Palestina: L’ultimo saluto ad Al-Hakim


Misna


“Continueremo la lotta fino alla liberazione della Palestina” cantavano ieri alcuni dei migliaia di partecipanti ai funerali di George Habash, riprendendo in parte il nome che lo stesso attivista palestinese aveva dato al movimento da lui creato nel 1967.


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Palestina: L'ultimo saluto ad Al-Hakim

“Continueremo la lotta fino alla liberazione della Palestina” cantavano ieri alcuni dei migliaia di partecipanti ai funerali di George Habash, riprendendo in parte il nome che lo stesso attivista palestinese aveva dato al movimento da lui creato nel 1967: Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). Prima di morire due giorni fa a causa di un infarto, Habash aveva legato il suo destino a quello del suo popolo, scegliendo di abbandonare gli agi di una vita che aveva comunque saputo ricostruirsi in Giordania dopo essere stato espulso insieme alla famiglia e a centinaia di migliaia di palestinesi dalle terre in cui per secoli avevano vissuto. Nato il 22 aprile 1967 in una ricca famiglia greco-ortodossa di Lydda (o Lod) – oggi in territorio israeliano ma a quel tempo terra palestinese sotto mandato inglese – Habash studiava medicina a Beirut quando cominciarono gli scontri che nel 1948 avrebbero portato alla nascita di Israele e alla diaspora palestinese nei paesi arabi confinanti. Seguendo i consigli della madre, il giovane George continuò gli studi fino alla laurea in Medicina – da qui l’appellativo "al-Hakim", il dottore – svolgendo poi la sua professione per cinque anni nei campi profughi in Giordania. Nel 1952 creò il Movimento dei nazionalisti arabi, di ispirazione nasseriana; poi, dopo la guerra dei sei giorni del 1967 – che dette agli israeliani il controllo della Cisgiordania con Gerusalemme, il Sinai egiziano, le alture del Golan siriano – Habash fondò il Fronte popolare per la liberazione della Palestina che divenne ben presto il secondo movimento della resistenza palestinese alle spalle di al-Fatah di Yasser Arafat. In quegli anni Habash visse tra Libano, Siria e Giordania: mantenendo una linea di rigore che non prevedeva concessioni a Israele, il Fplp organizzò dirottamenti di aerei con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulle sofferenze del popolo palestinese; nel 1970 quello più noto, tre aerei fatti poi esplodere nell’aeroporto di Amman. Erano comunque anni molto lontani da quelli recenti: Arafat e Habash, in modi diversi, riuscirono a trasformare la questione arabo-israeliana in questione palestinese. Il 1970 fu anche l’anno di ‘Settembre nero’ e della repressione dei movimenti palestinesi da parte di re Hussein di Giordania. Habash si rifugiò insieme a molti altri palestinesi in Libano e da lì, dopo l’invasione israeliana del 1982, a Damasco. Le strade del fondatore dello Fplp e di Arafat, spesso divergenti, si separarono in modo definitivo agli inizi del 1990 quando l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (guidata dal capo di al-Fatah) firmò gli accordi di Oslo che avrebbero portato alla stretta di mano a Camp David tra Arafat e l’allora primo ministro israeliano Ytzhak Rabin. Habash se ne dissociò; nel 2000, per motivi di salute, lasciò anche la guida dello Fplp affidandola a Abu Ali Mustafa ucciso dagli israeliani l’anno successivo in Cisgiordania. Dagli inizi del 1990, Habash era tornato a vivere ad Amman, dove è stato sepolto nel cimitero cristiano di Sahab.

Fonte: Misna

29 gennaio 2008

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