San Francesco ci insegni ad essere strumenti della pace


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“Cessino i conflitti armati che insanguinano la terra”, “tacciano le armi”, e si ascolti il “grido” di chi soffre e muore per il terrorismo e le guerre, specie in Siria, in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente.


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Papa Francesco è arrivato ad Assisi nel giorno di San Francesco in lieve anticipo, poco dopo le 7.30, per un pellegrinaggio di un giorno nella città del patrono d’Italia.

Ad accoglierlo il presidente del Senato Pietro Grasso e il vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino. L’elicottero dell’aeronautica con a bordo il Papa è atterrato nel campo sportivo dell’istituto Serafico per disabili, prima tappa della sua visita. Il Papa è accompagnato dagli otto cardinali del consiglio che si è riunito nei giorni scorsi a Roma per riformare la Curia romana.

Sin dall’alba migliaia di pellegrini, sotto un cielo grigio con sprazzi di pioggia, si sono disposti nei diversi punti che il Papa toccherà nel corso della sua visita.

Papa Francesco si è subito recato nella cappella dell’Istituto Seraphicum, dove ha sostato qualche minuto in preghiera. Poi ha iniziato a salutare i giovani ospiti del centro, che assiste disabili. Per ognuno ha avuto una parola, a ciascuno ha dato un bacio e una carezza.

Sono circa 60 i giovani pluriminorati attualmente assistiti nella casa fondata dal beato Ludovico da Casoria il 17 settembre 1871, in ricordo delle stimmate ricevute da San Francesco, segno della sofferenza di Gesù che si protrae nelle sofferenze dei ragazzi.  Al Seraphicum, Papa Francesco è stato accolto dal nunzio in Italia, monsignor Adriano Bernardini, e dal vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, che gli è poi rimasto accanto durante tutto il tempo, oltre mezz’ora, dedicato a salutare gli ospiti. Alcuni infermieri, mentre Francesco continuava a intrattenersi con i giovani, hanno srotolato un piccolo striscione con scritto “Francesco ripara la mia casa”, che è l’invito che fu rivolto al Poverello dal Crocifisso di San Damiano.

LA VISITA PASSO A PASSO

COL PAPA I CARDINALI CONSIGLIERI
– Gli otto cardinali consiglieri del Papa, che si sono riuniti per la prima volta nei giorni scorsi in Vaticano per riformare la Curia romana, accompagnano il Papa ad Assisi. Nella prima tappa della giornata, l’istituto Serafico, Maradiaga, Gracias, Monsengwo Pasinya, Errazuriz, Bertello, Marx, Pell, O’Malley, accompagnati dal segretario Semeraro, sono seduti in circolo nel presbiterio della cappella della struttura che ospita giovani disabili. Spicca, tra gli altri, Sean O’Malley, arcivescovo cappuccino di Boston, vestito, come è sua consuetudine, con il saio francescano.

