Stati genarali della conoscenza al via


FLC CGIL


Il 17 e 18 maggio si terranno a Roma gli Stati generali della conoscenza, promossi da un ampio schieramento di organizzazioni sociali e di associazioni degli insegnanti, degli studenti e dei precari della conoscenza.


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Stati genarali della conoscenza al via

Si concretizza il tal modo l’Appello sottoscritto da personalità del mondo della cultura e delle associazioni, nonché da due premi Nobel, lanciato a novembre scorso.
Sulla base del documento di base degli Stati Generali, aperto a ulteriori adesioni, i promotori si impegnano a realizzare un percorso condiviso, con l’obiettivo di definire proposte di rilancio e di innovazione dei sistemi di istruzione, formazione e ricerca.
E’ un appuntamento importante realizzato da soggetti sociali che, nella complessità e ricchezza delle differenze, si uniscono per chiedere ai decisori politici di interrompere la lunga stagione di tagli sui settori della conoscenza, di riconoscere la centralità della conoscenza per garantire partecipazione e democrazia e promuovere un modello di sviluppo equo e sostenibile.
Rimettere al centro delle scelte del paese il diritto al sapere ed al lavoro è prioritario per restituire fiducia e costruire un paese migliore di quello che abbiamo trovato.

ADI, AIMC, ARCI, ARCI RAGAZZI, AUSER, CGD, CGIL, CIDI, EDAFORUM, FLC CGIL, FNISM, LEGAMBIENTE, LEGAMBIENTE Scuola e Formazione, LIBERA, LINK Coordinamento Universitario, MCE, MSAC, PROTEO Fare Sapere, RETE DEGLI STUDENTI, RETE DELLA CONOSCENZA, RETE 29 APRILE, TAVOLA DELLA PACE, UNIONE DEGLI STUDENTI, UDU

 

