazio e necessità per camminare assieme nella Storia.

Ventisette anni dopo, ancora a Comiso, dopo le migliaia di firme sull'appello di Articolo21. Un legame ideale con quel milione di firme che accompagnò lo sforzo di La Torre e di chi si unì a lui, per Comiso.Ventisette anni dopo in tanti, con il segretario del Partito Democratico, Veltroni, con Articolo21 e Beppe Giulietti. Da Roma, il messaggio di Napolitano dovrebbe fare arrossire il sindaco di AN che vorrebbe storpiare la storia, cancellando il nome di La Torre dall'aeroporto.

Nelle parole di Veltroni torna il valore della lotta alla mafia:"La lotta a Cosa Nostra non è di parte, deve impegnare tutti". Un tema che Veltroni aveva imposto, nel silenzio degli altri, nell'ultima campagna elettorale, in Sicilia come in  Calabria e in Campania.

La lotta alla mafia e la lotta per la pace e la distensione. Pio La Torre aveva capito che i due impegni erano sulla stessa strada della costruzione di uno Stato pienamente democratico.

"Non è pensabile che un sindaco, sulla base di sondaggi, abbia deciso di cancellare il nome di un uomo che ha peduto la vita per combattere la mafia", dice Veltroni a Comiso."Questo la dice tutta sull'Italia di oggi, su chi governa", aggiunge il leader democratico, con amarezza.

L'11 ottobre si chiude. Domani sarà più difficile armarsi di spugna per cancellare un'altra pagina di storia.

Fonte: Articolo21

12 ottobre 2008

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