Da Assisi all’Onu, la (lunga) strada della pace attraverso la giustizia


Corriere.it


I bambini da tutta Italia e i ragazzi del «Cantiere dei Giovani Costruttori di Pace» sono stati i protagonisti della marcia di Assisi in occasione della Giornata Mondiale della Pace


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Platone, nella Repubblica, come strumento per realizzare la pace individuava, assieme alla giustizia, l’educazione (paideia). Sono trascorsi secoli e non si discosta di molto chi oggi, giorno dopo giorno, lotta per la pace partendo dalla cultura e dalla educazione.

L’abbiamo visto sabato scorso, 21 settembre, primo giorno d’autunno e anche Giornata Mondiale della Pace, quando a sfilare davanti a tutti nella marcia di Assisi c’erano 500 bambini, arrivati da tutta Italia in rappresentanza della «Rete delle scuole per la pace».

Poi il testimone è passato ad altri giovani, quaranta in tutto tra i 18 e i 30 anni, che sono/saranno i protagonisti del «Cantiere dei Giovani Costruttori di Pace», un percorso di alta formazione-ricerca-azione della durata di un anno, promosso dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace assieme al Centro per i Diritti Umani dell’Università di Padova, che li porterà ad organizzare la prossima Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità che si terrà il 12 ottobre 2025.

Arrivano da tutta Italia, sono ragazze e ragazzi dinamici, attivi, impegnati nei loro territori, nell’associazionismo. Ed è stando in mezzo a loro che si può capire quanto sia forte la domanda, il desiderio, di un mondo diverso. I 40 sono stati selezionati tra 240 che avevano partecipato a un bando Erasmus plus.

Sono uno spaccato straordinario delle nuove generazioni attive e responsabili. Alle quali bisogna dare spazio e voce. Il punto di partenza del loro lavoro sono stati l’enciclica Fratelli Tutti di Papa Francesco e l’analisi del Patto per il futuro che, domenica 22 settembre è stato approvato dalle Nazioni Unite durante il Summit del Futuro convocato dal Segretario generale dell’Onu «per costruire un’alleanza con tutte le donne e gli uomini che, dentro e fuori le istituzioni, lavorano incessantemente per difendere e costruire la pace nel mondo».

Oggi celebriamo la pace con le canzoni, si pensi a Imagine di John Lennon, diventato il brano della pace per i pacifisti di tutto il mondo ma anche a O How I Long for Peace di Peggy Seeger che recita «Quanto desidero la pace / tra i popoli e le nazioni / Come desidero fermare il saccheggio / delle meraviglie del creato / Quanto desidero la pace».

Si può fare un salto nel tempo e pensare a come lo fecero gli antichi greci, che collocarono nell’agorà di Atene nel 371 a.C. la statua forse più celebre di Irene, Eirene, il nome della dea che personificava la pace. Come il germanico «Frida» e gli ebraici «Salomè» e «Salomone», che derivano da shalom, che in ebraico significa appunto pace ed è un saluto bellissimo. Ma Eirene, pace, viene dall’accadico aranu, che in ebraico diventa Aron: cioè arca, alleanza, la volontà collettiva di non oltrepassare il limite. E poi c’è la nostra parola pace che deriva invece dal latino pax – pacis e significa riposarsi, essere in pace, pacificato. Due etimologie che ci portano sulla medesima strada: evitare i conflitti e mettere mente e spirito in uno stato di serenità.

 

di Paola D’Amico

Corriere della Sera – BUONE NOTIZIE

23 settembre 2024

 

 

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