GESU’ NASCOSTO NELLE PIAGHE DI QUESTI RAGAZZI – Papa Francesco ha messo completamente da parte il testo preparato per la sua prima tappa ad Assisi, nell’istituto Serafico per giovani disabili, ed ha pronunciato a braccio un discorso incentrato sul dovere dei cristiani di accogliere le “piaghe di Gesù”.
“Noi siamo piaghe Gesù e queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltate e riconosciute”, ha detto il Papa. “Mi viene in mente quando il Signore Gesù andava in cammino con due discepoli tristi (di Emmaus, ndr.) e alla fine ha fatto vedere le sue piaghe e loro hanno riconosciuto”. Il Papa ha poi menzionato il pane dell’eucaristia, “dove lui era lì”. “Mio fratello Domenico”, ha detto prendendo il braccio del vescovo di Assisi Domenico Sorrentino sotto l’abside della cappella del Serafico, “mi diceva che qui si fa l’adorazione: anche questo pane ha bisogno di essere ascoltato perché è Gesù presente e nascosto dietro la semplicità e la mitezza di un pane. E qui – ha proseguito – Gesù è nascosto in questi ragazzi, in questi bambini, in queste persone. Noi cristiani adoriamo la carne di Gesù, in loro troviamo le piaghe di Gesù, Gesù nascosto nell’eucaristia, nascosto in queste piaghe hanno bisogno di essere ascoltati.
Forse ogni tanto si trova sui giornali come notizia, ma quello è un ascolto di uno due tre giorni… Invece loro devono essere ascoltati da quelli che si dicono cristiani. Il cristiano adora Gesù, cerca Gesù, sa riconoscere le piaghe di Gesù. Oggi tutti noi qui abbiamo la necessità di dire che queste piaghe devono essere ascoltate. Ma c’è – ha proseguito il Papa – un’altra cosa che ci dà speranza: Gesù è presente nell’eucaristia, Gesù è presente tra voi, sono le piaghe di Gesù in queste persone. Gesù quando è risorto era bellissimo, non aveva nel suo corpo le ferite, soltanto ha voluto conservare le piaghe e le ha portate in cielo. Le pieghe di Gesù sono qui e sono in cielo davanti al Padre. Noi curiamo le piaghe di Gesù qui e lui dal cielo ci mostra le sue piaghe e ci dica a tutti noi ‘ti sto ascoltando’.
Che Gesù ci dica che queste piaghe sono sue e ci aiuti a dare voce perché noi cristiani le ascoltiamo”. Prima del Papa hanno parlato il sindaco di Assisi, Claudio Ricci (Pdl) e la presidente dell’istituto Francesca Di Maolo.

SCHERZA: PREGATE PER ME… MA A FAVORE, NON CONTRO – Il Papa ha salutato con una battuta un gruppo di fedeli presenti nel cortile dell’istituto Serafico, ad Assisi, prima di lasciare la prima tappa della sua giornata. “Pregate per i ragazzi che sono qui, pregate per chi lavora qui. E – ha aggiunto parlando da una finestra che affaccia sul cortile – pregate anche per me… Ma a favore, non contro!”.

IL TESTO CHE NON HA LETTO 
– Il Papa fa riferimento alla “cultura dello scarto” nel discorso preparato per l’istituto Serafico per giovani disabili, ad Assisi, che ha però deciso di non pronunciare optando per un discorso a braccio. “La società purtroppo – si legge nel testo consegnato dal Papa al vescovo di Assisi Domenico Sorrentino – è inquinata dalla cultura dello ‘scarto’, che è opposta alla cultura dell`accoglienza. E le vittime della cultura dello scarto sono proprio le persone più deboli, più fragili. In questa Casa invece vedo in azione la cultura dell`accoglienza. Certo, anche qui non sarà tutto perfetto, ma si collabora insieme per la vita dignitosa di persone con gravi difficoltà. Grazie per questo segno di amore che ci offrite: questo è il segno della vera civiltà, umana e cristiana! Mettere al centro dell`attenzione sociale e politica le persone più svantaggiate! A volte invece le famiglie si trovano sole nel farsi carico di loro. Che cosa fare? Da questo luogo in cui si vede l`amore concreto, dico a tutti: moltiplichiamo le opere della cultura dell`accoglienza, opere anzitutto animate da un profondo amore cristiano, amore a Cristo Crocifisso, alla carne di Cristo, opere in cui – si legge ancora nel testo scritto – si uniscano la professionalità, il lavoro qualificato e giustamente retribuito, con il volontariato, un tesoro prezioso”.

