Legge elettorale. Arriva il referendum che divide


La redazione


Depositati in Cassazione i quesiti per il ritorno al “Mattarellum”. Bipolarismo in gioco nei referendum sulla legge elettorale.


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Legge elettorale. Arriva il referendum che divide

ROMA – Contro il "Porcellum", arriva il referendum "pro-Mattarellum" di Parisi, Veltroni e Castagnetti. I due quesiti per abrogare il sistema in vigore a liste bloccate e ripristinare i collegi uninominali sono stati depositati in Cassazione, e incassano il sostegno di Sel e Idv.

Arturo Parisi, Stefano Ceccanti e Salvatore Vassallo sono formalmente i «padri» dei quesiti arrivati oggi al Palazzaccio, ma dietro le quinte dell'iniziativa referendaria ci sono l'ex segretario del Pd Veltroni e la presidente del partito Rosy Bindi. L'iniziativa, spiega Veltroni, vuol essere un pungolo sul Parlamento affinché vari una riforma in senso «bipolarista e maggioritario».

Per i promotori, il referendum è l'ultima occasione per affossare il Porcellum. La raccolta delle firme, però, inizierà da subito, e l'Idv sarà della partita: «Bisogna cominciare nelle prossime ore, dal fine settimana, perché siamo in zona Cesarini», spiega il leader dell'Idv Antonio Di Pietro, che, sciolti gli ultimi dubbi, ha deciso di fare asse con Veltroni per tornare alla legge che porta il nome dell'ex deputato Ppi Sergio Mattarella. Di Pietro si presenta tra i referendari indossando i panni del nemico giurato sia della proporzionale, sia delle liste bloccate previste dal porcellum. «Chiedere il voto al buio per poi fare accordi nelle segrete stanze del palazzo – dice – è un'idea che abbiamo sempre aborrito. Per questo, bisogna cambiare l'attuale legge elettorale che mette in mano alle segreterie di partito la scelta dei candidati e degli Scilipoti di turno».

A sorpresa è arrivato anche il sostegno del partito di Nichi Vendola: tentati inizialmente dal referendum per il ritorno alla proporzionale, quelli di Sinistra e Libertà si sono convinti a schierarsi per il mattarellum, che non mette in crisi il bipolarismo ed è più adeguato a sostenere la candidatura di Vendola come leader della coalizione di centrosinistra.

«Vogliamo evitare che il Parlamento sia nominato per la terza volta dai capipartito», dice Arturo Parisi, il padre dell'Ulivo che è tra i promotori dell'iniziativa. «Berlusconi ha detto che la porcata, quella è e quella rimane. Noi siamo qui per dire che non ce ne siamo fatta una ragione». E allora bisogna muoversi fin d'ora, sostiene l'ex ministro della Difesa, perché «il calendario parla da solo, siamo all'ultima occasione prima della fine della legislatura per proporre un referendum».

Per bloccare il referendum «c'è un solo modo: l'approvazione da parte del Parlamento di una nuova legge elettorale», ribadisce Veltroni, sottolineando la funzione di "pistola puntata" sulle Camere dei quesiti presentati in Cassazione. «Il valore del collegio uninominale – sottolinea l'ex sindaco di Roma – consiste nel ridare stabilità ai governi e al bipolarismo: più il candidato è espressione della volontà dei cittadini e più la coalizione è forte».

Nemico giurato del referendum pro-Mattarellum è Stefano Passigli, promotore del referendum rivale, quello per il ritorno alla proporzionale. Secondo Passigli, il referendum sostenuto da Veltroni è "deleterio" e va fermato. Se il pro-Mattarellum passasse, sostiene, «confermerebbe l'attuale legge, con la sostituzione delle liste bloccate con i collegi, che sono esattamente la stessa minestra che nessuno di noi vuole più mangiare dopo che in questi 20 anni la qualità della classe politica è crollata».

Fonte: il Messaggero

12 luglio 2011

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Bipolarismo in gioco nei referendum sulla legge elettorale
di Roberto D'Alimonte

Prima o poi la riforma elettorale si farà. È questione di tempo. Non sappiamo il come e il quando ma si farà. Oggi non è possibile prevederne i contenuti ma le due iniziative referendarie discusse in questi giorni aiutano a capire i termini della questione. Da una parte ci sono i proporzionalisti. La loro bandiera è l'abolizione del premio di maggioranza e il voto di preferenza. Dall'altra ci sono i maggioritari. La loro bandiera è il collegio uninominale. Entrambi sono dei nostalgici del tempo che fu. I primi sognano il ritorno ad un regime politico in cui erano i partiti a fare i governi in Parlamento e non gli elettori nelle urne. Gli altri vorrebbero preservare il bipolarismo ma senza premio di maggioranza, come era ai tempi della legge Mattarella.

