A che servono le Forze Armate, oggi?
Flavio Lotti
L’apparato di 186.668 soldati delle forze armate italiane non serve piú alla difesa della patria. Lo stesso senso della guerra è cambiato.
A che servono le Forze Armate? L'apparato di 186.668 soldati delle forze armate italiane non serve piú alla difesa della patria. Non c'è un solo soldato a guardare le frontiere e non si sa neppure da chi e da dove venga la vera minaccia. Lo stesso senso della guerra è cambiato. Si combatte per i cicli produttivi: in tutto il globo e senza fine. Gli eserciti ne escono trasformati. Ai soldati di leva si affiancano i professionisti, ai militari i civili: mercenari o contractors. A che servono allora le Forze Armate italiane?
In questi giorni è in libreria un nuovo libro del Generale Fabio Mini, intitolato “Soldati”. Dall'interno della macchina militare una lucida testimonianza che ricostruisce il profilo del soldato nell'età della guerra umanitaria. Demistificando l'equivoco del soldato di pace – che di fatto partecipa a missioni nelle quali può comunque morire perché gli altri sono in guerra – il racconto di Fabio Mini è un'inconsueta radiografia degli eserciti sul campo: descrive il funzionamento delle gerarchie in azione nelle missioni all'estero, ma restituisce anche i ritratti di soldati semplici nelle basi in Iraq, in Afghanistan o in Kosovo. Ci sono cuochi e generali, soldati perduti e giustizieri. E ci sono anche i Contractors, figure vecchie e nuove della guerra nell'età del precariato e delle compagnie militari private.
Dice il Generale: “Ho constatato che nel mondo dominato dall'insicurezza, dalla guerra e dalla paura non c'è molto che faccia capire chi sono e cosa rappresentano i soldati. Chi li comanda e chi li sfrutta, chi li impiega e chi ne fa strumento di potere o di propaganda. C'è molta retorica e molta velleità nelle varie tesi pro e contro le forze armate, nella memorialistica di comandanti narcisisti, negli sproloqui sui fondi sempre scarsi e nella critica ideologica, irrazionale di questa componente fondamentale della sicurezza.”
Flavio Lotti