PAPA LEGGE LETTERA DISABILE ARGENTINO – Papa Francesco, nel suo discorso ufficiale scritto e mai pronunciato durante l’incontro con i malati dell’Istituto Serafico di Assisi, cita Nico, un ragazzo disabile che gli ha scritto una lettera. E la legge: “Caro Francesco: – dice Bergoglio- sono Nicolás ed ho 16 anni; siccome non posso scriverti io (perché ancora non parlo, né cammino), ho chiesto ai miei genitori di farlo al posto mio, perché loro sono le persone che mi conoscono di più. Ti voglio raccontare che quando avevo 6 anni, nel mio Collegio che si chiama Aedin, Padre Pablo mi ha dato la prima Comunione e quest’anno, in novembre, riceverò la Cresima, una cosa che mi dà molta gioia. Tutte le notti, da quando tu me l’hai chiesto, io domando al mio Angelo Custode, che si chiama Eusebio e che ha molta pazienza, di custodirti e di aiutarti. Stai sicuro che lo fa molto bene perché ha cura di me e mi accompagna tutti i giorni!! Ah! E quando non ho sonno… viene a giocare con me!! Mi piacerebbe molto venire a vederti e ricevere la tua benedizione e un bacio: solo questo!! Ti mando tanti saluti e continuo a chiedere ad Eusebio che abbia cura di te e ti dia forza. Baci. NICO”. “In questa lettera,- continua Bergogli- nel cuore di questo ragazzo c’è la bellezza, l’amore, la poesia di Dio. Dio che si rivela a chi ha il cuore semplice, ai piccoli, agli umili, a chi noi spesso consideriamo ultimi, anche a voi, cari amici: quel ragazzo quando non riesce ad addormentarsi gioca con il suo Angelo Custode; è Dio che scende a giocare con lui”.

PAPA AL SANTUARIO DI SAN DAMIANO  – Il Papa si è spostato in jeep, tra gli applausi della folla di pellegrini, fedeli e turisti che si trovano lungo la città di Assisi, dall’istituto Serafico per i giovani disabili al santuario di San Damiano. Papa Francesco viene accolto dal ministro generale dell`ordine francescano dei frati minori, Michael A. Perry, e dalla comunità religiosa del convento. Nella chiesa il Papa sosta in preghiera in privato. Quindi si reca in auto al vescovado.

NELLA SALA DELLA SPOLIAZIONE – “La Chiesa, tutti noi, deve spogliarsi della mondanità, che la porta a vanità, orgoglio e idolatria”. Così Papa Francesco nella Sala della spoliazione di Assisi, dove San Francesco si spogliò degli averi. Il Papa ha definito la mondanità “lebbra” e “cancro” della società.

“Come ha detto il fratello vescovo – ha detto il Papa facendo riferimento a quanto appena affermato dal vescovo di Assisi Domenico Sorrentino – che è la prima volta che un Papa in 800 anni viene qui (nella sala della spogliazione, ndr.). Nei giorni scorsi – ha proseguito il Papa mettendo completamente da parte il discorso che aveva preparato – sui giornali si facevano fantasie: il Papa andrà a spogliare la Chiesa, spoglierà gli abiti dei vescovi e dei cardinali, si spoglierà se stesso… Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi: ma la Chiesa siamo tutti, dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti dobbiamo andare sulla strada di Gesù, che ha fatto una strada di spogliazione, è diventato servo, servitore, ha voluto essere umiliato fino alla croce, e se noi vogliamo essere cristiani non c’è un’altra strada. Possiamo fare un cristianesimo un po’ umano? Senza croce, senza Gesù, senza spogliazione? Diventeremmo cristiani di pasticceria, con belle torte, belle cose dolci, ma non cristiani davvero. Qualcuno – ha proseguito il Papa – dice: ma di cosa deve spogliarsi la Chiesa? Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti, il :ericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo, la mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio: questo è un idolo, non Dio, è l’idolatria, il peccato più forte. Quando i media parlano della Chiesa credono che la Chiesa sono i preti, le suore, i vescovi, i cardinali e il Papa. Ma la chiesa siamo tutti noi e tutti noi dobbiamo svuotarci di questa mondanità, lo spirito contrario allo spirito delle beatitudini. La mondanità ci fa male. E’ tanto triste trovare un cristiano mondano, sicuro secondo lui di quella sicurezza che gli dà il mondo. Non si può lavorare dalle due parti. La Chiesa, tutti noi, deve spogliarsi della mondanità, che la porta a vanità, orgoglio e idolatria. Gesù stesso diceva che non si può servire due padroni: o dio o il denaro. E’ triste cancellare con una mano quello che scriviamo con l’altra. Il Vangelo è Vangelo. Dio è l’unico, Gesù si è fdatto servitore di noi e lo spirito del mondo non c’entra”.

