VIS a RIO+20: alla ricerca delle soluzioni intelligenti
Alessandra Tarquini - Vis
“Rio+20 mira a concordare una serie di misure intelligenti che possono eliminare la miseria, promuovendo al contempo posti di lavoro dignitosi, energia pulita e un uso più sostenibile ed equo delle risorse”. E una volta a RIO ho cercato queste argute vie di uscite, sagge indicazioni di percorso.
Il Summit va a chiudersi e dalla sala blogger, sfogliando le pagine del mio quaderno di appunti, ripercorro i 10 giorni di partecipazione, di incontri, di scambio idee. Scorro attraverso le foto alcuni dei volti dei 30mila delegati arrivati qui da tutto il mondo. Cerco di tirare le somme e dare anche un’idea a chi qui non c’era di quello che è stato. Del significato di questo incontro. In modo sintetico e spero significativo.
Quelli trascorsi sono stati 10 giorni intensi, ritmi di lavoro elevati, appesantiti dalla geografia del Summit: per raggiungere e partecipare agli incontri, ai social dialogues, ai side event impieghiamo ogni giorno circa due ore ad andare e poco di meno a tornare. “RioCentro” luogo delle attività, infatti, a dispetto del suo nome, non è situato al centro della città, ma in un’area raggiungibile solo dopo un lungo viaggio, superando Copacabana, finendo ai piedi della verde area di Tijuca, intravedendo dietro ai grandi alberghi alcune delle affollate favela brasiliane.
Dall’altra parte della città, invece, vicino al Parco du Flamenco, si svolge il Forum parallelo della Società Civile “forum dos povos”. Questa dislocazione – a tratti insostenibile – ha richiesto tenacia e pazienza per programmare l’agenda giornaliera in modo da alternare la presenza e partecipazione all’uno all’altro e avere una visione più completa del grande “movimento” presente qui a RIO+20: fatto di delegazioni istituzionali, di associazioni, organizzazioni non governative, rappresentanti di popoli indigeni, studiosi, esperti del mondo accademico e rappresentanti di aziende del mondo privato.
Prima di partire avevo annotato un’espressione usata nel sito delle Nazioni Unite dedicato al Summit e che avevo apprezzato per chiarezza e intenzionalità: “rio+20 mira a concordare una serie di misure intelligenti che possono eliminare la miseria, promuovendo al contempo posti di lavoro dignitosi, energia pulita e un uso più sostenibile ed equo delle risorse”.
E una volta a RIO ho cercato queste argute vie di uscite, sagge indicazioni di percorso. Gli spunti ricevuti qui in Brasile sono stati a dir poco numerosi, ma non tutti illuminanti come speravo. Ho apprezzato il lavoro di squadra fatto dal gruppo delle ong di tutto il mondo per difendere il richiamo ai diritti umani nel documento finale del Summit, gli interventi dei rappresentanti dei piccoli agricoltori e dei popoli indigeni, così come l’invocazione da parte delle associazioni dei pescatori di un maggiore investimento da parte dei governi per la formazione della loro categoria. Interessante il forte richiamo di Vandana Shiva all’uso corretto delle parole. Un esempio per tutti: l’urgenza di definire il concetto di “green economy” e porre fine a questo gioco di associazioni di significati più disparati, a seconda dell’interesse da tutelare.
Senza dubbio interessante è stato il punto di vista espresso da Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano da sempre dalla parte dei più poveri e in prima linea nella campagna per i beni comuni in Italia, e di Leonardo Boff, teologo della liberazione, ascoltati in uno degli incontri al Forum Dos Povos.
L’analisi di Padre Alex convince e parte dalla assunzione che la crisi che stiamo affrontando ancora prima di essere “una crisi finanziaria”, “economica”, è una crisi antropologica che riguarda le donne e gli uomini di questo pianeta rei di aver dimenticato che la terra è titolare di diritti. Alla base di tutto vi è una crisi valoriale, culturale alla quale si può far fronte solo ricorrendo a un impegno comune che nasce dal basso in grado di inchiodare la politica alle sue responsabilità nella gestione dei beni comuni. Ai disastri naturali, alle politiche scellerate che non rispettano i quattro elementi – TERRA, ARIA, ENERGIA, ACQUA – le comunità locali devono rispondere riappropriandosi dei propri spazi, della nostra vita.
Dato per assodato che ciò che ha provocato l’attuale grave crisi non potrà risolverla, la sfida è di andare al cuore del sistema e Boff propone una ricetta fatta di quattro valori (RISPETTO verso gli altri e verso l’universo, la PROTEZIONE e CURA degli altri e del pianeta, la RESPONSABILITA’ Universale, la SOLIDARIETA’ e COOPERAZIONE) e altrettante virtù (OSPITALITA’, CONVIVENZA, CONVIVIALITA’, TOLLERANZA).
Secondo l’analisi di Boff lo scenario, seppur drammatico, può cambiare a condizione di stringere una nuova relazione con la terra e che ognuno abbia il coraggio di attraversare questa criticità profonda e andare verso il futuro più sostenibile, equo, giusto.
Riscopro saggezza e intelligenza in questo pensiero di due uomini. Un pensiero che pone limpidamente la persona al centro – di una comunità e delle criticità/opportunità del tempo che stiamo vivendo – e le affida il compito di promuovere uno sviluppo autenticamente sostenibile per ogni uomo e donna e ogni altro essere vivente e elemento della natura su questa terra..
Un saluto da RIO
Alessandra Tarquini
Responsabile Comunicazione
VIS