Clima emergenza globale


L'Osservatore Romano


La Terra invia segnali inequivocabili. È tempo di decisioni non più rinviabili


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Il mondo dovrebbe prepararsi ad affrontare ondate di caldo sempre più intense. È l’avvertimento che giunge dall’Onu mentre nell’emisfero settentrionale le temperature in questi giorni stanno raggiungendo livelli da record. Checché ne dicano i negazionisti del cambiamento climatico, quelli che «è estate e d’estate fa caldo» e che le notizie sul clima sono solo terrorismo mediatico, la Terra ci sta parlando — in realtà lo sta facendo da tempo — indicandoci drammaticamente verso quale direzione ci stiamo dirigendo. E a suo modo ci sollecita anche a cambiare in fretta la rotta, prima che sia troppo tardi.

Prolungate ondate di caldo ed estesi periodi di siccità si alternano con maggiore frequenza ad altri fenomeni atmosferici estremi, con piogge alluvionali, tifoni e uragani dagli effetti sempre più devastanti, con vittime e danni ingentissimi. Fino a che punto vogliamo spingerci? Anzi, la vera domanda è: siamo davvero talmente folli da voler testare quali livelli riusciremo a sopportare prima che la situazione diventi insostenibile e, soprattutto, irrecuperabile? Più che accettare una scommessa rischiosissima, dovremmo renderci conto che c’è sempre meno tempo per agire, per fermare questa deriva autodistruttiva.

Oggi l’unica vera globalizzazione in atto è quella del clima. Il cambiamento climatico è infatti problema planetario. Non ci sono confini. E proprio in questa globalizzazione risiede la speranza di salvare il pianeta in cui viviamo. Perché da una situazione come questa, che ormai non risparmia nessuno, se ne può uscire solo insieme. E se è vero, come ha sostenuto ieri Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, in un’intervista a «Repubblica», che in un mondo diviso da nazionalismi e da interessi contrastanti «è troppo dire che la distensione passa per il clima, perché le tensioni commerciali restano», è anche vero che «però sul cambiamento climatico c’è identità di vedute» anche tra Paesi che pure sembrano frenare per tutelare i loro interessi.

Ed è su questa convergenza che bisogna puntare e spingere perché i prossimi appuntamenti internazionali, a partire dalla Cop28 di Dubai, segnino davvero un’inversione di rotta nelle politiche energetiche. Tenendo conto anche di un altro aspetto sottolineato da Stiglitz nell’intervista: contrariamente a quanti sostengono che gli investimenti per l’ambiente, dalle energie rinnovabili agli interventi idrogeologici, comporterebbero costi eccessivi pesando smisuratamente sul debito pubblico e con ricadute negative sulle future generazioni, «gli investimenti fatti oggi avranno una valenza enorme per i nostri figli e nipoti nella misura in cui saranno loro risparmiati alluvioni, siccità, incendi, tempeste, uragani, ondate di calore. Un valore che mi sembra ben superiore, e lo è anche in termini economici. Una catastrofe ha bisogno di anni per recuperare, spese infinite, perdite umane. Tutto questo non ha prezzo, non solo: ha un preciso valore economico».

di Gaetano Vallini

Fonte: Osservatore Romano

19 luglio 2023

 

 

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