Palestina all’Onu, parte la controffensiva israeliana


Emma Mancini - nena-news.globalist.it


Lieberman minaccia l’ANP di misure severe se si presenterà alle Nazioni Unite: “Vi faremo collassare”. E riunisce gli ambasciatori in Europa per organizzare pressioni sulla UE.


CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+
bandierapalestinaunesco

Che il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese non sia stringente priorità della comunità internazionale non è certo una novità. Ma questa volta i sostenitori della creazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est potrebbero archiviare un inatteso successo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. E Israele deve cautelarsi: per questo Tel Aviv sta sbattendo sul tavolo il potere di cui gode tra i governi occidentali, convinto che la miglior difesa sia l’attacco.

Ad annunciare la contromossa israeliana è stato un portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, che ha riferito al canale israeliano Channel 10 le intenzioni del ministro Avigdor Lieberman: assicurarsi il collasso finanziario dell’Autorità Palestinese nel caso prosegua nel tentativo di scardinare la porta delle Nazioni Unite.

Il 15 o il 29 novembre prossimi il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas dovrebbe presentarsi di nuovo al Palazzo di Vetro a New York con una richiesta più blanda: il riconoscimento della Palestina come membro osservatore (stesso status del Vaticano, per intenderci), ruolo finora svolto dall’OLP, Organizzazione per la Liberazione della Palestina. E i numeri danno ragione al governo di Ramallah: per strappare il sì dell’Assemblea è richiesta la maggioranza semplice e tra i 150 e i 170 Stati membri voterebbero a favore.

Un risultato lontano da quello che Abbas ha tentato di ottenere nel settembre 2011, quando la richiesta di riconoscimento della Palestina come Stato membro fu bocciata dal veto americano al Consiglio di Sicurezza. Ma che comunque permetterebbe al popolo palestinese di migliorare decisamente il proprio potere contrattuale: se l’Assemblea vota a favore, la Palestina potrebbe trascinare di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia i vertici dello Stato israeliano, con l’accusa di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Un rischio che Tel Aviv non può permettersi di correre.

“Il ministro degli Esteri Lieberman – ha annunciato ieri il portavoce Yigal Palmor – ha invitato i 27 ambasciatori israeliani in Europa a presentarsi ad un meeting d’emergenza a Vienna. Gli ambasciatori saranno chiamati a definire una strategia diplomatica volta a contrastare l’iniziativa palestinese”. Lieberman sarà a Vienna domani, nell’obiettivo di convincere l’Europa che la richiesta palestinese è da considerare un atto di guerra diplomatica contro Israele che metterebbe in discussione il processo di pace.

La contromossa israeliana appare piuttosto semplice e prevedibile: imporre severe misure – economiche e finanziarie – all’Autorità Palestinese, così da provocarne il collasso. Un’iniziativa che secondo Lieberman sarà abbracciata anche dagli Stati Uniti. È nota la dipendenza del governo di Ramallah dai finanziamenti esterni, senza i quali un’economia debole come quella palestinese non è in grado di sopravvivere.

“Se i palestinesi andranno all’Assemblea Generale con un’iniziativa unilaterale – ha detto il ministro israeliano – devono sapere che saranno soggetti a severe misure da parte israeliana e statunitense. Distruggeranno definitivamente il processo di pace. E prometto loro che li faremo collassare”.

Simile minaccia giunge anche dal presidente israeliano, Shimon Peres, che durante una conversazione telefonica di tre giorni fa avrebbe avvertito la controparte palestinese: secondo quanto riportato dal quotidiano Al-Hayat, Peres avrebbe minacciato Abbas di contromisure finanziarie perché non si presenti alle Nazioni Unite.

Ma l’Autorità Palestinese non sembra voler arretrare: lunedì Saeb Erekat, capo negoziatore palestinese, ha fatto sapere che il suo governo non intende arrendersi. Una dichiarazione che arriva dopo la gaffe di Abbas sul diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, che ha fatto infuriare l’opinione pubblica interna. Erekat ha parlato alla stampa dopo l’incontro che Abu Mazen ha avuto ad Amman lunedì con il presidente della Lega Araba, Nabil al-Arabi, per discutere della richiesta all’Onu.

La Lega Araba si riunirà al Cairo il 12 novembre per discutere la questione e mostrare solidarietà all’iniziativa palestinese: “È tempo che la Palestina ottenga tale riconoscimento dalle Nazioni Unite”, ha detto lunedì Arabi.

Fonte: http://nena-news.globalist.it
07 novembre 2012

CondividiShare on FacebookTweet about this on TwitterEmail to someoneGoogle+

Lascia un commento