“Quando Francesco qui ha fatto quel gesto di spogliarsi – ha concluso il Papa – era un ragazzo giovane: è stato la forza di Dio che lo ha spinto a fare questo. Oggi qui chiediamo la grazia per tutti i cristiani: il Signore ci dia a tutti noi il coraggio di spogliarci, spogliarci dello spirito del mondo, che è la lebbra, il cancro della società, il nemico di Gesù”.

CRISTIANI DI PASTICCERIA – “Non possiamo fare un cristianesimo più umano, senza croce o senza Gesù, senza spoliazione: così diventeremmo cristiani di pasticceria, delle cose dolci bellissime ma non cristiani davvero”. “Questa – continua Bergoglio- è una buona occasione per fare un invito alla chiesa a spogliarsi, ma la chiesa siamo tutti, dal primo battezzato, tutti siamo chiesa e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù che è nato e ha voluto essere umiliato fino alla croce e se noi vogliamo esse cristiani non c’è un’altra strada”. “Ma di cosa deve spogliarsi la chiesa? – si chiede l’argentino- Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo che minaccia ogni persona nella chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. E questo è un idolo non è dio. E l’idolatria e il peccato più forte”.

IL GIORNO DEL PIANTO PER LE VITTIME DEL NAUFRAGIO
– “Oggi è un giorno di pianto, queste cose le fa lo spirito del mondo”. Così Papa Francesco ha parlato della tragedia di Lampedusa, nel corso della sua visita alla sala della spogliazione di Assisi, criticando il “mondo selvaggio” a cui non importa, tra l’altro, se “tanta gente fugge dalla schiavitù, dalla fame, cercando la libertà” e “trovano la morte come è successo ieri a Lampedusa”.

“Tanti di voi – ha detto Papa Francesco rivolgendosi al gruppo di poveri assistiti dalla Caritas presenti nella sala dove San Francesco si spogliò dei suoi averi – siete stati spogliati da questo mondo selvaggio che non dà lavoro, che non aiuta, a cui non importa se ci sono bambini che muoino di fame nel mondo, se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare il pane a casa, a cui non importa che tanta gente fugge dalla schiavitù, dalla fame, cercando la libertà: con quanto dolore vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa. Ma oggi – ha detto il Papa – è un giorno di pianto, queste cose le fa lo spirito del mondo. E’ proprio ridicolo – ha proseguito Bergoglio che ha centrato il suo discorso sulla necessità che la Chiesa si spogli della mondanità – che un cristiano, un prete, una suora, una vescovo, un cardinale, un Papa vogliono andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide l’anima, le persone, la Chiesa”.

IL PAPA IN GINOCCHIO SU TOMBA SAN FRANCESCO – Papa Francesco nella cripta della basilica di San Francesco ad Assisi, si è inginocchiato in preghiera dinanzi alla tomba del santo, Prima di inginocchiarsi, il Papa ha posto un mazzo di fiori sull’altare.

LA MESSA DAVANTI BASILICA SAN FRANCESCO – E’ iniziata la messa celebrata da Papa Francesco nel piazzale antistante la basilica di San Francesco ad Assisi. Sul sagrato migliaia di fedeli. Tra questi anche il presidente del Consiglio Enrico Letta. Il vescovo Sorrentino ha rivolto il saluto a Bergoglio da parte sua e della città.

