Paolo Ruffini nominato prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede


amelia rossi


In questa intervista con Vatican News, la prima dopo la sua nomina, il nuovo prefetto muove la sua riflessione proprio da questa scelta di Papa Francesco.


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RuffiniPapa

Alessandro Gisotti – Città del Vaticano

Ha destato ampia eco la nomina del giornalista Paolo Ruffini a prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Giornalista di grande esperienza, Ruffini è il primo laico a guidare un dicastero vaticano. In questa intervista con Vatican News, la prima dopo la sua nomina, il nuovo prefetto muove la sua riflessione proprio da questa scelta di Papa Francesco.

La sua nomina ha destato molta sorpresa, la prima volta di un laico, sposato, alla guida di un dicastero della Curia romana. Cosa rappresenta per lei?

R. – Sono stato io il primo a essere sorpreso della chiamata del Papa. E come ho detto, ho piena consapevolezza di come un compito così grande sia anche misura e ammonimento costante della mia personale piccolezza, che solo può confidare nella Grazia di Dio. Quando a conclusione del Giubileo – insieme a Lucio Brunelli – ho intervistato il Santo Padre, ricordo una sua risposta a una nostra domanda sulla Chiesa: “La Chiesa come istituzione la facciamo noi, ognuno di noi. La comunità siamo noi”. Era ed è una chiamata anche ai laici, perché non si sottraggano alle loro responsabilità, al loro essere Chiesa, e ai ruoli che nella vita la Chiesa può chiederci di ricoprire. Credo che questo sia ciò che il Papa chiede a ognuno di noi e ha chiesto in questo caso a me. Una chiamata alla quale si può rispondere solo confidando, come dice San Paolo, che è nella debolezza che si manifesta pienamente la forza.
Qual è il suo bilancio degli anni a Tv2000 e a Radio InBlu?

R.- I bilanci non fotografano mai bene le cose vive, che si muovono, camminano. Gli anni a Tv2000 e ad InBlu sono stati per me un cammino bellissimo, entusiasmante, fatto con persone straordinarie. Ma non è un cammino che si interrompe. E’ un processo che sono anzi certo continuerà veloce. C’è sempre più bisogno di condividere il bene in un mondo dove la comunicazione è troppo spesso fondata su ciò che bello non è.
Toccherà a lei portare a termine la riforma della comunicazione vaticana avviata dal Papa con il motu proprio del 27 giugno 2015…
R. – Le riforme non sono mai fatte da una persona soltanto. Non sono – come ha scritto il Papa – un problema di organigrammi, quanto l’acquisizione di uno spirito di servizio. Le riforme sono un camminare insieme che richiede ascolto, inclusione e il coinvolgimento di tutti. Per questo serve la disponibilità a cambiare. E la consapevolezza di quanto grande, e bello, sia il contenuto di quel che comunichiamo agli uomini e alle donne del nostro tempo. E’ questa la sfida a cui ci chiama la Chiesa. E questa è la strada sulla quale dovremo tutti, io per primo, andare avanti.  Come ha detto il Papa, non bisogna avere paura di questa parola, riforma. Riforma “non è imbiancare un po’ le cose, ma organizzarle in altro modo”. E questo è quel che ci chiede il Papa.

VaticanNews

6 luglio 2018

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