Al via la campagna internazionale di Libera “Pace per il Messico, Mexico por la paz”
Libera
Non vuole essere soltanto uno slogan, ma un modo per far conoscere la situazione anche agli italiani, e un appello affinché all’espansione internazionale dei narcotrafficanti si risponda con un’azione di antimafia sociale internazionale e una cooperazione giudiziaria e investigativa efficace.
Visita il sito della campagna www.messicoxpace.it
Per aderire alla campagna contatta l’indirizzo campagna.messico@libera.it
Dal 2006 in Messico si viaggia alla media di 53 morti al giorno, 1620 al mese, 19.442 all’anno per un totale di 136.100 persone uccise di cui 116mila collegati alla guerra con la criminalità organizzata, 20 mila per delinquenza comune; circa l’80% dei comuni del Messico sono sotto scacco della criminalità organizzata. Dal 2006 sono stati uccisi 56 giornalisti(49 uomini e 7 donne) mentre 16 sono quelli scomparsi Dal 2006 al 2010 sono 1685 i ragazzi da 0 a 14 anni uccisi nella lotta dal crimine organizzato, di cui 354 quelli minori di un anno di età mentre sono circa 30mila i bambini che collaborano con i gruppi criminali in varie forme. Sono dieci i cartelli della droga (Los Arellano Félix, Cártel del Pacifico Sur, Los Zetas, Cártel de Sinaloa, Carrillo Fuentes, Cártel del Golfo, Familia Michoacana, Caballeros Templarios, Cártel de Jalisco – Nueva Generación, Facción de “La Barbie”) tra alleanze e divisione, che operano in Messico, e che si spartiscono uno dei commerci più floridi del mondo. Cocaina in primis, ma anche marijuana, anfetamina, ketamina e da un paio d’anni eroina. “Messico, la guerra invisibile: le cifre, le storie e gli affari dei cartelli dei narcotrafficanti” è il titolo del dossier di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie presentato da don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera, Tonio dell’Olio, responsabile Libera International e Carlos Cruz, pandilerros ora uno dei piu’ famosi “educatore di strada” del suo Paese, e presidente della associazione Cauce Ciudadano.
Messico paese di stragi, di omicidi, di barbarie inaudite. Paese di criminalità organizzata, di cartelli di narcotrafficanti,di giornalisti sequestrati e uccisi. C’è corruzione nella polizia, c’è corruzione nell’esercito e davanti tutto questo il potere politico preferisce negare l’evidenza, nascondere, occultare. Non è più il Messico della musica, dell’allegria, delle antiche culture Maya e Azteca e della tequila. E’ un paese in guerra. Una guerra orrenda ed invisibile- denuncia Libera- che ha provocato una mattanza che dal 2006 a oggi ha contato 53 morti al giorno, 1620 al mese, 19.442 all’anno per un totale di 136.100 persone uccise di cui 116mila collegati alla guerra con la criminalità organizzata, 20 mila per delinquenza comune. Secondo il quotidiano messicano Excelsior, che ha avuto accesso agli archivi segreti della polizia, si registra secondo le inchieste della Polizia, tra gennaio 2008 e dicembre 2011 che le persone sparite senza lasciare una minima traccia sono circa 15mila, e si parla solo di quelle sparizioni denunciate alle Forze dell’Ordine.
Cifre da brividi che oscurano finanche quelle del conflitto afghano, un bilancio che 2006 a oggi, secondo i dati delle Nazioni Unite, è pari a circa 13mila vittime. Un rapporto uno a dieci. In Messico muore chi indaga, chi combatte e chi tradisce, chi si ribella alle estorsioni, chi denuncia, chi non paga i riscatti per gli ostaggi sequestrati. Il connubio tra narcos e potere politico è tale che il cittadino messicano è indifeso di fronte alla violenza. Milioni di messicani,le cui forme,e spesso aspettative di vita sono costrette a cambiare radicalmente per convivere con,o sfuggire dalle bande, dai cartelli, dalla guerra, dall’insicurezza cronica, dalla inefficacia o spesso collusione delle forze dell’ordine. In Messico si combattono molte guerre. Tutte silenziose. La prima oppone i cartelli avversari, la seconda interna alle bande per la supremazia del territorio e degli affari; la terza è contro lo Stato e il suo potere corrotto. E ancora quella contro la Polizia, contro i testimoni, i civili inermi, i giornalisti. Sono dieci i cartelli dei narcotrafficanti, tra alleanze e divisione, che operano in Messico, e che si spartiscono uno dei commerci più floridi del mondo. Cocaina in primis, ma anche marijuana, anfetamina, ketamina e da un paio d’anni eroina. In ballo un tesoro di circa 280miliardi di dollari da produrre, gestire e trasferire dove viene richiesto e pagato. Nel 2012- si legge nel dossier di Libera- l’80% dei comuni del Messico sono sotto scacco della criminalità organizzata, nel 2008 la percentuale si assestava al 63%. Come noto i gruppi criminali stabiliscono la loro base operativa nei comuni dove posso controllare e dominare con maggior facilità il territorio. Fare i giornalisti in Messico è un mestiere pericoloso, è un esame per la vita e e per la morte. Secondo la Relazione sulla libertà di opinione e di espressione delle Nazioni Unite, il Messico è considerato il quinto paese più pericoloso per praticare il giornalismo nel mondo e il primo in tutto il continente americano. Dal 2006 sono stati uccisi 56 giornalisti(49 uomini e 7 donne) a cui si aggiungono 16 giornalisti scomparsi e un numero non quantificabile di giornalisti sfollati e obbligati all’esilio con la minaccia. Il 62% lavorava presso la carta stampata, il 17,2 in radio e 13,7 giornali on line.