Il referendum proposto dai proporzionalisti, discusso su questo giornale da Enrico De Mita il 28 giugno, mira a cambiare l'attuale legge elettorale eliminando il premio di maggioranza, aumentando al 4% la soglia minima di voti per ottenere seggi e ripristinando il voto di preferenza. Secondo numerosi costituzionalisti è dubbio che i quesiti vengano ammessi. Si vedrà. Quello che invece si può dire fin da ora è che questo referendum rappresenta l'ennesimo tentativo di farla finita con il bipolarismo. Naturalmente i suoi sostenitori non dicono questo. Se il loro progetto andrà avanti ci diranno che il bipolarismo è ormai talmente radicato nella psiche degli italiani che sopravviverà anche con un sistema proporzionale. Anzi, ci diranno che sarà un bipolarismo più maturo. È una tesi che non sta né in cielo né in terra. Bipolarismo e proporzionale non possono convivere senza grandi partiti. Da noi non ci sono. Né verranno creati grazie alla proporzionale. Anzi, avverrà esattamente il contrario. Meglio sarebbe invece che i sostenitori del sistema proporzionale difendessero apertamente l'idea che l'Italia non è matura per una competizione bipolare. Lo pensano ma non lo dicono. E invece sarebbe molto utile un confronto alla luce del sole sui meriti e demeriti di modelli diversi di democrazia. Chi scrive pensa che sia più adatto all'Italia di oggi un sistema in cui ci sia meno rappresentatività e più responsabilità. Più accountability per essere precisi. Ma ci sono argomenti che possono essere fatti valere per sostenere il contrario. Sentiamoli.

Accanto ai nostalgici della proporzionale ci sono i nostalgici del collegio uninominale. Anche loro vogliono un referendum. Servirebbe a resuscitare il sistema elettorale con cui si è votato dal 1994 al 2001 e cioè la legge Mattarella. A differenza dei primi i sostenitori di questo referendum sono bipolaristi veri. I loro argomenti sono stati presentati sulle pagine di questo giornale da Francesco Clementi (si veda Il Sole 24 Ore del 3 luglio). Mentre il ritorno al proporzionale rappresenta un rischio per il paese, il ritorno del collegio uninominale potrebbe essere una cosa buona. Il collegio uninominale presenta due grandi vantaggi. Dà agli elettori la possibilità di scegliere effettivamente gli eletti consentendo di uscire dallo spiacevole dilemma tra lista bloccata e voto di preferenza. In più favorisce un assetto bipolare della competizione e quindi alternanza e responsabilità dei governi davanti agli elettori. Il problema però è che non è facile far funzionare bene un sistema maggioritario uninominale in un contesto dove ci sono tanti partiti. Su questo punto l'esperienza accumulata durante la fase 1994-2001 è molto istruttiva. Ci si può riprovare ma senza farsi troppe illusioni.

Per questo è bene che i sostenitori del maggioritario preparino una soluzione di back up, perché i proporzionalisti non molleranno facilmente. E certamente tra i due litiganti spunteranno i "tedeschi". Il modello tedesco, o una sua variante, è il vero obiettivo di chi vuole cancellare il premio di maggioranza e quindi tornare al tempo in cui la formazione del governo non era necessariamente l'esito del voto. Da questo punto di vista l'introduzione del sistema in vigore in Germania o in Nuova Zelanda, servirebbe a tornare al parlamentarismo della Prima Repubblica, con l'aggravante che allora c'erano due grandi partiti e oggi no. Nelle attuali condizioni di destrutturazione della rappresentanza il rischio è che invece di finire a Berlino si finisca a Weimar.

LE PROPOSTE

I «proporzionalisti»
Un gruppo di intellettuali, imprenditori ed ex parlamentari vicini al centrosinistra, capitanati dall'ex senatore dei Ds Stefano Passigli, sono i promotori del referendum per cancellare il «porcellum», la legge elettorale in vigore: i quattro quesiti proposti fanno svanire le liste bloccate preconfezionate dai partiti, eliminano il premio di maggioranza, fissano uno sbarramento al 4% e vietano l'indicazione sulla scheda del candidato premier

I «maggioritari»
Nel Pd ha preso piede l'idea di un ritorno alla precedente legge elettorale (il cosiddetto «Mattarellum») attraverso un referendum abrogativo dell'attuale sistema di voto. Un quesito abroga tout court la legge Calderoli, permettendo la "reviviscenza" del Mattarellum; l'altro interviene sui vari articoli del Porcellum tornando così alla precedente legge. Domani i quesiti verranno depositati in Cassazione

Fonte: IlSole24Ore

10 luglio 2011

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