Bush in Africa, il Mend gli scrive per proporre una tregua


Massimo A. Alberizzi


Continua la visita del presidente americano. Aiuti alla Tanzania. Il movimento per l’emancipazione del delta del Niger chiede di aprire una trattativa.


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Bush in Africa, il Mend gli scrive per proporre una tregua

ADDIS ABEBA (Etiopia) – Continua la visita del presidente americano George W. Bush in Africa. Il capo della Casa Bianca da Dar Es Salaam, capitale economica della Tanzania, ha lanciato un monito allo Zimbabwe perché le elezioni presidenziali, previste per il 29 marzo, siano libere e regolari. «Lo Zimbabwe – ha detto Bush – merita un leader che rispetti i diritti umani.

AIUTI PER 698 MILIONI DI DI DOLLARI ALLA TANZANIA – E’ interesse non solo del suo popolo, ma anche di tutto il mondo». Poco prima aveva firmato con il presidente tanzaniano Jakaya Kikweteto l’accordo per un aiuto di 698 milioni di dollari per ridurre le povertà. Bush è arrivato in Africa sabato. Sabato dopo la sosta di qualche ora in Benin ha proseguito per la Tanzania. Prima di tornare a casa toccherà Ruanda, Ghana e Liberia. Il presidente americano intende così premiare i Paesi che hanno rispettato i principi democratici e le politiche economiche liberiste. Nonché finanziare la lotta all’Aids, alla malaria e alla tubercolosi. Su alcune cose ha trovato consensi, su altre invece profondo dissenso. Critiche gli sono state rivolte da Aminata Traorè, la scrittrice Maliana ex ministro della cultura del suo Paese, impegnata nella critica al processo di globalizzazione. 

LETTERA DEL MEND A BUSH PER PROPORRE UNA TREGUA – Proprio giocando sulla retorica del presidente Usa, che parla di impegno americano per espandere la democrazia e dare impulso allo sviluppo economico, uno dei gruppi impegnati nella democratizzazione della Nigeria, il Mend (Movement for the Emancipation of the Niger Delta, famoso per aver preso in ostaggio tra gli altri tre tecnici dell’Eni) gli ha inviato una lettera, anticipata via mail al Corriere della Sera. Il suo leader, noto con lo pseudonimo di Jomo Gbomo, dopo aver sottolineato che il Mend non è un gruppo dinamitardo (come invece viene definito dal governo nigeriano), anzi nella lotta al terrorismo si trova a fianco degli Stati Uniti, chiede la mediazione di Washington per trovare una soluzione ai problemi del Delta del Niger. La regione è ricchissima di petrolio ma le popolazioni che la abitano sono le più povere. I dirigenti del Paese, corrotti dalle multinazionali, la Shell, prima di tutto, ma poi anche le americane Chevron e Exxon Mobil, la francese Elf Total, e l’italiana Eni, sono ricchi fino all’inverosimile con conti all’estero da Paperon de’ Paperoni. Il Mend offre una tregua e propone un piano in 11 punti in cui si parla di democrazia e di risorse petrolifere gestite in modo trasparente (con la supervisione della Banca Mondiale) e chiede il rilascio di uno dei suoi dirigenti Henry Okah, arrestato in Angola ed estradato qualche giorno fa in Nigeria “dove è trattato in un modo disumano e torturato”, hanno scritto in un altro messaggio qualche giorno fa.

Fonte: Corriere.it

18 febbraio 2008 

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