Il Messico si caratterizza per essere un paese di origine, di transito, di destinazione e di ritorno di migranti. Si stima che solo negli ultimi sei anni sono entrati nel Messico circa 990 mila migranti senza documenti, mentre in un solo anno la cifra delle persone migranti sequestrate potrebbe arrivare a quota 22mila. E sono i bambini le principali vittime della mattanza denunciata da Libera: dal 2006 al 2010 sono 1685 i ragazzi da 0 a 14 anni uccisi nella lotta dal crimine organizzato, di cui ben 354 bambini minori di un anno di età; 30mila i bambini che collaborano con i gruppi criminali in varie forme (dal traffico della droga a, fino al sequestro di persone, dall’estorsione, contrabbando alla tratta degli esseri umani, prostituzione infantile, addestramento di sicari paramilitari). Attualmente in Messico sette milioni di giovani tra i 15 e 29 anni definiti con disprezzo “ninis”, non hanno la possibilità di accedere allo studio e al mondo del lavoro. Il compenso per chi spara e uccide è di mille pesos(60 euro), Ciudad Juárez è considerata la città più pericolosa e aggressiva al mondo, poco meno di un milione e mezzo di persone, oltre 9mila sicari.
E tutto questo ha un riflesso anche per il nostro paese: sono ormai documentati i rapporti tra i cartelli dei narcos messicani e clan della ‘ndrangheta. In particolar modo con uno dei principali cartelli: Los Zetas. La ‘ndrangheta è un partner perfetto: la sua rete capillare per smerciare la droga, garantisce sbocchi sicuri e piazze redditizie. I legami sono stati dimostrati da due operazioni della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria: nel 2008 con l’Operazione Solare, sono state arrestate 166 persone tra Italia, Messico e Stati Uniti che ha permesso di smantellare una rete che aveva come obiettivo di introdurre coca in Italia attraverso il porto di Gioia Tauro e dopo tre anni operazione Crimine 3 che ha documentato nei dettagli il patto tra ndrangheta e Los Zetas.
In occasione del dossier Libera lancia la campagna internazionale “Pace per il Messico – México por la Paz”, www.messicoxpace.it, che non vuole essere soltanto uno slogan, ma un modo per far conoscere la situazione anche agli italiani, per chiedere al governo messicano e alla comunità internazionale di attivarsi per dar vita e sostenere iniziative di prevenzione,politiche sociali ed educative che, insieme a un’informazione d’inchiesta e alla forza della memoria che abbiamo sperimentato anche nel nostro Paese, possono costituire la rete di un’antimafia sociale che in Italia e altrove non manca di offrire un contributo all’affermazione della legalità democratica e di raggiungere qualche risultato. Pace per il Messico – México por la paz” è soprattutto un appello affinché all’espansione internazionale dei narcotrafficanti si risponda con un’azione di antimafia sociale internazionale e una cooperazione giudiziaria e investigativa efficace.
Chiediamo che sia il governo federale ad attivare un patto nazionale affinché tutte le forze sociali, politiche ed economiche trovino un accordo per bloccare il coinvolgimento nelle reti della criminalità organizzata, promuovendo lo stato di diritto che cerchi la riconciliazione, la soluzione pacifica del conflitto messicano e la costruzione di una pace che assicuri giustizia alle famiglie delle vittime e dignità per tutto il popolo messicano. Solo in questo modo sarà possibile verificare che il governo messicano non sta partecipando alla costruzione di una pax mafiosa, e che invece è impegnato a costruire una pace duratura che riduca i danni subiti dalla popolazione civile, e che affronti la lotta alla criminalità organizzata con sistemi di intelligence più avanzati, con lo smantellamento delle basi operative e finanziarie dei gruppi mafiosi, con la promozione di azioni di disarmo e smobilitazione delle fasce di popolazione coinvolte, lasciando spazio a una politica di sicurezza basata sull’etica, sulla prevenzione sociale della criminalità in un quadro che esalta la sicurezza umana e il rispetto dei diritti umani.
Chiediamo che le istituzioni italiane ed europee attivino tutti gli strumenti a loro disposizione nei confronti del nuovo governo messicano affinché si ponga fine alla spirale di morte e alla corruzione dilagante, tuteli i diritti umani, protegga le fasce più esposte alla violenza dei narcotrafficanti e applichi con efficacia tutte le convenzioni internazionali ratificate. Facciamo appello alle realtà associative italiane ed europee perché si facciano portavoce di quanto accade in Messico e promuovano azioni congiunte con le associazioni messicane che lottano per il rispetto dei diritti umani e contro la criminalità organizzata. Perché ci sia consapevolezza che quello che succede in Messico ha ripercussioni in Europa, e quello che succede in Europa ha ripercussioni in Messico.
Durante la campagna una delegazione di Libera, dal 22 aprile al 1 maggio 2013, si recherà in Messico per incontrare e intensificare il rapporto di collaborazione con realtà sociali e movimenti impegnati nella realtà messicana nella tutela dei diritti umani e della lotta al narcotraffico. Una delegazione dei familiari delle vittime delle mafie aderenti alla rete di Libera incontrerà i familiari di vittime della guerra al narcotraffico. Il viaggio sarà l’occasione per dare sostegno alle coraggiose realtà messicane che, già in consorzio con Libera, sono impegnate nella costruzione del Messico del futuro. Si approfondirà la conoscenza di realtà sociali attive nella rete ALAS. Da diversi anni Libera International ha lanciato in America Latina la rete ALAS – America Latina Alternativa Social – che riunisce 21 organizzazioni di base latinoamericane in Messico, Colombia, Ecuador, Honduras, Argentina, Brasile impegnate nella denuncia, nella proposta legisla tiva, nell’educazione alla legalità e nell’assistenza alle vittime.
Fonte: www.libera.it