Afghanistan: è allarme violazioni dei diritti delle donne
Michela Perathoner
Dati che non lasciano margine per giustificazioni, statistiche che presentano un quadro drammatico: oltre il 50 per cento di donne subisce violenze fisiche, il 17 per cento violenze sessuali.
Violazioni dei diritti delle donne: è allarme in Afghanistan, dove ong locali e internazionali denunciano una nuova proposta di legge del Governo che peggiorerà la già drammatica situazione di donne e bambine nel Paese. Dati che non lasciano margine per giustificazioni, statistiche che presentano un quadro drammatico: oltre il 50 per cento di donne subisce violenze fisiche, il 17 per cento violenze sessuali. In oltre metá dei matrimoni la moglie ha meno di 16 anni, e in circa il 70 o 80 per cento dei casi si tratta di unioni combinate, ovvero senza il consenso della donna, ragazza o bambina. Secondo studi e analisi, quasi la metà delle incarcerazioni femminili riguardano casi di “crimini morali”, ovvero adulterio o fuga da casa, pur non rappresentando quest’ultima un crimine né secondo la legge afghana, né secondo la Sharia.
Violenze, discriminazioni, scarso accesso alla giustizia e all’educazione: la situazione delle donne in Afghanistan è da anni al centro di dibattiti internazionali e di rapporti e raccomandazioni formulati da parte delle organizzazioni umanitarie, ma poco o niente è cambiato dalla caduta dei talebani ad oggi in relazione ai diritti in questione. La lista delle ong e organizzazioni internazionali che si dedicano alla tematica della giustizia al femminile è lunga, ma altrettanto lungo è l’elenco di casi di impunità e di storie di donne giovani e meno giovani i cui diritti vengono quotidianamente violati.
Come dichiarato in un rapporto di Human Rights Watch, la tutela del mondo femminile era una delle ragioni enunciate dagli Stati Uniti e i suoi alleati all’epoca dell’invasione. Ma il decimo anniversario dall’arrivo delle truppe, oltre a non presentare alla popolazione di un Paese- ad oggi devastato e in guerra- un saldo assetto istituzionale e giuridico, dimostra che milioni di euro spesi sono serviti a poco anche in questo settore. “Dopo la caduta dei talebani tutti volevano venire e lavorare per i diritti delle donne”, dichiarava Shinkai Karokhail, membro del Parlamento il 4 giugno 2009, “erano orgogliosi di dire che si trovavano qui per aiutare le donne afghane. Passo dopo passo tutto ciò è sparito. Forse la comunità internazionale, vedendo che c’erano due o tre donne in Parlamento, pensò che tutto fosse risolto, che avessimo ottenuto i nostri diritti. (…) Siamo state dimenticate”.
E ora, con la segnalazione di un nuovo allarme da parte delle organizzazioni non governative che segnala ulteriori rischi per i diritti delle donne, la situazione appare più drammatica che mai. Come denunciato dalle ong afghana Humanitarian Assistance for Women and Children e Women for Afghan women, una nuova legge prevedrebbe il passaggio della gestione dei rifugi per le vittime di abusi e violenza, creati negli ultimi da ong afghane e internazionali, al Ministero per gli affari delle donne. Passando, secondo quanto dichiarato, ad essere affidate a personale estraneo, o addirittura ostile, alla cultura dei diritti delle donne. “Il Presidente (Karzai) ha nominato due commissioni: una per monitorare i rifugi, composta tutta da persone non impegnate per i diritti delle donne”, spiega Selay Ghaffar, operatrice afghana, “l’altra per risolvere la questione dei rifugi sotto la guida della Corte suprema, anche in questo caso formata da persone convinte – che una donna che lascia la casa non é una buona donna -”.
Secondo Selay Ghaffar vi sarebbero, inoltre, tentativi del Governo e di alcune ambasciate di legalizzare la giustizia informale, quella delle Jirga, le assemblee tribali degli anziani, “dove una donna diviene sempre vittima di sentenze come la lapidazione”. “Il Governo afghano afferma che prendere in gestione i rifugi comporterà un miglioramento dal punto di vista della sostenibilità dei finanziamenti, ma il vero obiettivo è chiaro”, denuncia anche Rachel Reid, ricercatrice di Human Rights Watch per l’Afghanistan. “Il Governo é sempre più dominato da conservatori ostili all’idea stessa dei rifugi, perché concedono alle donne un certo grado di autonomia e di tutela da mariti e famiglie che abusano di loro”.
Secondo l’organizzazione per la tutela dei diritti umani il Governo dovrebbe sostenere piuttosto che controllare il lavoro dei rifugi, garantendo alle donne che in molti casi scappano da situazioni di violenza domestica la possibilità di individuare spazi sicuri e protetti. L’esistenza di rifugi per donne e ragazze in un Paese come l’Afghanistan è essenziale: la violenza nei confronti del genere femminile, inclusa quella domestica e sessuale, rappresenta uno dei principali problemi dal punto di vista della tutela dei diritti umani. Come ribadito da Human Rights Watch in una recente presa di posizione, i matrimoni combinati di bambine e la violenza e gli abusi tra le mura di casa rappresentano fenomeni socialmente accettati e rendono necessario l’intervento della comunità internazionale.
Fonte: Unimondo.org
19 febbraio 2011