STATI GENERALI DELLA CONOSCENZA
Documento

C’è oggi nel nostro Paese, in dimensioni decisamente maggiori rispetto agli altri paesi, una vera e propria emergenza educativa,sociale, culturale e occupazionale che riguarda i giovani e il loro futuro. Lavoro, sapere e diritti devono tornare al centro delle scelte strategiche per restituire fiducia e futuro al paese.
Nei prossimi dieci anni l’Unione europea è impegnata a raggiungere alcuni obiettivi essenziali: triplicare gli investimenti nella ricerca, raggiungere il 40% dei laureati nella fascia di età 30-34 anni, dimezzare la dispersione scolastica e migliorare gli esiti di apprendimento, raddoppiare il numero degli adulti in formazione, raggiungere il 33% di bambini nei servizi educativi per l’infanzia.
Fino ad oggi il nostro paese non ha superato il gap negli investimenti in conoscenza che lo divide dai paesi più sviluppati e non ha realizzato riforme utili a innalzare i livelli di inclusione e la qualità dei sistemi della conoscenza. Si è così prodotto un epocale disinvestimento, economico e politico, nei sistemi di istruzione,formazione e ricerca che acuisce la divisione dei cittadini sulla base delle disponibilità economiche, dell’appartenenza sociale, culturale, etnica e territoriale.
In questo quadro i sistemi pubblici rischiano di assumere una funzione residuale: istruzione e formazione pubblica per coloro che non possono permettersi percorsi di qualità a pagamento e ricercatori costretti a trovare occupazione all’estero. Tutto ciò sta allontanando l’Italia da quei paesi che, con lungimiranza, considerano, invece, la conoscenza l’elemento su cui puntare per uscire dalla crisi.
E’ necessario arrestare questa china, aumentando gli investimenti in istruzione, formazione e ricerca, adeguandoli velocemente agli standard europei. Il sapere è, infatti, volano decisivo per affermare un nuovo modello di sviluppo, alternativo alle logiche neo liberiste fino ad oggi egemoni. Siamo sottoposti a una sollecitazione cognitiva inedita: la straordinaria crescita delle conoscenze e la velocità del loro continuo cambiamento implicano una profonda rivisitazione dei sistemi della conoscenza e una profonda riconversione dei sistemi produttivi. Oggi, infatti, le prospettive di sviluppo si giocano sull’attivazione di un circolo virtuoso tra potenziamento della ricerca, innalzamento dei livelli di istruzione e formazione della popolazione, riposizionamento dei sistemi produttivi in direzione dell’innovazione, della qualità e della sostenibilità. Istruzione, formazione e ricerca assumono,quindi, un ruolo decisivo all’interno di un moderno concetto di cittadinanza e di programmazione economica e, in questa prospettiva, il lavoro cognitivo riacquista senso, dignità e valore.
I valori fondamentali della Costituzione devono guidare le necessarie riforme dei sistemi della conoscenza: il sapere come diritto essenziale per l’esercizio della cittadinanza attiva, la scuola pubblica come fattore primario di inclusione e di mobilità sociale, la libertà di insegnamento e di ricerca, la laicità sono i punti di riferimento delle trasformazioni da realizzare.
La conoscenza, in quanto bene comune, deve costituire la base del progetto di rinnovamento sociale e di ricostruzione democratica ed etica del nostro Paese. Occorre fare spazio alle nuove generazioni ed è necessaria la “ripubblicizzazione” dei sistemi della conoscenza. Ripubblicizzazione intesa come riappropriazione collettiva dei processi formativi e come nuova assunzione condivisa di responsabilità da parte dell’intera comunità e di tutti i soggetti che vivono la scuola, l’Università e gli enti di ricerca.
Democrazia, partecipazione, rispetto della persona, delle differenze e comprensione dell’altro sono valori che vanno riaffermati e trasmessi alle future generazioni, per costruire “un mondo migliore di quello che abbiamo trovato”. Per questo occorre ridefinire finalità, ruolo e funzioni dei sistemi pubblici della conoscenza, attualizzandone la funzione sociale nell’ottica della costruzione di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla solidarietà e giustizia e sulla sostenibilità ambientale.
Il ruolo delle istituzioni della conoscenza oggi si gioca sul terreno della cittadinanza, sulla capacità cioè di formare persone in grado di governare la propria vita, educando ai valori condivisi, alla legalità ed alla consapevolezza dei propri diritti. E’ dunque compito prioritario dei processi educativi, da un lato, formare mentalità critiche, capaci di risolvere problemi, abituando al dubbio, all’imprevisto, alla curiosità; dall’altro, educare ad un pensiero razionale e scientifico, individuando i saperi di cittadinanza indispensabili per vivere, lavorare, continuare a studiare.
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Ne deriva che è necessario: 1. sapere di più e meglio in ogni fase della vita; 2. ripensare al sapere che serve; 3. riorganizzare profondamente i percorsi di istruzione, formazione e ricerca ed i sistemi di valutazione ad essi collegati. L’apprendimento permanente, inteso come capacità ed effettiva possibilità di apprendere lungo tutto il corso della vita, deve costituire la strategia delle trasformazioni dei sistemi formativi del nostro paese. E’ indispensabile, pertanto, garantire l’effettiva possibilità di partecipare, in tutte le età ad attività formative (lifelong learning) rispondenti all’insieme delle esigenze di vita delle persone (lifewide learning).
Occorre costruire un nuovo sistema di welfare universale in grado di assicurare sia il diritto allo studio e l'accesso ai saperi, rimuovendo le disuguaglianze economiche e sociali di partenza, sia la continuità del reddito come fondamento dell'autonomia sociale per il superamento della precarietà lavorativa ed esistenziale delle giovani generazioni. Occorre, perciò: 1. definire i livelli essenziali delle prestazioni, non riducibili a standard minimi di servizio; 2. garantire l'accesso ai saperi su tutto il territorio nazionale, all'interno e all'esterno dei luoghi formali della formazione; 3. individuare strumenti universali di welfare che promuovano opportunità, scelte, spazi di cittadinanza, autodeterminazione e libertà, superando gli attuali modelli di tipo prevalentemente familistico e risarcitorio.
Il superamento di ogni forma di precarietà è presupposto per la reale garanzia della libertà di insegnamento e di ricerca ed è fattore decisivo per la qualità dei sistemi, unitamente all’autonomia sociale, alle retribuzioni adeguate e alla certezza dei diritti del lavoro. La conoscenza è strumento fondamentale per la crescita personale, il superamento delle disuguaglianze e la qualificazione del modello di sviluppo del paese.
Ridare futuro, speranza e fiducia al paese (come indica l’ultimo Rapporto Censis) è la priorità. La conoscenza è lo strumento per farlo.
Sulla base di questo Documento, i soggetti firmatari, a partire dalla complessità e dalla ricchezza delle proprie differenze, si impegnano ad aprire un dibattito pubblico verso gli Stati Generali della conoscenza. Si costituisce, pertanto, il Comitato promotore per gli Stati Generali della Conoscenza che, facendo forza sulla parte viva del paese e sui giovani scesi in piazza per difendere il loro futuro, rimane aperto ad adesioni e contributi alla discussione da parte di realtà associative, esperienze di movimento ed iniziative pubbliche, con l’obiettivo di definire    proposte di rilancio e innovazione dei sistemi di istruzione, formazione e ricerca.

Fonte: FLC CGIL Ufficio di Segreteria 

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