Diritti Umani: "2008 anno dell’azione, non della commemorazione"


Mauro Sarti


La marcia Perugia-Assisi, il difficile rapporto con l’informazione, la nascita di una rete di educazione alla pace nelle scuole. Poi, nei giorni scorsi, l’assassinio della leader pakistana Benazir Bhutto, la recente moratoria sulla pena di morte, il ruolo decisivo delle giovani generazioni. Grazia Bellini, coordinatrice nazionale


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Diritti Umani: "2008 anno dell'azione, non della commemorazione"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La marcia Perugia-Assisi, il difficile rapporto con l’informazione, la nascita di una rete di educazione alla pace nelle scuole. Poi, nei giorni scorsi, il dolore per l’assassinio della leader pakistana Benazir Bhutto, la recente moratoria sulla pena di morte, il ruolo importante delle giovani generazioni. Grazia Bellini, coordinatrice nazionale – assieme a Flavio Lotti – della Tavola della pace, si guarda indietro. E vede un 2007 pieno di fatti nuovi, di risultati raggiunti e di tanti d’impegni da rispettare. Lungo il filo rosso dell’anno dei diritti umani, della difficile costruzione della pace, dell’apertura di un nuovo dialogo tra le tante anime che compongono l’universo pacifista italiano: “O la volontà di pace riesce ad articolarsi, a diventare pensiero diffuso, oppure non avrà mai spazi di concretezza: resterà soltanto il sogno di pochi…”.

Che anno è stato il 2007?

E’ stato un anno importante per la Tavola della pace: dalla marcia Perugia-Assisi alla settimana che l’ha preceduta, ai tanti appuntamenti che abbiamo messo in piedi in tutti questi mesi. Abbiamo avuto l’occasione di verificare la nostra forza, e di essere sempre più un interlocutore pressante per la politica italiana. Un dialogo aperto che però deve trovare concretezza nelle pratiche del governo.

Quali gli obiettivi della Tavola?

Se penso al nostro interno, ora dobbiamo trovare un modo per costruire in maniera più collettiva i pensieri, per dialogare di più, per confrontarci… Ci sono iniziative da decidere insieme, decisioni da prendere. Ad esempio sul tema dei diritti umani il campo d’azione si sta ampliando e serve un pensiero condiviso. E’ necessario che ci muoviamo in questa direzione, individuando luoghi di sintesi e dandoci il tempo necessario per costruire nuovi momenti di decisione. Se riusciamo a fare questo anche la nostra interlocuzione politica sarà più efficace e incisiva nei confronti dei governi, e della politica internazionale.

Risultati raggiunti?
Sono stati tanti i risultati raggiunti in questo anno. Certo, per me è stato molto importante che sia stato firmato un piano con il ministro dell’Istruzione Fioroni sul tema dell’educazione alla pace: ne è nata un’importante rete con le scuole italiane che ha reso vivo tutto il progetto, che io seguo come protocollo del Coordinamento degli enti locali per la pace. Durante questo anno abbiamo incontrato tantissime realtà che hanno lavorato insieme per questo, oltre a promuovere iniziative autonome.

Duecentomila persone alla marcia Perugia Assisi: che segno ha lasciato?

La Marcia e la settimana di dibattito che l’ha preceduta sono stati quest’anno molto incisivi. Io penso che questo sia stato possibile soprattutto perché il ragionamento che è stato fatto nel 2007 intorno alla pace è stato molto articolato. Nello stesso modo dobbiamo muoverci per il 2008: non deve essere un anno di commemorazione, ma un anno di azione, di iniziative concrete sui diritti umani.

Il ruolo dell’informazione…

L’informazione, i media, hanno un ruolo molto importante per raggiungere questi obiettivi. Quest’anno abbiamo fatto tante iniziative significative in questo senso. E tutto è collegato al tema dei diritti: un’informazione corretta e diffusa rende il nostro progetto ancora più attuabile, sia per quanto riguarda la politica interna, che per quella internazionale.

La costruzione della pace è anche una fatto di vita quotidiana, di vita vissuta giorno per giorno.
La pace c’interroga nella vita di tutti i giorni, e questo è una fatto che è molto chiaro, ad esempio, al Coordinamento degli enti locali per la pace e i diritti umani… Per questo serve fare un discorso sulla ferialità, in aggiunta alle occasioni straordinarie. Un discorso che interessa molto i giovani, che sono sempre legati all’oggi: per fare spazio alle loro proposte, alle loro idee, perché possano intervenire con il loro pensiero sulle decisioni. L’Onu dei giovani che si è tenuta a Terni durante la Settimana della pace, prima della Marcia, è stata un’interessante esperienza in questo senso. L’apertura di nuove opportunità di cittadinanza, di partecipazione.

Se pensa al 2008?
C’è ancora tanto lavoro da fare: tante pietre sono state messe, i sentieri sono indicati e tante ricchezze sono arrivate da questo anno di lavoro. E’ un buon momento, anche se i fatti di questi giorni, con l’assassinio di Benazir Bhutto, ci fanno piombare nuovamente nel dolore. Un avvenimento gravissimo, che ci mette ancora di più davanti all’urgenza della necessità di un accordo internazionale che sia in grado di interpretare il quadro generale. Per fare in modo che la politica estera dei paesi venga meglio coordinata. In positivo però…

In positivo?
Importante il risultato raggiunto all’Onu con la moratoria sulla pena di morte. Il governo italiano si è mosso per coordinare un pensiero, per raggiungere un consenso comune. L’Italia aveva proposto questa moratoria, e ha raccolto consenso. Ha curato il percorso per arrivare a una votazione e a una decisione, coinvolgendo il maggior numero possibile di governi: questo è stato un fatto molto importante, un obiettivo di pace che è stato raggiunto.

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