San Ferdinando, ancora un morto nella nuova tendopoli
Il Fatto Quotidiano
E’ accaduto nel nuovo insediamento gestito prima dal Comune e poi dalla “Caritas”, dove i braccianti possono accedere solo attraverso un badge e dei controlli. La vecchia baraccopoli era stata chiusa il 6 marzo, dopo la terza vittima nel giro di un anno. Il rogo è partito da un angolo di una tenda dove erano posizionati alcuni cavi elettrici
Anche dopo lo sgombero avvenuto quindici giorni fa dopo la terza vittima nel giro di un anno, continuano a morire i migranti a San Ferdinando. Ancora un incendio, ancora un morto. Ma questa volta all’interno della tendopoli “ufficiale”, gestita prima dal Comune e poi dalla “Caritas”, dove i migranti possono accedere solo attraverso un badge e dei controlli.
Ancora non è stato comunicato il nome del lavoratore stagionale deceduto, ma si sa che l’incendio è partito da un angolo di una tenda dove erano posizionati alcuni cavi elettrici. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme prima che il rogo interessasse altre tende. Una di queste, però (quella da cui è divampato l’incendio) è andata distrutta carbonizzando uno dei migranti che stava dormendo all’interno.
La nuova tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli smantellata il 6 marzo con un dispiegamento di quasi di mille uomini tra forze di polizia ed esercito. Realizzata dalla Protezione civile con i fondi della Regione e dotata di servizi igienici e corrente elettrica, nei giorni successivi allo sgombero la nuova tendopoli ha accolto tutti quei migranti che non sono stati trasferiti nei Cas e negli ex Sprar. Sono circa 840, infatti, i lavoratori stagionali che la prefettura ha trasferito nella struttura gestita dalla Caritas.
In mattinata il prefetto Michele Di Bari ha convocato una riunione tecnica di coordinamento con le forze dell’ordine e, subito dopo, incontrerà i giornalisti presso il Comune di San Ferdinando.
“Speravamo di non dover più raccontare episodi come questi ma purtroppo è accaduto ancora”, ha commentato il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi. “Le cause del rogo, che ha interessato una tenda, non sono ancora chiare – ha spiegato il primo cittadino – e sono al lavoro i vigili del fuoco e la polizia Scientifica. Ora siamo in attesa di capire come sono andati i fatti. Certo è che è accaduto quello che non doveva accadere”.
La vecchia baraccopoli di San Ferdinando, che si trovava a poche centinaia di metri dalla tendopoli gestita dal Comune, è stata definitivamente abbattuta il 6 marzo scorso dopo che, in un anno, si erano registrate tre vittime a causa di incendi. Era stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini, dopo l’ultimo rogo del 16 febbraio, ad annunciare che la vecchia struttura sarebbe stata abbattuta.
Nell’occasione aveva perso la vita un 29enne senegalese, Moussa Ba. In precedenza, il 27 gennaio 2018, era morta Becky Moses, 26enne nigeriana, mentre il 2 dicembre 2018 Surawa Jaith era morto pochi giorni prima del suo 18mo compleanno.
Nelle scorse settimane, il Viminale ha stanziato 350mila euro per il Comune di San Ferdinando per la gestione della fase post-sgombero e per ripristinare il decoro urbano e garantire “idonee condizioni di vivibilità sul territorio”.
Il Fatto Quotidiano
22 marzo 2019