La marcia Perugia-Assisi: una boccata d’aria pura
Uno dei 200.000 in marcia
Perugia-Assisi 2011. Io c’ero… La poetica testimonianza di Adriano.
La marcia verso Assisi e' come un respiro. Come quelli che ti accolgono in alta montagna quando vedi secendere la sera e le cime sono pinnacoli e arcobaleni stagliati contro il creato. E' una boccata d'aria pura la Perugia Assisi.
Ogni volta, tutte le volte.
Non ha importanza la sua storia, gli obiettivi che pure condividi, le tattiche, la marcia cominci ad inseguirla sul web mesi prima, tenti di individuarne la data anzitempo, fai salti mortali per appiccicare un giorno di ferie alla domenica.
Non hai piu' vent'anni, questo lo sai, le diciotto ore di pullman cominciano a pesare e i chilometri consumano suola e cerotti di cui peraltro hai fatto scorte da grossista all'hard discount.
Quello che non cambia mai è lo stupore. Lo stupore di ritrovarti insieme a cosi' tanta gente, tanta che ogni volta ti sembrano essere sempre qualcuno di piu'.
Che altro? La bellezza degli sguardi, la sensazione di vivere nelle parole di Langer, piu' lento, piu' dolce, piu' profondo. E ancora la tenerezza dei sorrisi dei tanti amici sparsi in giro che ritrovi senza appuntamento davanti a una coda per l'acqua, per il bagno, a un tavolino di una onlus.
Poi lungo la strada entrano a far parte di te anche i gesti usuali, i simboli, i deja-vu: come i panini arrotolati in carta argentea che si sgretolano sfioriti anzitempo per il troppo caldo o le bottigliette d'acqua buttate giu a gargarozzo.
Infine la sorpresa, te la ritrovi, all'improvviso davanti: Assisi, quasi una città invisibile, una citta di Italo Calvino della quale gia' sai che non potrai calpestarne le strade e le piazze.
Il solito tentativo di individuare il parcheggio dei pulman ogni volta sempre più lontano e sempre piu' nascosto ti allontana dal cuore del mondo.
Che importa? Lo avevi già messo nel conto.
La Perugia Assisi è cosi' è un alba e un tramonto allo stesso tempo, è fragranza di pane fresco e azzurro fumo di comignoli. E' una poesia di Ada Merini, che ti spiega di essere nata il ventuno a primavera, e' una boccata di aria fresca nello status quo dell'esistente, e' una calda estate. Forse di attese e di speranze. Calda, torrida che si rifiuta di morire.
Adriano Arlenghi