Sabra e Shatila trentuno anni fa il massacro
Globalist
A Gerusalemme si incontrano i negoziatori israeliani e palestinesi. Nel giorno dell’anniversario del massacro in Libano, il silenzio sul diritto al ritorno è assordante.
Nel 31esimo anniversario del massacro di Sabra e Shatila,i team di negoziatori israeliani e palestinesi si sono incontrati oggi a Gerusalemme, per un nuovo meeting del rinnovato processo di pace. Pare si sia parlato di Valle del Giordano, su cui Israele intende mantenere una forte presenza militare, possibilità che Ramallah esclude.
Anche stavolta non si sa nulla dei contenuti dell’incontro, su cui pesa l’assenza di uno dei temi esclusi a priori dal dialogo: il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, colonna portante della lotta per la liberazione della Palestina, ma spesso dimenticata dalla leadership palestinese. Oggi a Gerusalemme era presente anche John Kerry, segretario di Stato americano che ha spiegato i motivi del silenzio stampa intorno al negoziato: l’unico modo per compiere scelte difficili.
Tra queste scelte pare non esserci il diritto al ritorno, sancito già nel 1948 dalla risoluzione Onu numero 194. E l’assordante silenzio oggi si fa ancora più duro: sono passati ormai trentuno anni dal massacro del 1982, dopo l’invasione israeliana del Libano, quando le milizie cristiane libanesi entrarono nei campi profughi di Sabra e Shatila a Beirut, sostenute dall’esercito israeliano che aveva circondato i campi. Una strage durata tre giorni, durante i quali persero la vita almeno 700 palestinesi. Ma testimoni oculari – tra cui Robert Fisk – parlarono di un numero più che doppio, 1.700, e la Croce Rossa ne stimò almeno 3.000: donne, bambini, anziani.
Il giorno precedente al massacro le truppe israeliane chiusero i campi. Alle 18 del 16 settembre le milizie cristiano-falangiste di Elie Hobeika invasero i due campi profughi, lasciando dietro di sé sangue e dolore. Uno dei peggiori massacri della storia, perpetrato contro vittime innocenti e disarmate.
A ricordare le vittime palestinesi è stato oggi il capo negoziatore palestinese, Saeb Erekat: “Nel 31esimo anniversario del massacro di Sabra e Shatila, cogliamo l’opportunità per ricordare le vittime e l’importanza di porre fine all’impunità per simili crimini. Trentuno anni dopo non c’è ancora giustizia per le vittime. I responsabili, tra cui l’allora ministro della Difesa Ariel Sharon hanno percorso carriere politiche di successo, un ulteriore insulto”.
Erekat ha chiuso con una promessa: “Mentre i negoziati proseguono, vogliamo garantire al nostro popolo, da Sabra e Shatila fino ad Yarmouk, che una soluzione della questione dei rifugiati nel rispetto del diritto internazionale e della risoluzione 194 sarà la pietra fondante qualsiasi accordo di pace”.
Fonte: http://www.globalist.it
16 settembre 2013