“Pace e bene a tutti”. All’inizio dell’omelia nella messa sulla piazza della basilica di Assisi, il Papa ha voluto rivolgersi ai presenti “con questo saluto francescano”.

STRUMENTI DI PACE  – San Francesco ci insegni “ad essere ‘strumenti della pace’, della pace che ha la sua sorgente in Dio, la pace che ci ha portato il Signore Gesù”. E’ l’invocazione lanciata dal Papa durante la messa ad Assisi. Francesco, ha detto, ci testimonia che “chi segue Cristo, riceve la vera pace, quella che solo Lui, e non il mondo, ci può dare”. “San Francesco viene associato da molti alla pace, ed è giusto, ma pochi vanno in profondità”, ha detto il Pontefice. “Qual’è la pace che Francesco ha accolto e vissuto e che ci trasmette? – ha continuato – Quella di Cristo, passata attraverso l’amore più grande, quello della Croce”. Secondo Bergoglio, “la pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo san Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo- Anche questo non è francescano, ma è un’idea che alcuni hanno costruito”. “La pace di san Francesco è quella di Cristo, e la trova chi “prende su di sé” il suo “giogo”, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato – ha spiegato -. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo con mitezza e umiltà di cuore”.

NON SIAMO STRUMENTI DI DISTRUZIONE  – “Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione!”. E’ l’appello per la difesa del creato lanciato dal Papa durante la messa ad Assisi. Nell’omelia il Pontefice ha citato il Cantico delle Creature di San Francesco: “Altissimo, onnipotente, bon Signore Laudato sie cun tutte le tue creature”.

“Così inizia il Cantico di san Francesco – ha ricordato -. L’amore per tutta la creazione, per la sua armonia. Il Santo d’Assisi testimonia il rispetto per tutto ciò che Dio ha creato e che l’uomo è chiamato a custodire e proteggere, ma soprattutto testimonia il rispetto e l’amore per ogni essere umano”. “Dio ha creato il mondo perché sia luogo di crescita nell’armonia e nella pace – ha aggiunto il Pontefice -. L’armonia e la pace! Francesco è stato uomo di armonia e di pace”.

BASTA CONFLITTI  – Un nuovo forte appello di pace è stato lanciato da papa Francesco durante la sua messa ad Assisi. Il Papa ha invocato che “cessino i conflitti armati che insanguinano la terra”, che “tacciano le armi”, e si ascolti il “grido” di chi soffre e muore per il terrorismo e le guerre, specie in Siria, in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. “Rispettiamo ogni essere umano – ha detto il Papa -: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione”. “Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da san Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, nel mondo”, ha aggiunto.

PAPA: PREGHIAMO PER L’ITALIA, CHE OGNUNO LAVORI PER IL BENE COMUNE  – “Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide”. Così Papa Francesco a conclusione della messa ad Assisi nel giorno di San Francesco patrono d’Italia. Il premier Enrico Letta assiste alla messa. “Non posso dimenticare – ha detto il Papa – che oggi l`Italia celebra san Francesco quale suo Patrono. Lo esprime anche il tradizionale gesto dell`offerta dell`olio per la lampada votiva, che quest`anno spetta proprio alla Regione Umbria. Do gli auguri a tutti gli italiani nella persona del capo del Governo. Preghiamo per la Nazione italiana, perché ciascuno lavori sempre per il bene comune, guardando a ciò che unisce più che a ciò che divide”. “Faccio mia – ha proseguito il Papa argentino – la preghiera di san Francesco per Assisi, per l`Italia, per il mondo: ‘Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine, ma di ricordarti sempre della sovrabbondante pietà che in (questa città) hai mostrato, affinché sia sempre il luogo e la dimora di quelli che veramente ti conoscono e glorificano il tuo nome benedetto e gloriosissimo nei secoli dei secoli. Amen”.

Fonte: http://qn.quotidiano.net
4 ottobre 2013

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