Basi e depositi di bombe. Italia “ripostiglio nucleare”


Umberto De Giovannangeli - L'Unità


L’Italia rischia di trasformarsi nel “ripostiglio nucleare” della Nato in Europa. Fonti a Bruxelles confermano quanto rivelato da Unità. Alle interrogazioni parlamentari il Governo “risponde” con il silenzio…


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Basi e depositi di bombe. Italia “ripostiglio nucleare”

Le interrogazioni parlamentari non incrinano il “Muro del silenzio” innalzato dal Governo italiano attorno ad una questione scottante. Esplosiva. L’Italia come “magazzino nucleare” della Nato. Le interrogazioni presentate sia alla Camera che al Senato da parlamentari del Pd partono dalla denuncia de l’Unità: un recente rapporto sulle armi nucleari non strategiche ha rivelato che la Nato ha intenzione di concentrare le sue armi nucleari in pochi siti e tra questi viene indicata la base di Aviano. I parlamentari Democratici hanno chiesto al Governo di riferire in Aula. La risposta del titolare della Difesa, Ignazio La Russa, tarda a manifestarsi. “Sono allarmato poiché nella riunione dei ministri della Difesa del 14 ottobre è stata approvata una direttiva Nato secondo cui l’Alleanza atlantica manterrà un arsenale nucleare in Europa e sembra che la maggior parte delle armi atomiche venga stoccata in Italia”, rimarca Ignazio Marino, firmatario insieme ad altri 32 senatori dell’interrogazione parlamentare. Il silenzio di La Russa è tanto più inquietante alla luce di quanto accertato da l’Unità: la disponibilità italiana è sul tavolo, “non è ancora stata ufficializzata ma c’è”, conferma una fonte autorevole a Bruxelles. Così come viene confermato quanto anticipato da l’Unità: nella discussione sullo spostamento in Italia di altre armi atomiche è entrato il mantenimento da parte dell’Italia dell’attuale Comando interforze Nato che ha sede a Napoli.

LA RIUNIONE DI LISBONA

Sia pure in via ufficiosa, della questione si è parlato nella riunione di capi di Stato e di Governo dei Paesi membri della Nato svoltasi il 19 novembre scorso a Lisbona. In quella sede, rivela la fonte a l’Unità, l’Italia non ha fatto sua la richiesta avanzata da altri Paesi – Germania, Olanda, Lussemburgo, Norvegia e Belgio – perché il tema della ridislocazione delle armi nucleari fosse affrontata in via ufficiale dal vertice. Secondo stime al ribasso citate nel rapporto U.S. non strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental Nato debate si parlerebbe di 70-90 testate in Italia, ad Aviano e a Ghedi-Torre: si tratterebbe di bombe B-61 con una potenza che va da 45 a 70 kiloton (13 volte maggiore della bomba di Hiroshima). Settanta-novanta testate. Un numero impressionante che sembra destinato a salire. A salire nonostante la mozione firmata da tutti i gruppi parlamentari il 3 giugno 2010 alla Camera con la quale si impegnava il Governo “ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l’opportunità di addivenire – tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati – ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione”. “Al Presidente Berlusconi e ai Ministri Frattini e La Russa. Vi chiediamo urgentemente di opporvi al piano della Nato di trasferire le armi nucleari americane attualmente in Europa e in Italia, e d’intraprendere i passi necessari per il graduale smantellamento degli armamenti nucleari nei siti di Aviano e Ghedi”: è il testo di una petizione urgente da inviare al governo italiano ideata da Avaaz.org, la comunità virtuale nata nel 2007 con la missione di “organizzare i cittadini di tutte le nazioni per chiudere la distanza fra il mondo che abbiamo e il mondo che la maggior parte delle persone ovunque vorrebbero”.

UN PAESE MILITARIZZATO

Il rischio, sempre più immanente, di essere il “magazzino nucleare” europeo della Nato ridà spessore politico e stringente attualità al dibattito sulla presenza in Italia di basi e centri militari Usa e Nato. Stando ad un “censimento” fatto dalla rivista Carta, risulta che le installazioni statunitensi in Italia siano 113, dislocate praticamente su tutto il territorio nazionale. Il censimento è del 2003, e d’allora ad oggi, a quanto risulta a l’Unità le istallazioni sarebbero salite a 119. Un rapporto del Pentagono permette di radiografare nei dettagli la presenza Usa in Italia: 2010 sono gli edifici posseduti dalle forze armate statunitensi nel nostro Paese; 115 gli edifici affittati dagli americani: 1.784.000 mq la superficie totale degli edifici posseduti in affitto; 15.550 i militari Usa presenti in Italia; 4.600 sono i civili Usa che lavorano nelle basi.

Fonte: l'Unità

24 novembre 2010

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