Amnesty: “Deferire subito la Siria alla Corte penale, imporre l’embargo sulle armi”


Giorgio Beretta - unimondo.org


Si fa sempre più brutale la sanguinosa repressione in atto da mesi da parte del regime del presidente Bashar al-Assad contro la rivolta popolare…


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Amnesty: "Deferire subito la Siria alla Corte penale, imporre l’embargo sulle armi"

Si fa sempre più brutale la sanguinosa repressione in atto da mesi da parte del regime del presidente Bashar al-Assad contro la rivolta popolare: secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio con sede nel Regno Unito, ieri i morti accertati ammontano ad almeno 69, oltre la metà dei quali erano civili.

Ieri le autorità di Damasco hanno annunciato il rilascio di 1.180 manifestanti arrestati. “Difficile non vedere in questa decisione, che fa seguito alla liberazione di altri 553 prigionieri il 5 novembre scorso, un tentativo di incrinare la determinazione dei ministri della Lega Araba che domani dovrebbero decidere se confermare la sospensione della Siria” – commenta l’inviato di Rainew24 da Beirut. Damasco aveva anche chiesto che a discutere la situazione fosse un vertice dei capi di Stato della Lega, ma i Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) si sono detti contrari. Gli Stati Uniti invitano la Lega a mandare un altro “forte messaggio” ad Assad, perché avvii il processo di transizione democratico e ponga fine alle violenze “contro il suo stesso popolo”.

Lo scorso 12 novembre, con 18 voti favorevoli su 22, la Lega Araba la deciso di sospendere la Siria, con effetto a partire dal 16 novembre, se il governo di Damasco continuerà a non applicare il piano d'azione concordato a livello regionale il 30 ottobre. Nonostante il piano preveda, tra l'altro, "la fine di tutti gli atti di violenza, da ogni parte" e "il rilascio di tutte le persone detenute a causa degli eventi in corso", e nonostante il 2 novembre il governo di Damasco si sia impegnato a ritirare le sue truppe dalle città assediate, a rilasciare i prigionieri (553 dei quali effettivamente scarcerati) e ad avviare un dialogo con l'opposizione, da allora le forze di sicurezza siriane hanno ucciso oltre 100 persone, per lo più manifestanti non armati o persone che meramente assistevano alle proteste. Gli arresti di manifestanti vanno avanti su scala quotidiana – afferma Amnesty International in un comunicato diffuso ieri.

"La decisione della Lega araba è segnale evidente che le gravi violazioni dei diritti umani in Siria non sono accettabili e devono essere fermate, ma è anche un monito al Consiglio di sicurezza, affinché sviluppi finalmente una reazione internazionale alla crisi dei diritti umani in atto nel paese mediorientale" – ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International.
Amnesty International continua a chiedere al Consiglio di sicurezza di deferire la situazione della Siria alla Corte Penale Internazionaleimporre un embargo sulle armi e congelare i beni patrimoniali all'estero del presidente Bashar al-Assad e dei suoi principali collaboratori.

Un embargo a cui anche l'Italia dovrebbe rispondere visto che – come ha ampiamente documentato Unimondo – sui carri armati T72 di fabbricazione sovietica sono da anni installati i sistemi di puntamento e di controllo del tiro TURMS-T: un sistema di terza generazione “especially developed for the fire control modernisation/upgrade of Russian origin T-family tanks” – spiega il sito di Selex Galileo, ex Galileo Avionica, una controllata di Finmeccanica. La commessa di Damasco per 500 sistemi di derivazione TURMS prodotti dalla allora Officine Galileo destinati all’aggiornamento dei carro armati T72 di fabbricazione sovietica del valore iniziale di 229 milioni di dollari (oltre 400 miliardi di lire) risale al 1998 (si veda qui) ma è continuata fino al 2009 quando il Governo Berlusconi ha autorizzato la consegna di 286 parti di ricambio e 600 ore di assistenza tecnica per “sistemi di derivazioni TURMS”.

Da marzo, oltre 3000 persone sarebbero state uccise, molte delle quali durante le proteste e nel corso di operazioni delle forze di sicurezza in aree residenziali. Oltre 100 detenuti sono morti in carcere, nella maggior parte dei casi a seguito delle torture subite. Le persone arrestate sono migliaia. Secondo Amnesty International, le violazioni dei diritti umani commesse in questo periodo comprendono crimini contro l'umanità. 
Non si hanno più notizie, nel frattempo, di due attivisti di Aleppo, scomparsi dalle proprie abitazioni ad Aleppo il 2 novembre.

Mohamed Bachir Arab e Amned Omar Azoz, due degli organizzatori delle proteste pacifiche nella città, potrebbero trovarsi in detenzione segreta ed essere sottoposti a torture, come già successo ad altri attivisti improvvisamente spariti nel nulla. Mohamed Bachir Arab, un medico, era entrato in clandestinità sei mesi fa dopo che le forze di sicurezza avevano fatto irruzione nella sua abitazione e portato via il suo computer. Nel 2004 aveva trascorso 11 mesi in carcere per aver organizzato manifestazioni all'Università di Aleppo. Anche Ahmed Omar Azoz era in clandestinità, da mese di ottobre, dopo che le forze di sicurezza si erano presentate alla sua abitazione chiedendo notizie sul suo conto.

Amnesty International ha chiesto alle autorità siriane di fornire immediatamente informazioni sulla loro situazione e, se in stato d'arresto, di consentire loro di mettersi in contatto con le famiglie e gli avvocati.

Fonte: Unimondo.org

16 novembre 2011

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